LA VEDOVA SCALTRA (Dicembre 2013)

La terza stortura, accennata il mese scorso, si compone di due elementi: la considerazione in cui è tenuto il docente e la qualità dello stesso.
      Per considerazione, mi riferisco esplicitamente a quella economica: lo Stato paga di più quelle funzioni che ritiene più utili alla società: fra addetti alla politica, sanità, giustizia, istruzione, finanza, difesa, diplomazia, eccetera, il lettore faccia una graduatoria degli stipendi e vedrà che l'istruzione si ritroverà in fondo.
      Salario da schifo, lavoro da schifo, disse (in modo molto più colorito) Sorel. Era molto vicino alla realtà. Purtroppo, è il concetto che pare abbia lo Stato nei confronti dell'istruzione. Quindi, lo Stato non si nasconda dietro ad un dito e la smetta di parlarne molto bene e trattarla molto male. Se ritiene che la funzione docente sia importante, la retribuisca come tale, naturalmente, pretendendo il meglio.
      Sappiamo che la cattiva remunerazione scaccia la qualità; è la vecchia legge di Gresham, per cui, la moneta cattiva scaccia quella buona. Avviene in ogni campo e l'istruzione non può sottrarsi. Scrissi più volte su tale argomento, puntando il dito sulla selezione in itinere. Non basta il concorso; occorre che i dirigenti (da selezionare e monitorare accuratamente) possano allontanare (a fine anno, non dopo ricorsi che possono durare decenni) quei docenti che, anche se brave persone, non riescono a trasmettere. Ci sono modi, illustrati in altre pagine di questo sito, per farlo senza buttare sul lastrico i destinatari e senza aggravio per l'Erario. Ma bisogna politicamente volerlo fare.
      Ora, abbiamo docenti bravissimi, ma abbiamo anche maestre (ne sentii una ieri) che dicono: "credono che io sono scema" e "non mi pare che è bello", con buona pace del mio maestro unico, che guai se non avessi usato il congiuntivo.
      Ascoltai un docente universitario leggere un brano straniero che diceva: "radunò i compagni e gli disse..."; io, cautamente, chiesi se era il traduttore. No, mi rispose e mi citò una famosa scrittrice italiana. Gli accennai a quel "gli" che stonava e mi rispose che adesso si usa al posto di "loro". Sempre con buona pace del mio maestro unico.
      Eppoi, ormai non si usa il te soggetto al posto del tu? Non lessi, giorni fa, su un quotidiano nazionale, l'articolo di persona illustre che parlava di "corso accellerato"?
      E, per finire, terminai ieri la lettura di un libro di un prolifico cattedratico (laurea in lettere e filosofia), docente in prestigioso ateneo, giornalista, collaboratore radiofonico ed altro, che scrive "pratiche cruenti" e "il prete benediva i campi". Ancora con buona pace del mio maestro unico.
      Concludo con la preghiera della Vedova Scaltra, personaggio di un settimanale di qualche decennio fa, la quale, per vivere a lungo fingendo il contrario, cosi avrebbe detto: "Signore, fammi soltanto più vedere la scuola considerata e ripulita come si deve, poi chiamami pure accanto a quell'anima benedetta!".

Indietro
lettera successiva
torna all'indice
Torna a CARROZZA