LE FOTO DA 945 A 949 (Novembre 2022)

      Cose che si videro a Novembre di tanti anni fa.

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      945) - Novembre 1391 - Il 1° novembre 1391 il conte Amedeo VII di Savoia, il Conte Rosso, figlio del Conte Verde, si spense nel Castello di Ripaglia, nell'Alta Savoia, dopo un'agonia di atroci sofferenze. Aveva 32 anni, si era barcamenato abilmente tra Impero e Papato, si era distinto in numerose battaglie per assicurare stabilità ai propri possedimenti, aveva ottenuto uno dei più importanti obiettivi della dinastia: lo sbocco sul mare, grazie alla conquista di Nizza.
      L'improvvisa morte di Amedeo non solo lasciò orfana la sua contea troppo presto, ma diede via a uno dei gialli medievali più controversi. Arrivato a Ripaglia per mettere fine a una protesta locale, il Conte Rosso partecipò a una caccia al cinghiale, una delle sue grandi passioni; cadde da cavallo e fu costretto al letto. Secondo la medicina recente, è molto probabile che il Conte venne aggredito dal tetano e morì nel giro di pochi giorni. Ma a quel tempo si diffuse rapidamente, anche per ragioni politiche, la voce che fosse stato avvelenato.
      I sospetti si concentrarono immediatamente sul suo medico Jean de Grandville, che fu arrestato, ma presto liberato, e su Boba di Borbone, la madre di Amedeo VII. Poi, si accusò lo speziale Lompes, che fu arrestato, torturato, squartato e sparpagliato. Fu riarrestato Grandville, torturato e liberato. Si accusò il nobile Oddo di Grandson che fu ucciso in duello e la storia finì lì.
      Amedeo VII fu sepolto a Superga col figlio Amedeo VII ed Emanuele Filiberto.

      946) - Scrittore e poeta irlandese Oscar Wilde, nato il 16 Ottobre 1854 e morto 30. novembre 1900. Vizioso, impertinente, geniale. Oscar Wilde (Dublino, 16 ottobre 1854 – Parigi, 30 novembre 1900), il dandy più famoso di sempre, è passato alla storia tanto per le sue opere, quanto per la sua esistenza – Da “Il ritratto di Dorian Gray” a “L’importanza di chiamarsi Ernesto”, passando per gli aforismi e l’estetismo, l’approfondimento sulla vita e gli scritti dell’autore irlandese, morto a soli 46 anni.
      Più che le sue opere, notissime, pubblico alcuni suoi aforismi:
- A volte è meglio tacere e sembrare stupidi che aprir bocca e togliere ogni dubbio.
- Le follie sono le uniche cose che non si rimpiangono mai.
- Gli uomini vorrebbero essere sempre il primo amore di una donna. Questa è la loro sciocca vanità. Le donne hanno un istinto più sottile per le cose: a loro piace essere l’ultimo amore di un uomo.
- Amo recitare. È molto più reale della vita.
- Perdona sempre i tuoi nemici. Nulla li fa arrabbiare di più.
- Stupisco sempre me stesso. È l’unica cosa che renda la vita degna di essere vissuta.
- Sii te stesso, tutto il resto è già stato preso.
- La gioia suprema di essere padre è intesa veramente da pochi uomini; la maternità invece, da tutte le donne, anche le più depravate.
- La felicità non è avere quello che si desidera, ma desiderare quello che si ha.
- Agli esami gli sciocchi fanno spesso domande a cui i saggi non sanno rispondere.
- La bigamia è avere una moglie di troppo. La monogamia lo stesso.
- Posso resistere a tutto tranne che alle tentazioni.
- Sogna come se dovessi vivere per sempre; vivi come se dovessi morire oggi.
- Le donne sono fatte per essere amate, non per essere comprese.
- Piangere è per le donne normali. Le donne graziose fanno shopping.

