(Es 25,8).

LE FOTO DA 862 A 867 (Febbtaio 2021)

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IL PIANTO DELLE MADRI

      862 - Pochi Comuni ricordano i morti dell’800, perché, ormai, tutti sono presi dall’aumento del profitto e nessuno dall’aumento della conoscenza storica, che ci aiuterebbe ad essere migliori.
      Pochi italiani d’oggi si rendono conto che sono ben 75 anni che non facciamo guerre, a parte gli attentati e le imboscate all’estero. Eppure, dal 1848 al 1945 non passò un decennio senza guerre: 1848/49 Prima Guerra d’Indipendenza; 1856 Campagna di Crimea; 1859 Seconda guerra d’Indipendenza; 1860 Garibaldi e Vittorio Emanuele II occupano l’Italia Centro-Sud; 1866 Terza Guerra d’Indipendenza; 1870; Conquista di Roma e del Lazio; 1882 in Eritrea; 1893 in Etiopia ad Amba Alagi e Macallè; 1896 sconfitta italiana ad Adua, Etiopia; 1911 e seguenti Guerra di Libia; 1915/19 Prima Guerra Mondiale; 1935/36 guerra d’Etiopia; 1938/39 Legionari in Spagna; 1940/45 Seconda Guerra Mondiale. Quanti italiani morti! Quanti eroi e quante madri piangenti!
      Finalmente, superato l'ottocentesco sistema sovranistico, saggi governanti europei (di allora...) scoprirono veramente il concetto di Europa, che fu una salvezza (finché dura...).

      863) - 1) VIETTI Giuseppe 1830 - 1855 - Dice un documento: "L’anno del Signore 1855 ed alli 9 del mese di Giugno nell’ospedale di Kamara rendevasi defunto alle ore sei e mezza antimeridiane in età di anni 25 il soldato Vietti Giuseppe del 3° fanteria, matricola 12568, nativo di Novello (CN), morto a seguito cholera, sepolto presso l’ospedale".
      Era la spedizione di Crimea (cercatela sui libri di storia), dove i soldati Piemontesi si coprirono di gloria, specie alla battaglia del fiume Cernaia, da cui presero il nome qualche caserma, qualche via ed il modo di dire “C’è una gran cernaia” per dire di un fracasso confusionale.
      Bello essere eroi, ma quanti morirono…….
      Molto alte furono alla fine le perdite italiane, dovute soprattutto a malattie, 2.278 per colera, 1.340 per tifo, 452 per malattie comuni, 350 per scorbuto, 52 per incidenti, 38 per febbri tifoidee, 3 per suicidio e 32 caduti in combattimento.
      A fianco, la battaglia della Cernaia in un ritratto d’epoca.

      864) - CUCCO Gioanni Battista - 1827 - 1855. In Crimea, il corpo di spedizione italiano era comandato dal generale Alessandro Lamarmora, fratello di Alfonso (quello che fondò i Bersaglieri). Aveva una forza di 18.058 uomini (1.038 ufficiali e impiegati e 17.020 sottufficiali e soldati) e 3.496 cavalli.
      Il generale Alessandro (nella foto), come molti bersaglieri, morì a causa del colera il 7 giugno 1855, all'età di 56 anni, in Crimea, dove era sbarcato a Balaklava, odierno quartiere di Sebastopoli, alla testa dei suoi uomini. Le sue spoglie, rimaste a lungo in Crimea, riposano dal 1911 nella cripta di famiglia della basilica di San Sebastiano a Biella.
      Il peggior nemico della spedizione fu il colera e lo vedremo quando citeremo le perdite.
      Dice un documento:
      "L’anno del Signore 1855 ed alli 9 Giugno nell’ospedale militare di Choleroniani Kamara rendevasi defunto alle ore 2 pomeridiane in età d’anni 27 Cucco Gioanni Battista soldato del 2° Reggimento Granatieri di Sardegna 9^ Compagnia, matricola 3796, nativo di Novello, Provincia di Alba, morto in seguito a cholera".

