SCUOLA DI ONESTA' PER CRESCERE (Aprile 2017)

      Sto leggendo le varie novità che la dottoressa Fedeli apporta alla scuola, ma mi viene lo sconforto: manca quel colpo d’ala che renda la scuola educante, che ridìa ai docenti quel prestigio di cui godevano cinquant’anni fa.
      La ministra si preoccupa molto di farne entrare tanti in ruolo, purchessia, comunque e dovunque. Capisco il plauso che ottiene dagli aspiranti, ma rimane il dubbio che la qualità – la tanto decantata meritocrazia – sia lasciata in sott’ordine.
      Viviamo in un’Italia in cui l’insegnante non ha più prestigio; sembra cosa da poco, ma è indice di noncuranza governativa (di tutti i governi) nei confronti di un’istruzione che insegni e convinca prima di tutto ad essere onesti. Non vedo atti ministeriali che parlino di programmi, di metodologie, di spirito veramente civico. La stessa educazione civica è un’ipocrisia, se sforna cittadini che – senza vergognarsene - chiamano furbetti i ladri, che irridono a tutto ciò che non fa ridere, che in cuor loro ritengono molto in gamba quel grande evasore, che se la prendono coi Carabinieri se arrestano un ladro o un bullo, senza pensare che c’è sicuramente chi, il giorno dopo, lo manderà libero. Non serve spiegare la Costituzione – la più bella del mondo, ho sentito dire – se non si convince a rispettarla, cominciando, anche come docenti (e governanti) a pagare sempre l’IVA, ad esempio.
      Questo vedere il docente solo come un continuo aspirante al proprio miglioramento economico – tipico di un’onesta attività sindacale, preposta a tale scopo – degrada la docenza ed abbassa il prestigio del docente.
      Eppure, quanti docenti (parlo per diretta conoscenza) ci mettono l’anima nel loro insegnamento, amano i loro alunni, meriterebbero più riconoscenza e rispetto da parte dei genitori e più attenzione (non solo economica) da parte dei governanti! I quali si sgravano la coscienza (sempreché l’abbiano) col bonus di 500 euro per comprarsi il PC o i libri da mettere nella biblioteca personale.
      Malgrado il mio sconforto, sono sempre convinto che la categoria docente sia ancora la categoria più degna di stima in Italia. Qualcuno dirà che ci vuol poco, ma tant’è. La maggior parte dei docenti sa di essere sottopagata; almeno, la maggior parte dei docenti all’altezza del loro compito; poi, ci sono quelli che si accontentano, che tirano a campare per avere lo stipendio, che fanno sempre proteste, sit-in, parole, parole, parole…
      Io, per consolarmi un po’, ammiro la grande maggioranza docente che s’impegna, che s’ingegna ad educare, magari con iniziative più eclatanti che educanti, ma, comunque, indici di impegno professionale. Consola poco il mio plauso da uomo qualunque, ma è doveroso.
      Ci chiediamo, qualche volta, perché abbiamo un basso prodotto annuo individuale a confronto di cittadini, ad esempio, di Svizzera, di Danimarca, di Svezia, eccetera? Abbiamo meno miniere?No. Abbiamo meno territorio coltivabile? No. Abbiamo meno attrattive turistiche popolari (mare, panorami, eccetera)? No. Abbiamo meno attrattive turistiche culturali, storiche, monumentali? No. Abbiamo meno industrie? Sì. Perché la struttura statale non permette di averne di più, pur possedendo tutte le competenze necessarie, che spesso emigrano. Sprechiamo tutto.
       Un esempio di spreco, di ingiustizia e di malgoverno? Leggo da un dato statistico-economico, che Pioppo, una frazione di una piccola cittadina sicula, ha in forza ben 383 guardie forestali, mentre l’intera Regione Liguria ne ha solo 404. Leggo (ma vale per tutti i Comuni Siciliani) che Solarino, di circa 8000 abitanti, ha 437 forestali, mentre in tutto il nostro Piemonte sono appena 406. Quanto sono bravi quei sindaci, e lo sono per davvero, perché è loro dovere cercare l’utile dei propri concittadini. Ma quanto è onesta una struttura statale – retaggio di tanti decenni – che permette tali cose? Da tali cose come imparano i giovani cittadini ad essere onesti?
      Che tristezza vedere mio nipote, ventiquattrenne, che, alla soglia di laurea politecnica quinquennale (tanti, tanti 30), sta già pensando all’estero…

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