LE FOTO DA 631 A 635 (Ottobre 2013)

M'è sempre piaciuta la storia, a tal punto che, quando mi capitava e me lo permetteva il borsellino, compravo qualche autografo in internet.
        Ora, ne pubblico solo tre, perché ci sono due fotografie che mi stanno a cuore. Sono del 1959, sono brutte, poco chiare, prese da fotografo maldestro e con macchinetta non eccessivamente brillante, ma immortalano un gruppetto di giovani e meno giovani che avevano messo su un'orchestrina campagnola.

631) - 1959 - Novello. L'0rchestrina campagnola. Al clarinetto Enrico Roggia, alla tromba Giuseppe Marenco, al violino, Ernesto Pirra, al sassofono Mario Borio, alla fisarmonica Vincenzo Altare, alla chitarra mio fratello Carlo Ferrero, alla batteria Francesco Viglione. Dei sette, solo Giuseppe Marenco ed Ernesto Pirra sono ancora vivi e in salute, ancorché ultraottuagenari.

632) - 1959 - Gli stessi di cui sopra, durante una pausa.
        Da sinistra, in piedi: mio fratello Carlo, Borio e Viglione.
        Da sinistra,chinati: Tarditi, Roggia, Marenco e Altare.

633 - 1821 - Genova. L'atto originale pubblicato in Genova per l'abdicazione di Vittorio Emanuele I, detto il Tenacissimo.
        Regnò dal 1802 al 1821, col lungo intermezzo del quasi esilio in Sardegna, per l'occupazione napoleonica. Al rientro, nel 1815, fondò l'Arma dei Carabinieri, ma era stufo di governare. Morì a Moncalieri nel 1824.
        Gli succedette il cugino Carlo Felice, che regò dal 1821 al 1831, anno della morte.
        Toccò, allora, a Carlo Alberto, anche lui propenso ad abdicare; cosa che fece nel 1849. Anche lui abdicò e morì ad Oporto (Portogallo) nello stesso anno.
        Si ha l'impressione che i Savoia non fossero eccessivamente attaccati alla poltrona, perché anche Vittorio Emanuele III abdicò il 9 Maggio 1946, per andare a morire l'anno dopo in Egitto.
        Non da meno fu il figlio Umberto II, il cosiddetto re di maggio, perchè un mese dopo la salita al trono se ne andò a morire in Portogallo, senza nemmeno attendere che la Corte di Cassazione sancisse - come previsto dalla legge - l'esito del referendum fra monarchia e repubblica. Fra l'altro, la suddatta corte non lo sancì mai.
        Nelle pagine seguenti, trascrivo il testo delle dimissioni di Vittorio Emanuele I, per renderne più facile la lettura.

634 - 1821 - """""Tra le disastrose vicende per le quali si è andata consumando gran parte della Nostra vita passata, e per cui sono venuti via via mancando la fermezza, ed il vigore della Nostra salute, più volte Ci siamo consigliati a dismettere le ardue cure del Regno.
        In questo pensiero, non mai stato da Noi dismesso, sono venuti a confermarci ne' giorni correnti la considerazione della sempre crescente difficoltà de' tempi, e delle cose pubbliche, non che il Nostro sempre costante desiderio di provvedere per tutto ciò che possa essere del meglio de' Nostri amati Popoli.
        Noi perciò deliberati di mandar oggi ad effetto senza più il detto Nostro disegno, Ci siamo anzitutto disposti ad eleggere, e nominare, come qui di Nostra certa scienza, e Regia autorità, avuto il parere del Nostro Consiglio, eleggiamo, e nominiamo Reggente dei Nostri Stati il Principe CARLO AMEDEO ALBERTO di Savoja, Principe di Carignano, Nostro amatissimo Cugino, conferendogli perciò ogni Nostra autorità, per l'efficacia di questa stessa Nostra elezione , e nomina di sua persona.
        E con questo stesso atto, di Nostra Regia e libera volontà, e avuto il parere del Nostro Consiglio, Ci facciamo poscia a dichiarare:
        Che dal dì 13 Marzo corrente rinunciamo irrevocabilmente alla Corona, e così all'esercizio, e ad ogni ragione di Sovranità a Noi competenti, tanto sugli Stati da Noi attualmente posseduti, quanto su quelli, di cui per ragion di trattati, o altrimenti Ci potesse spettare dritto di successione.
        Che intendiamo bensì essere condizione sostanziale di questa Nostra rinuncia ognuna delle riserve seguenti; cioè
        1. Che conserviamo il titolo, e dignità di Re, e il trattamento, come ne abbiamo goduto sin qui.
        2. Che ne sarà pagata a quartieri anticipati la somma di annua vitalizia pensione di un milione di lire nuove di Piemonte, riservandoci inoltre la proprietà e disponibilità, de' nostri beni mobili, ed immobili, allodiali e patrimoniali.
        3. Che sempre sarà libera per la nostra persona e famiglia la scelta del luogo che più ci piacerà per nostra residenza.
         4. Che sempre similmente ci sarà libera la scelta delle persone colle quali ne piacerà convivere, o che ne piacerà ricevere o mantenere al sevizio della nostria persona, e della nostra famiglia.

635) - 1821 - (continua dalla foto precedente)
         5. Che in tutto e per tutti gli effetti s'intenderanno star fermi, e bisognando, qui confermati gli atti passati già dianzi a favore della Regina Maria Teresa d' Austria nostra amatissima Consorte, e delle Principesse Maria Beatrice Vittoria Duchessa di Modena, Maria Teresa Ferdinanda Felicita Principessa di Lucca, Maria Anna Ricciarda Carolina, e Maria Cristina Carolina nostre amatissime figliuole.
        Dato nel Rea! nostro Palazzo di Torino li 13. Marzo 1821.

VITTORIO EMANUELE CARLO ALBERTO DI SAVOIA ec.

V. FALLETTI P. Regg. Prov. - V. FULCHIERI per il Primo Segret. di Finanze. - V. CORTE. DI S. MARZANO. - GIOACHINO CORDERO DI ROBURENT - D. BENEDETTO PIOSSASCO DI None - DELLACHIESA di Roddi - FRANCESCO AMAT - ALESSANDRO DI VALLESA - TAON REVEL - DI S. MARSANO - BRIGNOLE - BALBO - LOD - ALESSANDRO di Saluzzo - JOSEPH DE GERBAIX de Sonnaz - DI VILLERMOSA - MARCHESE DORIA DEL MARO
        IL SENATO DI S. M. IN GENOVA SEDENTE.

Ad ognuno sia manifesto che veduto per Noi, e letto l'avanti-scritto Atto datato da Torino li 13 Marzo scorso, firmato da S. M. VITTORIO EMANUELE debitamente spedito, sigillato, e controsegnato da S. E. il Marchese di San Marzano. Udito nelle sue conclusioni il Signor Marchese Rovereto Sostituto Avvocato Generale cui è stato comunicato, ed il tenore del tutto considerato; abbiamo interinato, e per le presenti interiniamo il sovracitato Atto mandando lo stesso registrarsi nei Registri nostri, ed osservarsi secondo la sua forma, mente e tenore.
        Dat. in Genova li 28 Aprile 1821.
Per detto Eccellentissimo R. Senato FIGARI Segr, Civ,

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