(Es 25,8).

LE FOTO DA 878 A 881 (Giugno 2021)

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UOMINI CHE FECERO LA STORIA

      Trovai casualmente il sito del dottr Giorgio Spinelli, che mi interessò moltissimo. Elenca centinaia di foto storiche, che fanno immaginare - e, in qualche caso, rivivere - momenti storici che tutti dobbiamo ricordare. Purtroppo, malgrado i tentativi fatti, non soo riuscito a trovare l'email del citato Spinelli, per chiedergli l'autorizzazione a pubblicare alcune sue (sue come copyright) foto. Se, per avventura, mi legge, spero mi contatti.
      Scelsi tre grandi personaggi, in foto elencate cronologicamente: Mussolini, Stalin, Hitler.

      878 - Come sappiamo, Benito Amilcare Andrea Mussolini nacque a Predappio (FO ora FC), il 29 Luglio 1883 e morì a Giulino, frazione di Mezzegra (CO), il 28 Aprile 1945.
      Non parlo della sua vita, arcinota a tutti, ma, partendo da una foto giovanile, vorrei confrontarlo coi due dittatori successivi per il calcolo dei morti che causarono nel mondo.
      Intanto, diciamo che Benito era un socialista accanito, che parlava bene il tedesco ed era nel 1903 in Svizzera per fomentare e partecipare allo sciopero generale. Naturalmente, venne arrestato e le guardie svizzere, scrupolosissime, pensarono che Benito non era un nome italiano, ma spagnolo, corrispondente al nostro Benedetto. E così lo chiamarono sul documento in fotografia. Ora, dai giornali che ne parlano, proviamo a contare quanti furono i morti a causa del fascismo.
      Le spedizioni punitive fino al 1924 causarono circa 500 morti.
      Il Tribunale Speciale emise 4596 condanne, di cui 42 a morte. Ne furono eseguite 31, per la maggior parte di autori di almeno un assassinio.
      177 antifascisti morirono al confino coatto; non se ne precisa la causa.
      Fra ebrei ed oppositori, dal 1939 alla fin della guerra oltre 10.000 (ebrei e non) morirono in Germania.
      Nelle colonie africane si calcolano circa 100.000 morti fra fucilazioni e stenti causati dagli invasori italiani. Io ho qualche dubbio sulla cifra, perché ad Addis Abeba, recentemente, per esempio, trovai la massima simpatia per gli italiani. La piazza pricipale - dedicata a Menelik - è chiamata semplicemente la PIASSA e gli edifici d'attorno sono detti i palazzi degli italiani. In Libia, a Bengasi, con mia moglie al mercato presi un grappolo d'uva. I due mercanti, saputo che eravamo italiani, al grido (à la fortuna! à la fortuna!) non vollero assolutamente essere pagati.
      Fino al 1943, 194.000 militari e 3.208 civili caduti sui fronti di guerra, oltre a 3.066 militari e 25.000 civili morti sotto i bombardamenti alleati. Dopo l’armistizio, 17.488 militari e 37.288 civili caduti in attività partigiana in Italia, 9.249 militari morti in attività partigiana all’estero, 1.478 militari e 23.446 civili morti fra deportati in Germania, 41.432 militari morti fra le truppe internate in Germania, 5.927 militari caduti al fianco degli Alleati, 38.939 civili morti sotto i bombardamenti, 13.000 militari e 2.500 civili morti nelle file della Rsi. Totale 403.564 morti, compresi i civili deportati contati due volte.
      Comunque, gli storici concordano abbastanza sulla cifra di circa 400 mila morti complessivamente.

      879) - Stalin nacque in Georgia nel 1878 e morì nel 1953. Fu per trent'anni in capo indiscusso dell'U.R.S.S.
      Secondo lo storico inglese Robert Conquest, tra esecuzioni immediate e decessi nei gulag, si calcola siano state uccise, solo nel periodo dal 1937 al 1938, oltre 3 milioni di persone.
      IL russo Solgenitsin – molto più al corrente - calcola che, complessivamente, le morti causate da Stalin prima dell’inizio della guerra (1939) siano state oltre 15 milioni, di cui oltre 3 milioni per freddo e denutrizione nei gulag.
      Fu più preciso Kruscev, nella sua denuncia fatta nel 1956, durante il XX Congresso del PCUS. Precisò che, fino ai dati resi noti dopo l’apertura degli archivi sovietici, il numero di 15-20 milioni di vittime si riferisce soltanto ai cittadini russi nel periodo che va dal 1918 al 1939. Poi ci sono tutti gli altri. E i morti durante la guerra 1939-1945? Dopo i tentativi, ai tempi dell’Urss, di ridimensionare l’altissimo costo pagato per liberare il mondo dalla minaccia nazifascista, oggi la cifra ufficiale è di 26,6 milioni di vittime. Ma, come ovvio, si tende sempre a diminuire i numeri.
      Insomma, sfrondando un po’, si superano di poco i 50 milioni di morti.
      A noi allobrogi interessa in particolare la tragica fine della Divisione Cuneense, di cui parlerò nella foto successiva.

