Il giorno della sua nomina, scrissi al Magnifico Giannini (Magnifico è il titolo che si dà ai Rettori universitari e la Nostra è tale) Giannini, ministro della P. I., la seguente lettera.
"""""Onorevole Signor Ministro,
mi permetto di disturbarla subito, fin dall'inizio della sua attività. Sono un vecchietto pensionato (80...); quando ero giovane bello, facevo il provveditore nella città dove Totò fece il militare. Feci anche un po' il sovrintendente nella città della Mole.
Passai la vita in attività burocratiche: leggi, regolamenti, decreti, ricorsi, concorsi, graduatorie, pagamenti, assedio continuo (non sempre pacifico) da parte dei sindacati, specie negli anni '70 e '80. Insomma, niente di culturalmente elevato.
Però, quei quarant'anni m'insegnarono che la formazione, la maturazione della persona non è cosa puramente tecnica e che la riduzione della filosofia operata da un suo predecessore fu un errore grave. Come grave sarebbe la ventilata riduzione degli anni delle secondarie di secondo grado. Sono stati (e sono) provvedimenti che dimostrano la poca considerazione in cui è tenuta la Scuola, provvedimenti in cui è palese il semplice scopo di risparmiare.
Risparmiare si può, ma in altro modo. Ma veniamo al dunque.
Mi riferisco soprattutto alle nostre secondarie di secondo grado: la prego, salvi il Liceo Classico, il Liceo Scientifico e quelle che sono le ex Magistrali. Ridia alla filosofia (anche se io brillavo in matematica e scienze...) un posto preminente, rimettendo le ore inconsultamente tolte, senza aumentarle nel complesso, ma riducendo, semmai, quelle di contorno che si sono aggiunte negli anni. In particolare, il Classico, a cominciare dal Ginnasio, aveva una funzione nobilissima: le ore erano poche, ma ciò costringeva lo studente a passare ore sui libri a casa, insegnava ad autoregolarsi, a responsabilizzarsi.
Eppoi (è una piccolezza che porto ad esempio...), l'analista-programmatore della mia banca è laureato in pedagogia e il giovanotto che cura il mio computer ha la maturità classica!
Sono vecchio, ma, malgrado i brutti momenti per le quasi quotidiane manifestazioni studentesche, sono ancora innamorato del mio ufficio. Pensi che non ce la facevo più e l'anno scorso volli rivedere i corridoi del Ministero (Viale Trastevere). Trovai il nome di un vecchio collega e mi recai a Roma a mie spese. Sapevo che era solo un omonimo, ma, al bunker di accesso al lato destro del palazzo, chiesi di parlargli depositando il passaporto. Il collega era sorpreso, ma accettò. Gli dissi subito che era solo un pretesto per fare due passi nei corridoi del primo piano. Ne uscii sollevato, anche se non riuscii ad entrare nella sala delle riunioni, dove spesso ci trovavamo, quella coi quadri dei vari ministri.
Spero che Ella abbia avuto la pazienza di leggermi fino in fondo e gliene sono grato.
Con profondo ossequio. - Giovanni Ferrero, Cuneo."""""
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