LE FOTO DA 768 A 770 (Aprile 2018)

        In attesa che qualche amico mi fornisca foto in bianconero, ricorro agli autografi; se non altro, servono a ripassare la storia d'Italia.

       768) - 1913 - Larderello - Francesco LARDEREL nacque a Vienne, in Francia, il 17 nov. 1789.
       Trasferitosi a Livorno in età napoleonica, è descritto negli almanacchi del 1814 come "chincagliere". Nel successivo quindicennio, sfruttando le risorse geologiche dei lagoni del Volterrano, promosse e sviluppò l'industria dell'acido borico, accumulando un cospicuo patrimonio e ottenendo un titolo nobiliare; si impose così come il maggiore imprenditore della Toscana granducale, simbolo di un'aristocrazia borghese in cui si intrecciavano potere economico e status sociale.
       Il 30 nov. 1814 sposò la cugina Paolina Morand, da cui ebbe otto figli, dei quali tre morti in tenera età.
       Tutti abbiamo sentito parlare dei soffioni boraciferi di Larderello, di cui egli fu lo scopritrore e l’organizzatore. Riuscì a sfruttare i caldi soffioni boraciferi al posto del carbone e fu quasi monopolista in Europa ler la produzione di borace, impiegato nella produzione di generi di consumo molto diffusi, quali i vetri colorati, gli strumenti ottici e soprattutto pentolame in ferro smaltato e stoviglie di ceramica che, con particolari trattamenti, acquistavano la durezza e la brillantezza della porcellana.
       Era anche persona generosa e si prodigò per i propri dipendenti. Ciò non gli impedì di essere anche amante della scienza in genere e fu socio della Imperiale e Reale Accademia dei Georgolili. Nella lettera, ringrazia per l’onore di essere ammesso in detta Accademia.
       Il nobile Larderel morì a Firenze il 5 giugno 1858.

       769) - 1955 - Milano - Davide Lajolo nasce da una modesta famiglia contadina astigiana e all'età di otto anni, per dargli la possibilità di continuare gli studi, dal momento che a Vinchio la scuola arrivava solamente al terzo ciclo di elementari, viene mandato dai genitori in collegio dai salesiani a Castelnuovo.
       Con i gradi di ufficiale dell'esercito partecipa alla seconda guerra mondiale sui fronti greco e albanese.
        Fa carriera all'interno del P.N.F. Nel 1943 lascia il servizio militare perché viene nominato vice Segretario federale del P.N.F. di Ancona. E manterrà tale carica fino alla caduta del fascismo il 25 luglio 1943.
       Un cambiamento radicale, che lo porterà in seguito a sconfessare i suoi trascorsi giovanili, giunge l'8 settembre 1943, al ritorno al paese natio, dove prende la decisione di passare alla lotta partigiana sulle colline astigiane, con il nome di battaglia di Ulisse.
       Nel 1945 diventa caporedattore e poi direttore de l'Unità, fino al 1958.
       Nel 1958 viene eletto deputato per il partito comunista, incarico svolto per tre legislature consecutive, fino al 1972.
       Colpito da un secondo infarto, chiude la sua vita, vissuta con spirito libero e anticonformista, il primo giorno d'estate, il 21 giugno 1894 a Milano e riposa nella tomba di famiglia a Vinchio che riporta il motto scelto dallo stesso scrittore: «Dignità nella vita, serenità nella morte».

       770) - 1955 - Milano - Mario Missiroli, nato a Bologna da una famiglia della piccola borghesia romagnola, rimase orfano del padre Giuseppe all'età di tre anni. Fu educato, insieme alla sorella Tina, dallo zio che riuscì a mandarlo avanti negli studi fino alle scuole superiori.
       Giornalista e pubblicista, nel 1919 fu direttore de Il Resto del Carlino, dove fu contro Mussolini. Per tutta risposta, Mussolini lo prese di mira e dopo nemmeno due anni fu costretto a lasciare la direzione del Carlino.
       Nel 1921 passò a dirigere il Secolo di Milano, ma, dopo un anno, Mussolini lo cacciò.
       Passò a La Stampa, dove, nel 1924, da cui attaccò senza mezze misure Mussolini , definendolo responsabile dell'assassinio di Matteotti. Mussolini lo fece cacciare. Passò ad altri giornali, dove, con la tessera del P.N.F., potè scrivere in modo blando senza urtare troppo il Gran Capo.
       Nel dopoguerra, diresse con imparzialità il Corriere della Sera. Morì nel 1974.
       Nella foto, il telegramma con cui ricambia gli aguri a Lajolo. Vedere foto precedente.

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