      880) - La Divisione Cuneense era composta complessivamente da 18.500 militari e ne tornarono circa 2000. Come morirono gli altri 16.500? La maggior parte degli italiani pensa che siano morti in battaglia, ma non fu così. Pochissimi morirono combattendo, per il semplice motivo che vennero ben presto a mancare le munizioni e non ci fu altra via che arrendersi. La tragedia venne dopo, con crudelissime morti in prigionia. Mi limito a citare due fonti.
      La prima, da I prigionieri italiani in Russia di Maria Teresa Giusti, da cui traggo due brani:
      """(Ai prigionieri), da prima furono presi gli stivali e le combinazioni di gambali e scarponi. Chi ne veniva privato rimaneva scalzo. Possiamo immaginare, essendo il periodo dicembre-gennaio, come il furto di scarponi e cappotti potesse equivalere a una sentenza di morte per congelamento o assideramento".(Omissis)
      Un cittadino russo, ancora ragazzo, così ricorda uno dei tragici sistemi per far morire i prigionieri italiani: "Il giorno stava terminando. I soldati di scorta hanno condotto vicino al burrone una colonna che contava centinaia di prigionieri di guerra. Poi hanno cacciato gli italiani sul fondo del burrone strettamente legati l'uno all'altro. Quando questo lavoro è terminato i soldati di scorta sono usciti dal burrone e hanno cominciato a lanciare granate contro i prigionieri di guerra. C'erano molti soldati di scorta e tutti lanciavano granate; questo è continuato abbastanza a lungo. Negli intervalli tra le esplosioni delle granate si sentivano le grida dei condannati. Terminato il lancio delle granate i soldati di scorta sono scesi sul fondo del burrone. Si sono sentiti degli spari. Noi, sebbene fossimo dei ragazzi, capivamo bene cosa succedeva nel burrone. Dopo di ciò i soldati di scorta sono saliti sui carri trainati dai cavalli e sono partiti".
      La seconda da Arrigo Petacco, che così descrive nel suo libro le testimonianze raccolte: "…i carri (ferroviari) più attrezzati disponevano di due tavolacci a mezza altezza per aumentarne la capienza dividendo i prigionieri in due strati. Dove già non esisteva, qualcuno provvide a realizzare una latrina praticando un foro a colpi d'accetta che tuttavia non tardò ad essere otturata da mucchi di escrementi e di urina gelata. I decessi erano numerosi e continui. Ogni mattina, quando la guardia apriva il portellone, la sua abituale domanda era: Skol'ko kaputt?, quanti morti stamane? I cadaveri, ritti ancora in piedi sorretti dalla ressa, venivano raccolti in un vagone di coda per essere poi sepolti lungo la scarpata ferroviaria o addirittura gettati dal treno durante il viaggio. L'eccezionale mortalità allargò gli spazi dei sopravissuti…". La maggior parte che sopravvissero a questi lunghi viaggi, morirono poi nei campi di prigionia, dal freddo, dalle malattie e dalla fame, nessuno mosse "un dito" a loro favore, anzi, da testimonianze venute fuori solo da pochi anni, sembra che chi avrebbe potuto far qualcosa per salvarli (Togliatti), al contrario li trattò come "fascisti", nemici che dovevano morire...il concetto più o meno era: meno Alpini ritornano in patria, più forte sarà l'odio dei familiari e della popolazione verso il regime che in quella tragedia li trascinò...La prima parte del "progetto" funzionò sicuramente...pochissimi furono i sopravvissuti ai campi di prigionia russi."

      881) - Adolf Hitler nacque a Braunau am Inn (Austria) il 20 Aprile 1889 (sette anni più giovane di Mussolini) e morì a Berlino il 30 Aprile 1945.
      Tutti sappiamo tutto (o quasi) della sua vita, perciò limitiamoci a considerare quante persone morirono per colpa sua.
       In “La nostra storia” di Dino Messina, si legge: “Il più grande dei massacri, secondo White, è naturalmente la seconda Guerra Mondiale (1939-1945), con 66 milioni di vittime, 42 delle quali ascrivibili alla responsabilità di Adolf Hitler, compresi naturalmente i sei milioni di ebrei massacrati nella Shoah.”
      Il numero di oltre 40 milioni concorda con quello di altri studiosi della materia e non sto lì a perdermi in sottigliezze. Faccio una considerazione da studiare attentamente: i due dittatori Mussolini ed Hitler non nacquero da una rivoluzione violenta contro i governanti precedenti; non ammazzarono il re e la sua famiglia; per arrivare al potere, non fucilarono tutti quelli che non la pensavano come loro. A qualcuno sembrerà strano, ma furono eletti dal Parlamento, ossia, dalla volontà popolare (ammesso che il Parlamento lo sia).
      Perché ottennero i voti? Perché ai semplici piacciono coloro che parlano sempre con voce tonante, che gridano di battersi per la gente, per il popolo, per gli italiani(o per i tedeschi) e promettono leggi che alla gente, al popolo, agli italiani (o ai tedeschi) possono piacere individualmente, ma che sono negative per le sorti anche economiche della società collettiva. Saremo in grado, per il futuro, di guardarci da questi individui?
      Tornando ad Hitler, nella foto è l’ultima stanza sotterranea in cui si rifugiò, prima della fine. Era o non era pazzo? Ed il popolo (la gente) non se ne accorse?

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