CRUDELTA' POLITICA (Giugno 2004)

       - "Mattarellum... che roba è?" -, mi chiese Tonio, un mio amico e compaesano, contadino viticultore, candidato consigliere comunale, nel sentire tale parola pronunciata in un discorso fra persone "erudite".
       - "E' una legge elettorale secondo la quale, se tu ottieni seicento voti e Giacomo soltanto tre, c'è la possibilità che lui sia eletto e tu no" -, risposi.
       - "Ma va, non prendermi in giro; saranno mica stupidi quelli che fanno le leggi...".
       Gli spiegai che, secondo me, non erano affatto stupidi, ma che tale norma era stata emanata allo scopo di favorire qualcuno a danno di qualcun'altro, ovviamente, col pretesto della difesa dei diritti della minoranza.
       Tanti anni fa, nel mio piccolo Comune (meno di mille abitanti), per tutelare la minoranza, c'era un sistema semplice: poichè il Consiglio Comunale era composto da 15 consiglieri, le liste dei candidati non potevano contenere più di 12 nomi. Automaticamente, tre erano sicuramente della minoranza, indipendentemente dagli eventuali zero voti riportati.
Tale sistema permetteva a tutti i candidati di una lista di essere eletti, ovviamente, nel caso di un massiccio pronunciamento degli elettori a loro favore. Ma venne il "Mattarellum"...
       Ora, nei piccoli paesi, succede questo: se il Consiglio Comunale è composto da 12 consiglieri (oltre il sindaco), ogni lista ne può indicare 12, ma soltanto 8 saranno eletti, anche se i 4 esclusi avessero riportato più voti dei 4 della minoranza.
       Spiegai a Tonio che, se i suoi compaesani votano compatti per la lista in cui è incluso, questa otterrà 8 consiglieri, anche se i quattro esclusi avessero ottenuto più voti dei quattro della minoranza. La spiegazione non piacque a Tonio, in quanto si considera un candidato a rischio. Infatti, in un piccolo paese, è umano che ogni elettore voti, prima di tutto, per un appartenente al clan familiare. Potendo esprimere una sola preferenza, si limita a quel nome, anche se, in cuor suo, conosce altri meritevoli di suffragio. In quel paese, con due liste e 24 candidati e con poco più di 600 elettori, basta ottenere 25 voti di preferenza per essere in media. Se tutti voteranno per la lista di Tonio, basteranno comunque 50 voti di preferenza, sempre per essere in media. Nell'ipotesi fatta, non del tutto assurda, che tutti votino per la lista di Tonio, ogni candidato della lista di Tonio avrebbe 600 voti di lista più i voti di preferenza. Ma Tonio è scapolo, orfano e figlio unico; capace e disponibile fin che si vuole, ma senza clan familiare.
       Risultato: se otterrà 600 voti di lista, ma pochissimi di preferenza, rimarrà escluso, mentre 4 dell'altra lista, anche con zero voti di lista e zero preferenze, saranno eletti.
       Tonio non è un letterato, nè un matematico, ma ha buon senso. Si è subito informato su chi avesse approvato una legge così, che lui giudica per lo meno balorda, una legge perfidamente crudele, che impedisce a chi ha ottenuto tanti voti di essere eletto. Non discute la (discutibile) preferenza unica; discute il fatto che la lista sia di 12, di cui solo 8 eleggibili.
       Dice Tonio: -"Si facciano le liste di 8, se proprio vogliono quel sistema, ma che tutti possano essere eletti!".
       Come dicevo, Tonio si è informato di chi approvò tale legge, perché vuole ricordarsene alle prossime politiche.
       Possiamo dargli torto?

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