LE FOTO DA 181 A 190 (Ottobre 2005)

181) - 1992 - Cuneo. E' una Sezione del provveditorato agli studi.
Prima fila alta, da sinistra: Carla Laugero, Gabriella Garnero, Franca Giordano, Rita Giordano, Pietro Falco, Lidia Bersia, Aldo Gossa e Aldo Ferrero.
Chini, da sinistra: Carla Salvatico, Giuseppe Biarese, Susanna Lingua, Marinella Carrus e Ida Noero.

182) - 1935 - Monforte d'Alba. E' ancora il signor Gallina, quello che aveva il negozio in paese, con un figlio. Dall'età, penso si tratti di Achille, oggi affermato ristoratore a Torino, con cibi genuini di Langa e internazionali (La Capannina, credo).

183) - 1936 - Novello. La famiglia dei "Biasin" (Tarditi di via marchesi Oreglia). Probabilmente, nei nonni vi era un Biagio, che diede il nome con cui ancora oggi sono conosciuti.

184) - 1936 - Novello. All'inizio degli anni Trenta, a Novello i fascisti (ma guardate che facce da contadinotti prestati alla politica...) si fecero un bel quadro a medaglioni, con la scritta O CON NOI O CONTRO DI NOI, fra l'altro, parafrasata dal Vangelo.
        Riconosco alcune delle autorità di allora: Augusto Balocco (il segretario politico), Guido Tarditi (il segretario comunale), Elia Tarditi (il farmacista), il Maestro Ghigo (l'organista e direttore del coro), mio padre (riformato alla visita di leva, ma, da insegnante, con la divisa della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale), Pasquale Anselma (il sindaco).

185) 1936 - Novello. Sei distinti signori, che sapevano vivere ed esprimere appieno l'allegro spirito langarolo.
        Da sinistra, in piedi: Oreste Tarditi, maresciallo di P. S. nonché valente artista, conosciuto per fama come "il pittore delle Langhe"; Michele Alessandria, detto "del Mancino", con un occhio di vetro per non so quale disgrazia; Enrico Rostagno, funzionario di banca a Roma (mi pare); un novellese che non riconosco.
        Chinati: un altro novellese che non riconosco; Pasquale Taricco, negoziante in tartufi.

186) 1937 - Novello. Foto di gruppo al matrimonio di Domenico Passone con Giovanna Tarditi, figlia del Messo Comunale e sorella del pittore Oreste.
        A destra, si noti la strana posa di Fiorenzo Passone, detto "del Biondino": probabilmente, temeva di essere fuori del campo di ripresa dell'obiettivo.

187) 1937 - Novello. Ancora il pittore Oreste Tarditi. Da sinistra, la sorella Ada e la moglie Agostina Barroero. Ciò che piace, soprattutto, nella foto, è Novello sullo sfondo, paesino quieto e fresco.

188) 1937 - Non so da dove venga questa foto. Se qualcuno mi sa dire qualcosa, gliene sarò grato.
La mia amica Giovanna Cogno (vedova di Piero Vivalda) mi dice che è la foto di tutti gli abitanti di Panerole (frazione di Novello), scattata nel 1946/47 circa.

189) 1937 - Novello. La famiglia Cristino, piccola tribù stimata per operosità e correttezza.
        Alcuni mesi dopo la pubblicazione nel sito, i membri della Famiglia Cristino mi avvertono che non si tratta di loro.
        Chi fosse in grado di identificare di quale famiglia si tratti, me lo dica, per favore.

190) 1937 - Sempre Chiusavecchia (IM). Terzo modo di pescare. Dopo il "barcaggio" e la "seccagna" (foto nn. 68 e 70), viene il "lamassamme".
        Si effettuava nelle ore di acqua torbida, durante o subito dopi il temporale. Si prendeva una zappa (il "magajo" a tre punte), si scavava nel fresco in cerca di lombrichi e se ne riempiva una scatoletta. Poi, si prendeva un ago da materassaio (che ogni casa aveva) e gli si legava un metro o poco più di filo da cucito (filofort, si diceva). Poi, s'infilavano uno per uno i lombrichi, in modo da fare un salsicciotto di un metro o più di lombrichi infilati. Poi si avvolgeva il salsicciotto attorno a tre dita di una mano e si legava con uno spago, in modo da farlo a gnocchetto. Si prendeva una canna piuttosto corta, le si legava uno spago a mo' di lenza e, in cima, al posto dell'amo, si legava il mucchietto di lombrichi infilati. Poi si prendeva l'indispensabile ombrello (non per la pioggia) e si andava a pescare. Ci si metteva su qualche balza con l'acqua torbida ed agitata, si buttava l'esca e si aspettava.
        Quando l'anguilla (ripeto: si pescavano solo anguille, i pesci erano disprezzati) mordeva, il pescatore sentiva un leggero strappo e doveva essere lestissimo a tirar su di colpo e con slancio la lenza. Non c'era amo, ma l'anguilla rimaneva per due/tre secondi coi denti agganciati al filo nel lombrico, quel tanto che bastava per tirarla per aria. Naturalmente, l'anguilla lasciava subito la preda, ma ormai era fuori dall'acqua e per aria; coll'altra mano, il pescatore non doveva fare altro che afferrare l'ombrello - tenuto sempre pronto aperto al rovescio - e porlo nel punto in cui stava per cadere l'anguilla.
        Poi, venne la civiltà e, con essa, i guardiapesca e tutto finì.

Pagina precedente
Pagina successiva
Torna a FOTO
Torna all'indice