"FORZA, SCUOLA!" - (Ottobre 2018)

      Caro Collega, chiamarti Ministro – e, per giunta, del mio amato Ministero – mi sa un po’ di lecchinaggio, il che non è da persone serie. Preferisco considerarti giovin collega; così, essendo entrambi dirigenti (io ex) amministrativi di grandi entità scolastiche territoriali, sono certo della tua conoscenza delle necessità pedagogiche, dei meccanismi burocratici e del tatto necessario alla bisogna.
      Ho subito pensato a te, proveniente dal mondo sportivo, per il bene della scuola. Io ero un semplice perfetto burocrate. Sarai oberato di grane per concorsi, assunzioni, stipendi, vaccini, eccetera, ma, ti prego, metti in prima linea la qualità dell’insegnamento, cominciando da una virtù che si nomina poco: l’onestà. La scuola dovrebbe formare bravi cittadini e, per bravi, intendo soprattutto onesti. Purtroppo, noi italiani non siamo famosi nel mondo per tale virtù ed è colpa nostra o, meglio, della nostra scuola, che così educò gli attuali genitori e noi nonni e bisnonni.
      A ciò si aggiunga la crescente rilassatezza culturale. Non parlo della conoscenza, che cresce sempre più, esclusivamente rivolta al mondo tecnologico, finanziario, materiale ed altro. Penso alla cultura che fa crescere l’individuo, che lo rende onesto. Onesto, secondo un dizionario etimologico, “dicesi di colui che è alieno da tutte quelle azioni o parole, che sono contrarie al dovere e all’onore”. Ma noi italiani vogliamo essere così? O vogliamo solo che lo siano gli altri?
      Un mezzo che serviva a formare veri cittadini si sta velocemente affievolendo: è la conoscenza del pensiero degli uomini del passato fautori di nobili ideali, delle loro azioni, della storia dei loro tempi. Due grandi del secolo scorso dicevano che un popolo che non conosce la sua storia non ha futuro; i giovani d’oggi, leggendo questa frase, ci ridono sopra pensando allo sviluppo di 4.0 e della robotica. I tuoi predecessori del recente passato hanno provveduto a smantellare lo studio della storia, della filosofia (soprattutto), dei classici, per dare spazio ad altre forme istruttive, utilissime nel breve spazio, ma indifferenti di fronte al compito di formare cittadini onesti.
      Caro collega, vengo al tuo campo: lo sport è una materia che, più di altre, può insegnare ad essere onesti. Qualche esempio. Quando ero ragazzotto, all’osteria del mio paese si giocava al Diavolo (gioco del Quindici, nell’elenco dei giochi proibiti); chi superava il quindici era fuori gara e se ne doveva andare subito, di sua iniziativa. C’erano lanci e rilanci coll’aumento di piatto (non era denaro, ma solo punti e a chi vinceva spettava immancabilmente un "preferito"). Chi si ritirava, pensando che l’avversario non bluffasse e perdendo quanto puntato, non pensava minimamente di controllare le carte dell’altro, che non fossero oltre il quindici. L’onestà in quel gioco (proibito) era assoluta. Non era sport, ma era comunque gioco. Ma nel campetto comunale giocavamo anche a calcio sempre senza arbitro; non esisteva il fuorigioco e dei falli di mano, di fuori linea, di calcio d'angolo ognuno si accusava da solo, senza farla lunga. Oggi vedo partite fra ragazzi: se non c'è l'arbitro è un litigio continuo e se c'è è un protestare continuo.
      Oggi, sempre ad esempio, c’è il calcio, che è un invito alla disonestà. Vidi alla TV una partita dei mondiali, dove una squadra gialla, in vantaggio, per guadagnar tempo, aveva i giocatori che, ad ogni contatto, urlavano dal dolore, cadevano e si contorcevano, guardando di sottecchi se l’arbitro interrompeva il gioco. Poi, dopo un minuto di finti massaggi, guarivano subito. Quando il pallone andava fuori area, correvano in due per la rimessa, uno per squadra. Uno dei due era sicuramente in malafede.
      Quando i nostri giovani (e quelli del mondo) giocheranno al calcio con correttezza? Correggendo l’arbitro a proprio danno, se il caso?
      Caro collega, mi dirai che nella pallacanestro (che hai praticato) e nella pallanuoto ciò già si fa; sì, ma si fa obtorto collo e solo se l’arbitro ha fischiato; se no, zitti.
      Sono piccole cose, ma chi è onesto nel poco è onesto nel molto (parafrasi di parole non mie). La scuola pensi di più all’aspetto educativo inteso soprattutto come etica, non solo come erudizione.
      Provo malessere nel pensare quanti docenti amano la scuola, indipendentemente dallo stipendio, quanti si prodigano anche al di fuori di essa, con parole e scritti, per spingere al civismo, magari lasciandosi trasportare dal desiderio di migliorare il mondo. Ho presente un articolo di un ottimo professore di liceo, su un settimanale di questa Provincia, encomiabile per la forma e soprattutto per il principio che lo ispirò: venire incontro all'umanità. Ben vengano scritti del genere, anche se, a volte, non tengono conto della realtà. Parlando di migrazioni, auspica un ecumenismo assoluto, porte aperte a tutti e sempre. Purtroppo, al momento, di ecumenico c'è solo il tentativo religioso; per il mondo civile, ci sono ancora i confini di stato, ci sono i governi con l'obbligo morale di tutelare in primis i propri cittadini. Eppoi, c'è un difetto concettuale. Una statistica di qualche anno fa indicava in circa due miliardi le persone che, anche solo per povertà, vorrebbero migrare in Europa o negli U.S.A.. Impossibile. Bisognerebbe insegnare ai nostri nipoti che, come si sono sviluppati economicamente gli Stati Europei e gli USA (ad esempio), così bisogna che cooperiamo con gli aspiranti migranti affinché anche i loro Stati si sviluppino. Facile a dirsi, ma difficile a farsi. E' più facile accoglierne ipocritamente centomila e lasciare che gli altri due miliardi muoiano di dissenteria. Eppure qualche stato ce la sta facendo: Cina, Corea, Malaysia, ad esempio. Ma qui, caro ex collega, sono uscito dal seminato e - sempre usando frasi fatte - devo tornare a bomba..
      Quando ritornerai (ti auguro fra tanti anni) a fare il dirigente di un ex provveditorato o sovrintendenza o qualcosa di simile, continua a stimolare la gente di scuola sulla via dell’onestà, ma comincia fin d’ora coll’emanare quei provvedimenti pedagogici che più, come sopra detto, contribuiscono alla formazione della personalità eticamente umana.
      Ti auguro un buon lavoro, nell’interesse soprattutto dell’Italia, ti saluto e ti porgo l'ossequio dovuto ad un Ministro impegnato a rimodellare la scuola a vantaggio di tutti.

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