STUDIAMO TROPPO? (Marzo 2014)

La presente nota è stata scritta quando era ancora in carica Enrico Letta. Ho fatto in tempo a seguire per TV l'esposizione programmatica di Renzi: speriamo in bene, anche se pare che il Matteo in auge si preoccupi più degli edifici che della qualità dell'insegnamento.

      Il Ministro Carrozza non leggerà certamente la presente nota, ma le farebbe bene.
      Su un giornale online di Cuneo, un genitore, che si preoccupa veramente dell'istruzione dei figli e che si dichiara indeciso, scrisse la lettera di cui mi permetto di trascrivere la maggior parte. Non posso chiederli l'autorizzazione, perché non so chi sia, ma penso non gli farà dispiacere. Era andato, come quei pochi genitori veramente tali, agli incontri delle varie scuole, dove si illustrano le caratteristiche della scuola stessa. Ecco le sue impressioni.

"""""Mi sono trovato di fronte a riunioni polemiche e di pura pubblicità. Tutte le scuole hanno bene elencato i proprio orari, i propri progetti sportivi, multimediali, musicali, artistici, teatrali….ma poche hanno lasciato spazio agli insegnanti (in alcune scuole non si sono neppure viste le facce dei docenti!!!) e alle metodologie didattiche che avrebbero usato per l’insegnamento della lingua italiana e della matematica. Non che queste discipline siano più importanti di altre, ma credo che prima dello sport (compito della famiglia in primis) e dei tanti laboratori, la scuola debba tornare a fare “SCUOLA”. Vorrei che mio figlio alla fine della scuola primaria sappia prima di tutto scrivere e parlare correttamente in italiano e poi in un secondo tempo anche in un’altra lingua straniera. Che mio figlio abbia pensiero critico e sappia scegliere nella miriade di informazioni che oggi ci giungono, ciò che è veritiero da ciò che è falsità. Che sappia trovare le strategie corrette per studiare, analizzare le civiltà passate per non mettere in pericolo la democrazia sociale ed acquisire autonomia decisionale. Sì forse obiettivi troppo grandi, ma decisamente importanti per un curricolo formativo. Per non parlare poi dell’importanza che dovrebbe essere maggiormente data all’insegnamento della religione. In una società multirazziale, come attualmente è la nostra, trovo che insegnare l’intercultura, la condivisioni di valori seppure diversi, il rispetto di altre culture e dei diversamente abili, sia un valore fondamentale della scuola. Da cattolico, mi sono sentito offeso nel sentir proporre ai genitori di non far frequentare le ore di religione ai propri figli per avere un pomeriggio in più libero! Sono fiducioso degli insegnanti, che malgrado i tagli ministeriali continuano a trasmettere valori con passione, ma forse la Scuola, tutte le scuole devono riflettere e tornare a quello che hanno sempre fatto e fatto bene, soprattutto alla primaria INSEGNARE AD IMPARARE."""""

Ma quanti sono i genitori che hanno tali pensieri? La maggior parte si preoccupa degli orari degli autobus, di quante ore passano i figli a scuola (più sono, meglio è...), se fanno nuoto, gite, eccetera. Insomma, sfugge loro la percezione di ciò che siano l'istruzione e l'educazione.
      Un detto latino ricorda che "vulgus vult decipi" (il popolo vuole essere ingannato), ma non se ne può far colpa ai genitori. E' la nostra società nel suo complesso che manca di informarli, di istruirli, di educarli. Soprattutto la scuola li blandisce, per avere l'iscrizione in più, per non avere ricorsi, per evitare grane, eccetera. Dovrebbe avere il coraggio (e la capacità) di dir loro la verità, di far capire che l'istruzione è una cosa seria, non un parcheggio gratuito.
      Così, mi capita di sentire un'amica di famiglia che parla malissimo del liceo dove bocciarono il figlio ed illustra il meraviglioso clima della scuola in cui trasmigrò, anch'essa dal nome di liceo, dove non c'è nè latino nè greco, poca matematica e poca storia, ma tanti diversivi. Non ne ha colpa, perché dopo il '68 non l'hanno più educata alla serietà, ma mi piange il cuore.
      So che le mie sono parole al vento, dal momento che Enrico Letta, che da Roma ci è meta, luce e guida, ritiene che in Italia si studi troppo e che si debba ridurre di un anno la secondaria di secondo grado.
      Eppoi, dal contesto in cui lo disse, è evidente che il solo scopo è quello di risparmiare, il che dimostra in quale considerazione sia tenuta l'istruzione da chi ci è mèta (c'è chi lo ritiene méta...), luce e guida. Allora, applicando il principio tomistico secondo il quale, per vedere se un principio è giusto o sbagliato, basta portarlo alle estreme conseguenze, potrebbe proporre di chiudere tutte le scuole statali; risparmierebbe di più.
      Logica da governanti. Ricchi e pasciuti.

Termino con le parole di Italo Calvino, alle quali non si può aggiungere davvero nulla: "Un Paese che distrugge la sua scuola non lo fa mai solo per soldi, perché le risorse mancano, o i costi sono eccessivi. Un Paese che demolisce l’istruzione è già governato da quelli che dalla diffusione del sapere hanno solo da perdere".

Indietro
lettera successiva
torna all'indice
Torna a LA CARROZZA DELLA SPERANZA