      865) - GIACHINO Giuseppe 1836 - 1859 - Dice un documento: "L’anno del Signore 1859 ed alli 24 del mese di Giugno nel Colle di S. Martino di Rivoltella rendevasi defunto alle ore 7 di sera in età d’anni 23 Giachino Giuseppe cattolico soldato del 17° Regg. Fanteria Brigata Acqui 5^ Compagnia n. Matricola 15667, nativo di Novello Provincia di Alba, morto in seguito a ferita con arma da fuoco, sepolto a S. Martino sul campo".
      La battaglia di San Martino, comandata e guidata personalmente dal re Vittorio Emanuele II, fu combattuta con grande animo, dalle truppe piemontesi E’ rimasta celebre la frase con cui Vittorio Emanuele incitava i suoi soldati: «Fioeui, ò i pioma San Martin ò i'aoti an fan fé San Martin a noi!» (Figlioli, o prendiamo San Martino, o i nostri avversari ci obbligheranno a "fare San Martino").
      Battaglia che costò cara, perché, tra San Martino e Solferino, i Piemontesi persero 21.648 uomini tra morti e feriti, mentre gli Austriaci, sconfitti, persero solo 16.426 uomini tra morti, feriti, dispersi o prigionieri.
      Un turista svizzero, Henry Dunant, fu inorridito da tale massacro ed inventò la Croce Rossa.
      A sinistra, una ricostruzione della battaglia di San Martino.

      866) - VIVALDA Andrea - 1837 - 1859 - Durante la seconda Guerra d’Indipendenza, le truppe piemontesi di re Vittorio Emanuele II di Savoia il 30 maggio 1859 conquistarono Palestro e alcuni comuni vicini presso Vercelli.
      Ma le perdite furono pesanti per entrambe le parti, soprattutto i francesi ne lamentarono un notevole numero in rapporto agli uomini utilizzati. I piemontesi contarono 700 fra morti e feriti, i francesi 270 e gli austriaci 1.140. Ma questi ultimi dovettero registrare anche la perdita di 400 prigionieri.
      Un documento dice:
      "L’anno del Signore 1859 ed alli 31 del mese di Maggio nel fatto d’armi alla difesa di Palestro rendevasi defunto alle 10,45 in età d’anni 23 Vivalda Andrea (1837) soldato nel 10° Reggimento Fanteria , matricola n. 14854 4^ Compagnia, nativo di Novello Provincia di Mondovì, morto in seguito a palla nemica e sepolto a Palestro".
      A sinistra, la rappresentazione della presa di Palestro.

      867) - GALLO Sebastiano - 1837 - 1861 - Dice un documento: "L’anno del Signore 1861 ed alli 3 del mese di Dicembre, nella Parrocchia di S. Michele di Novello, è stato dichiarato che:
      alle ore 22 orario di Potenza in Ospedale è morto Gallo Sebastiano d’anni 23, di professione soldato piemontese nativo del Comune di Novello, domiciliato nel Comune di Potenza.
      Dal Segretario Generale del Ministero di Grazia e Giustizia ed Affari Ecclesiastici in Napoli sotto la data 12 Ottobre 1861 segnato M. Providi è stata trasmessa una copia delle fede di morte di Gallo Sebastiano Soldato in Potenza ivi morto li 17 del mese di Agosto qual fede abbiamo inserito in fine del presente doppio registro avendola ricevuta li 2 del mese di Dicembre 1861 dalla Curia Vescovile di Alba."
      Per questo nostro compaesano non ci sono notizie precise, per due motivi:
      1) Le strutture burocratiche erano ancora quelle del Regno dei Borboni (si veda la procedura presso il Ministero di Grazia e Giustizia di Napoli, quando già il Sud faceva parte del Regno d’Italia).
      2) C’è reticenza, perché il soldato Gallo morì in ospedale, ma pare per colpo di arma da fuoco da uno dei tanti gruppi di briganti che infestavano la regione, definendosi partigiani.
      Il Regno delle Due Sicilie, col plebiscito del 21 Ottobre 1860, votò per l’annessione all’Italia, ma fu un plebiscito-farsa: votarono per il SI oltre il 99% dei votanti, semplicemente perché le schede dei SI e dei NO si mettevano in due urne diverse e c’era chi teneva conto dei votanti NO.
      A sinistra, foto del 1862: elementi della banda del brigante Agostino Sacchitiello di Bisaccia, uno dei luogotenenti di Carmine Crocco, il più famoso ed applaudito brigante di quel periodo.

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