DEI DELITTI E DELLE PENNE (Maggio 2004)
(Ovvero: L'incertezza del diritto)

Negli ultimi due mesi, si è fatto un gran parlare e un grande scrivere su argomenti delicati come la grazia, il perdono, l'indulto, il condono, eccetera.

Non riesco a capire la posizione del Governo e non m'interessa granché.

Ma è vero che siamo la patria del diritto? Soprattutto, è vero che, in Italia, esiste la certezza del diritto? Ma quanto si scrive sull'argomento, sperando di far bene!

Allora, mi ci provo anch'io.

Su due punti ho la mia idea:
1° - Le pene devono essere più leggere;
2° - Le pene devono essere sicure, cioè, scontate realmente.

Primo punto. Se leggiamo il codice penale e le altre leggi penali, vediamo che, anche per reati modesti, si possono infliggere pene gravi. Poi, ci sono i casi in cui è dubbia l'esistenza del reato.

Se io sparo a Pierino, sono colpevole. Se io dico e scrivo: "Mi piacerebbe che Pierino morisse", non posso essere ritenuto colpevole se qualcuno gli spara. O, meglio, lo sono solo moralmente. La mia penna non ha commesso alcun delitto; non ha insultato nessuno, non ha calunniato nessuno, non ha ammazzato nessuno, ha solo espresso un desiderio. Il reato d'istigazione a delinquere va preso con le molle, perchè, a ben vedere, implica che l'istigato non sia capace d'intendere e di volere. Se no, se non vuole, se non è plagiato (altra situazione rara), basta che non lo faccia. Se vuole, invece, il colpevole è lui. Perciò, su certe condanne, a persone che non hanno sparato e che non sono i mandanti diretti dello sparo, ho delle perplessità.

Se io dicessi, ad esempio, all'on. Castagnetti: "Berlusconi non è degno di vivere, Berlusconi non è degno di vivere, Berlusconi non è degno di vivere..." e lui lo ammazzasse, sarebbe troppo comodo che poi dicesse che la colpa è mia. A meno che non si provi che l'ho direttamente incaricato della bisogna o che il suo deficit mentale è tale da ridurlo ad una meccanica obbedienza.

Insomma, le pene inflitte, secondo me, sono in genere troppo pesanti, non per qualità, ma per quantità di anni. Bisognerebbe che fossero, in tutti i casi, più leggere, con garanzia che venissero scontate.

Secondo punto. La pena comminata è diventata definitiva. Ma è proprio così? L'assoluzione definitiva è veramente definitiva, ma la condanna? Vorremmo che lo fosse, ma saltano fuori il condono, l'indulto, l'amnistia, la grazia. Si, proprio la grazia. Tutte istituzioni giuridiche su cui ho forti dubbi, perchè generano nel cittadino la convinzione che, dopo tutto, l'effetto penale di un reato premeditato si possa calcolare prima, tenendo conto dei suddetti istituti.

Mi par di vedere "Divorzio all'italiana", quel film in cui il marito uccide per motivi d'onore e, alla fine, se la cava.

Ho avuto il primo impatto con la grazia (quella giuridica, non quella divina), sul finire degli anni '50, quando ero al Ministero di Grazia e Giustizia (nome di allora). In Procura c'erano sempre decine di domande di grazia; erano graziette, per condanne conseguenti a cose da poco: furto, percosse, abigeato, eccetera. Il Procuratore pregava il Cancelliere di procedere ad un esame preliminare e di stendere una bozza di proposta: accoglimento o reiezione. Avevo un collega che concludeva sempre con l'accoglimento, perché era più semplice.

Un giorno mi chiese il parere su una proposta di accoglimento. Si trattava di due contadini, che si erano dati appuntamento al confine del campo per discuterne ed uno era andato col fucile a tracolla. Poi, se le erano suonate di santa ragione (senza sparare) e il disarmato, più gracile, aveva avuto la peggio. La giustificazione per proporre l'accoglimento della grazia era che aveva il fucile a tracolla casualmente.

Io sobbalzai: "Come, casualmente? Non aveva nemmeno il porto d'armi!". Infatti, era stato condannato anche per porto abusivo d'arma da fuoco. Casualmente?

Mi fa pensare a quell'anziano parroco mio amico, il quale, avendo la chiesetta a ridosso del confine francese, era indispettito che, dopo la guerra, i francesi avessero collocato sul valico una targa che diceva, pressappoco: "Attraverso questo valico, i partigiani francesi liberarono questo lembo d'Italia".

Poichè aveva dei parrocchiani al di là del valico, raccontava: "Un giorno, dovevo portare la Comunione ad una vecchietta al di là; casualmente, assieme al Santissimo, avevo un mitra e diedi una sventagliata in quella targa, che non fu più ripristinata". Casualmente, appunto.

Allora, il mio augurio è uno solo: pene più leggere, celeri, ma - se è vero che c'è la certezza del diritto - che siano rispettate.

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