MANCA QUALCOSA - (Maggio 2019)

      Sono stanco di scrivere sulla Scuola, sia perché sono vecchio, sia, soprattutto, perché da venti anni ne sono fuori e non mi sento più al passo con il suo evolversi.
      Qualche sassolino nella scarpa, però, mi rimane e non riesco a togliermelo: la mancanza di un’etica, sia che si definisca civica, sia che si definisca morale.
      Qualche sera, dopo cena, prima di dedicarmi alla lettura, mi soffermo venti minuti a guardare la TV, in particolare LA GHIGLIOTTINA. Prescindo dalla poca ricerca del suo valore educativo, basandosi soprattutto sulla fortuna che capita al concorrente. Se fosse seria, le domande sarebbero uguali per tutti, come si faceva trent’anni fa nei programmi a quiz. Questo è già un indice di disprezzo della vera cultura.
      Eppoi, mi deprime, ad esempio, vedere una concorrente fra le più brave e più vincitrici, con tanto di laurea umanistica, non trovare niente da accordare colla parola “morbide” e, quando Insinna cita “Sparsa le trecce morbide” e nomina Ermengarda, fare una smorfia per dire: cose mai sentite nominare. Poi, parlando delle opere di D'Annunzio, ne ricorda solo una: Il Piacere. Posso comprendere il perché.
      C’era anche quell’altro, con tanto di laurea, che, al quesito “Chi era a capo del governo al tempo della guerra d’Etiopia nel 1936?”, rispose imperterrito: “Ciampi”.
      Senza indirizzi morali, la gioventù viene su bene, tecnicamente molto agguerrita, ma impreparata a distinguere il bene dal male, quell’imperativo categorico che deriva dalla conoscenza della storia, soprattutto della storia del pensiero dell’umanità.
      A 85 anni mi sorge un dubbio: che avesse ragione Nietzsche? L’uomo è padrone di se stesso: tutto ciò che fa non è né buono né cattivo. Se è capacissimo, è un superuomo, se no, fa lo schiavetto (dico per semplificare); ma entrambi non hanno né meriti né biasimi.
      Noi ci lamentiamo e crediamo che i politici siano disonesti; non credo sia così. La politica è un po’ una casa di vetro (un po’ opaco) e le magagne si vedono. Ma i politici sono l’espressione del popolo che li vota e noi, votanti, non siamo migliori. Basti pensare a quanti sotterfugi facciamo per non pagare l’IVA o il parchimetro.
      Lasciamo stare le aree con mafia, ndrangheta, camorra; sono retaggi borbonici (e un po’ papalini) duri a morire e guardiamoci tutti in faccia: soprattutto guardiamo i giovani: non hanno molto senso civico perché non hanno conoscenza dei princìpi etici tramandatici nei secoli.
      Non sono un seguace del professor Cacciari, perché non mi piace il suo comportamento spocchioso, ma apprezzo e condivido pienamente il suo pensiero su ciò che manca alle nuove generazioni, scritto in una recente intervista: “La filosofia (e, secondo me, intende storia della filosofia) è il linguaggio dell’Occidente, costituisce la forma del suo sapere e del suo agire, fornisce i concetti fondamentali per intenderne l’inquietudine, le tragedie e la stessa follia”.
      E continua: “E’ il pensiero che s’incarna. Il pensiero è azione, è la prima e fondamentale delle forme del nostro fare. Nulla è producibile che non sia pensato. Se nella civiltà europea si è sviluppato un pensiero scientifico di un certo tipo, è anche perché nella sua tradizione rimane fondamentale quel prologo del Vangelo di Giovanni in cui è detto che il Logos si fa carne. Lì è una rivelazione religiosa, ma lo stesso principio vale anche per la filosofia dell’Occidente”.
      Dante disse che l’uomo nacque per seguire virtù e conoscenza.
      Ormai, la famiglia è com’è: solo la Scuola può tramandare VIRTU’ e conoscenza: oggi lo fa?

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