LE FOTO DA 816 A 819 (Novembre 2019)

      Nel Maggio scorso, feci un viaggio solitario - turista fai da te - ad Addis Abeba. Mio padre, negli anni '30, era abbonato al Touring Club Italiano che, nel 1938, regalò agli abbonati una monumentare guida dell'A.O.I. (Africa Orientale Italiana). 664 pagine, per me, erano troppe; mi limitai a leggerne alcune, fra cui quelle dedicate alla capitale, Addis Abeba, di ben 90.000 abitanti. Ora, è oltre i tre milioni, ma pare siano molti di più.
      Imparai molte cose di storia italiana, note e meno note. Ad esempio, malgrado le atrocità di Graziani, che ci fecero perdere l'onore, come italiani siamo ancora ben visti, soprattutto per le opere sociali e le infrastrutture di cui li abbiamo dotati.

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816) -       Anni imprecisati - E un modesto albergo, reso famoso perché Nelson Mandela vi rimase in esilio per non so quanto tempo.
      Su internet, non ho trovato il periodo a cui si riferiva la guida a cui mi ero rivolto ad Addis Abeba.

817) - 1937 - Il Palazzo Guenete Leul, noto anche come Paradiso dei Principi o Piccolo Ghebbi o Palazzo Ras Makonnen, è un palazzo situato ad Addis Abeba, in Etiopia. Residenza imperiale fino al 1960, ospita da allora il Museo etnografico dell'Università di Addis Abeba.
       In seguito all'occupazione italiana del 1936, la struttura divenne la residenza dei viceré d'Etiopia; dopo Pietro Badoglio, vi si trasferì Rodolfo Graziani, che, proprio nei giardini del palazzo, il 19 febbraio del 1937, in occasione della cerimonia per celebrare la nascita del primogenito di Umberto II di Savoia, fu ferito con altre 50 persone durante un attentato dinamitardo che causò anche 7 morti, di cui 4 italiani; il fatto scatenò una violenta rappresaglia da parte degli italiani, nota come strage di Addis Abeba. Ma di ciò parleremo in seguito.
      Dopo il crollo dell'impero coloniale italiano, nel 1941 l'imperatore Haile Selassie tornò al potere e si ristabilì nel palazzo.
      Nel 1960, nel corso di un colpo di Stato, gli ufficiali governativi furono imprigionati e uccisi nel Salone Verde dell'edificio, mentre nel parco si scatenò una violenta battaglia tra l'esercito e i ribelli; al termine dello scontro, Haile Selassie decise di trasferirsi nel nuovo palazzo del Giubileo e donare la proprietà all'Università di Addis Abeba. Divenne sede del Museo etnografico e inizialmente anche della libreria dell'Istituto di studi etiopici, mentre nel grande giardino furono costruiti numerosi edifici, tra cui dormitori per studenti, librerie e laboratori.

818) - 1974 - La donna più vecchia del mondo. L’australopiteco Lucy fu scoperto quarantuno anni fa, il 23 settembre 1974, quando le sue ossa fossili furono trovate paleoantropologo Donald Johanson e dal suo studente Tom Gray. Fu trovato circa il 40 per cento dell’intero apparato scheletrico. l’australopiteco Lucy divenne l’ominide più noto mai studiato dalla scienza: grazie ai suoi resti fossili e ad altri ritrovati nella stessa zona nei primi anni Settanta, i ricercatori hanno potuto studiare nuovi dettagli sulla evoluzione degli umani, scoprendo molte cose sulla vita degli ominidi appartenenti alla specie Australopithecus afarensis, di cui Lucy è un esemplare femmina, che vissero in Africa tra i 4 e i 3 milioni di anni fa.
      Il nome Lucy fu scelto dal titolo della canzone “Lucy in the Sky with Diamonds”, che veniva riprodotta a ripetizione grazie a una musicassetta portata da qualcuno al campo in quella sera di festeggiamenti.
      Lucy era alta 1,1 metri e pesava circa 29 chilogrammi, aveva un cranio piccolo paragonabile a quello degli attuali scimpanzé, mentre il bacino e le gambe erano più sviluppati e già simili a quelle dell’uomo moderno (assolvevano del resto alle medesime funzioni). Stabilire l’età del fossile fu invece più complicato e non fu possibile collocare in modo preciso Lucy in una linea temporale fino ai primi anni Novanta, quando si concluse che l’ominide visse in Africa intorno ai 3,5 milioni di anni fa.

819) - 1974 - Sempre Lucy.
      Tra le scoperte più importanti effettuate dai paleoantropologi ci fu quella del ginocchio sinistro valgo di Lucy: una condizione che dimostrava chiaramente che questo ominide camminasse mantenendo una posizione eretta. Il rapporto tra lunghezza delle braccia e delle gambe ha permesso inoltre di scoprire che all’epoca i nostri antenati erano in una fase di piena evoluzione: le gambe iniziavano ad allungarsi, mentre le braccia ad accorciarsi, differenziandosi quindi progressivamente dalle caratteristiche fisiche dei primati.
      Lucy aveva un torso con una spiccata forma a cono, come hanno ancora oggi scimpanzé e gorilla, cosa che permette di lasciare più spazio all’apparato digerente, soprattutto all’intestino che deve essere più lungo per facilitare la digestione di grandi quantità di vegetali (che solitamente occupano più volume rispetto ad altri alimenti). Lucy mangiava quindi le parti tenere delle piante, per questo aveva una muscolatura molto pronunciata nella mandibola, che con il cambiamento di dieta cui siamo andati incontro si è progressivamente persa.
      Benché sia un esemplare ben conservato, i ricercatori non hanno potuto ricostruire con certezza le cause che portarono alla morte dell’australopiteco Lucy. Sul suo bacino c’è traccia di un morso da parte di un animale carnivoro, ma potrebbe essere avvenuto quando era già morta. L’analisi della sua dentatura ha comunque confermato che Lucy era un giovane ominide adulto nel momento in cui morì. Secondo i ricercatori l’aspettativa di vita degli esemplari di Australopithecus afarensis era di circa 25 anni.
      Per dare un'idea dell'altezza, ho fotografato la mia guida tra lo scheletro vero e l'immagine di come doveva essere.

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