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UN PUNTO A FAVORE (Marzo 2017)

      Tanto tuonò che piovve.
      Il mese scorso accennai ad un punto a favore della dottoressa Fedeli: la revisione dell'obbligo di permanenza. Come si sa, i nuovi nominati in ruolo (pardon!: a tempo indeterminato) avevano l'obbligo della permanenza nella sede loro assegnata (ora, si dice semplicemente "assegnatagli", ma il mio maestro unico mi avrebbe sgridato) per tre anni. Tale norma - e molti se lo ricordano - era sorta su proposta della Lega, che riteneva in tal modo di scoraggiare i nominati dall'accettare e di convincerli a rinunciare rimanendosene a casa. Voleva evitare il massiccio esodo di migranti dal Sud al Nord.
      Già allora scrissi trattarsi di una norma suicida, perché chi ha fame sarebbe andato dovunque, pur lamentandosi. Portavo il mio esempio di Langarolo: quando lo Stato volle i miei servigi, mi mandò a Oristano, mentre due miei colleghi del Sud finirono uno a Torino ed uno in Provincia di Cuneo. Certamente mi dispiacque un po', ma presi la mia valigia di cartone e andai ad Oristano. Allora (anni '50) per gli impieghi amministrativi non c'era la graduatoria rigida; mi misi l'animo in pace e non mi sentii per niente deportato, non feci schiamazzi e non m'incatenai ai cancelli del Ministero (in via Arenula - Min. G. G. - non ci sono cancelli...).
      Però, tornando a noi, bene fece la dottoressa Fedeli a permettere la presentazione di domanda di trasferimento a tutti i docenti "di ruolo" che lo desiderino; se c'è il posto e se in graduatoria tocca loro, perché non metterli a proprio agio, il che si risolverebbe anche a vantaggio degli allievi?
      Involontariamente, il colpo di grazia al rispetto delle graduatorie, specie nelle elementari, lo diede il buon Napolitano, quando, non esperto, bocciò il provvedimento che prevedeva le assunzioni prima di tutto nella Provincia in cui ognuno era iscritto in graduatoria (e la Lega, che era al Governo, stette zitta, per non farsi cadere il Governo addosso ed andarsene a casa). Inventò l'inserimento a pettine, cioè, ognuno poteva scegliersi la Provincia che voleva e veniva inserito col punteggio datogli dalla Provincia di origine. Ciò fece arrabbiare molto mia nuora, siciliana ma brava (lo scrivo apposta, così se mi legge mia moglie mi sgrida: non devi dire così!). La nuora venne a Cuneo, da signorina, per essere inserita in graduatoria, sottoponendosi ai criteri valutativi della nostra Provincia; i "pettinati", invece, si portarono dietro i punti loro attribuiti nella Provincia di origine. Conclusione: montagne di punti, per scalzare i nostrani. L'inserimento da graduatorie di altre Province avveniva da parecchi decenni, ma, com'era logico ed onesto, solo sui posti residui ad esaurimento della graduatoria provinciale.
      Il vincolo dei tre anni provocava parecchi danni ed iniquità:
a) Il nominato nella Provincia A non poteva tornare alla sua Provincia B, anche se c'erano posti;
b) I posti nella Provincia B venivano occupati da altri, anche a tempo indeterminato, che potevano non volersi muovere da quel posto;
c) Gli aspiranti della Provincia A, nominati chissà dove, non potevano ritornare nella propria Provincia, perché i nominati di cui al punto a) non potevano andarsene per legge, non per mancanza di posti in B.
      A volte ci lamentiamo se alcuni insegnanti (non molti) si disamorano della loro missione e tirano a campare: fanno male, ma cerchiamo anche di capirli.
      E, per oggi, de hoc satis.

      Contrordine, compagni! Ho appena finito di scrivere quanto sopra e mi tocca leggere che non è vero niente, che si torna all'antica, quando il periodo di prova andava "consumato" in loco. Non solo, ma riemergono le percentuali. Chiarisco per mia sorella Clotilde, che non conosce il meccanismo: sono stato nominato in ruolo ad A, ma risiedevo in B. Ora, non tutti i posti disponibili in B saranno prioritariamente disponibili per chi vuole muoversi da A (non elenco le varie percentuali di riserva, fra cui i nuovi nominati in ruolo). Risultato poco onesto, poichè porta a questo risultato . siccome sono stato bravo ed ero avanti in graduatoria, fui nominato in A, dove c'erano posti (in B non ce n'erano). Ora, se ci saranno posti in B, serietà e logica vorrebbero che chi era avanti in graduatoria potesse utilizzare, per tornare a casa, tutti (non solo una percentuale) i posti in B; sui rimanenti, avvengano le nuove assunzioni. Se non ce ne sono più, facciano come i loro colleghi più bravi, che sono andati in A.
      Sembra tutto chiaro, no? Ma non è così; leggo notizie discordanti, da cui risulta che, in realtà, non è molto chiaro come funzionerà la mobilità per l'anno prossimo. L'idea più diffusa - ma è un'idea - è che il vincolo triennale previsto dalla legge rimanga, ma, all'italiana: solo per quest'anno ci sarà una deroga e tutti potranno fare domanda. In più, anche gli ambiti previsti dalla legge rimangono. Inoltre, solo per quest'anno, oltre che agli ambiti si potrà fare domanda alle singole scuole (tutto come una volta, per intenderci...). Almeno, così pare...
      Avrò finito o ci saranno ancora novità? Dovrò ritirare tutto il bene che dissi della dottoressa Fedeli?

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