      947) Beniamino Gigli, (Recanati, 20 marzo 1890 – Roma, 30 novembre 1957) è stato un tenore e attore italiano, uno dei più celebri cantanti d'opera del XX secolo. Ultimo di sei figli di Domenico, calzolaio e campanaro del duomo, ed Ester Magnaterra, mostrò sin da piccolissimo grandi attitudini per il canto. A quindici anni, mostrando voce di contralto, fu scelto a Macerata come protagonista, in vesti femminili, dell' operetta La fuga di Angelica.
      Con sacrifici della famiglia, dopo la partecipazione alla guerra di Libia (1912), riuscì ad iscriversi al Conservatorio Santa Cecilia. Benché agli allievi fosse vietato esibirsi ufficialmente, apparve con lo pseudonimo di Mino Rosa in numerosi salotti romani, riuscendo a guadagnare la rispettabile somma di trecento lire. Il 24 aprile 1914 cantò con il proprio nome alla sala dell'Accademia di Santa Cecilia nella fiaba musicale La principessa dai capelli d'oro. Dopo aver vinto un altro concorso di canto a Parma, esordì in grande al Sociale di Rovigo in La Gioconda.
      Nel 1917 iniziarono le scritture all'estero (Madrid, Barcellona, Montecarlo, Rio, Buenos Aires) ed esordì in Mefistofele alla Scala di milano sotto la direzione di Arturo Toscanini. Per 12 anni si esibì al Metropolitan di New York in numerose opere. Nel 1932, dopo dodici anni consecutivi e circa cinquecento recite, ltornò in Italia, con sporadiche esibizioni all’estero (Sudamerica).
In seguito, con l'avvento del sonoro, approdò anche al cinema, girando una serie continuativa di sedici film dal 1935 ai primi anni cinquanta. Dopo la liberazione, si ritirò temporaneamente dalle scene, ritornandovi nel 1946, ancora in grado d'entusiasmare il pubblico nonostante l'età non più verde. L’ultimo spettacolo a livello ufficiale fu alla Carnegie Hall di New York il 20 aprile 1955. In seguito, con l'avvento del sonoro, approdò anche al cinema, girando una serie continuativa di sedici film dal 1935 ai primi anni cinquanta. Dopo la liberazione, si ritirò temporaneamente dalle scene, ritornandovi nel 1946, ancora in grado d'entusiasmare il pubblico nonostante l'età non più verde. L      ’ultimo spettacolo a livello ufficiale fu alla Carnegie Hall di New York il 20 aprile 1955.
      Come vita privata, nel 1915 sposò in chiesa Costanza Cerroni, da cui ebbe due figli Rina: nel 1916, futuro soprano di valore, ed Enzo nel 1919. Nel 1932 incontrò Lucia Vigarani, con la quale ebbe una relazione segreta dalla quale nacquero tre figli: Giovanni nel 1940, Gloria nel 1942 e Maria Pia nel 1944. Era fedele a Padre Pio, che gli fece troncare la relazione extraconiugale e gli raccomandò che la carità si esercitasse anche con i figli naturali, che in effetti ebbero la loro parte di eredità. Morì all'età di sessantasette anni e riposa nella tomba di famiglia a Recanati.

      948) - Ferdinando I di Savoia, duca di Genova. – Nacque a Firenze il 15 novembre 1822, secondo figlio di Carlo Alberto e di Maria Teresa d’Asburgo Lorena. Suo padrino di battesimo fu il granduca Ferdinando III di Toscana, padre di Maria Teresa, da cui prese il nome, raro in Casa Savoia.
      L’educazione di Ferdinando fu quella tipica dei principi di Casa Savoia. Più appassionato all’arte militare che alla letteratura, mostrò una marcata curiosità per la matematica, alla quale si applicò in modo particolare. Iniziò la sua carriera militare nel 1833, venendo nominato luogotenente della brigata Casale. Nel 1834 fu promosso capitano e nel 1835 maggiore. Per lacorrettezza dei Savoia, anche un principe reale doveva piegarsi alla logica della competenza. La severa educazione del principe si concluse nel 1841, quando ormai era colonnello d’artiglieria, arma cui restò sempre legato.
      Nel 1845 lo zar di Russia Nicola I pensò a Ferdinando come al possibile sposo per sua figlia, l’arciduchessa Olga di Russia (1822-1892). In quell’anno, lo zar incontrò Carlo Alberto a Genova; poi partì per Palermo, a bordo di un piroscafo sabaudo, accompagnato dal giovane Ferdinando. Durante il soggiorno in Sicilia il duca s’innamorò della principessa e insistette con il padre perché si arrivasse a un accordo, che, tuttavia, non andò in porto per la richiesta sabauda che la principessa si convertisse al cattolicesimo prima di sposarsi. Ferdinando fu assai amareggiato dalla decisione paterna e per diversi anni rifiutò di sposarsi.
      Frattanto, il Parlamento siciliano aveva proclamato l’indipendenza dell’isola dal Regno delle Due Sicilie e offrì la corona a Ferdinando, a condizione che egli ricusasse il nome di Ferdinando e adottasse quello di Alberto Amedeo. Il mancato appoggio dell’Inghilterra (perfida Albione) indussero Ferdinando a rifiutare la corona.
      Tornata la pace e superato il lutto per la morte di Carlo Alberto, Ferdinando sposò la principessa Elisabetta di Sassonia (1830-1912), figlia di re Giovanni I (1801-1873). Un anno più tardi nacque la prima figlia, Margherita (1851-1926), futura regina d’Italia ( famosa anche per la pizza dedicatale…)
      Morì a Torino il 10 febbraio 1855 e fu sepolto a Superga.

      949 - Il Congresso di Verona (conosciuto anche come Congresso dei Grandi), per la verità, si svolse dal 9 al 14 ottobre 1822, ma i singoli Stati ne discussero i risultatinelle proprie Camere nel mese di novembre. Vi parteciparono:
- Impero russo: lo Zar Alessandro I ed il conte Nesselrode
- Imoero Asburgico: l’Imperatore Francesco I e il Principe di Metternich
- Regno di Prussia: il Principe di Hardenberg e il danese Conte di Bernstorff
- Regno di Francia: il Duca di Montmorency-Laval e il Visconte di Chateaubriand
- Regno Unito: il Duca di Wellington
- Regno di Sardegna: il Re Carlo Felice di Savoia
- Regno delle Due Sicilie: il Re Ferdinando I di Borbone
- Stato della Chiesa: Monsignor Giuseppe Maria Spina
- Granducato di Toscana: il Granduca Ferdinando III d’Asburgo-Lorena
- Francesco IV d’Austria-Este, Duca di Modena e Reggio

      Trattò i seguenti argomenti:
- Tratta degli schiavi negri
- Pirateria nei mari Americani e nelle colonie spagnole
- L’e dispute orientali tra Russia e Istanbul
- La posizione dell’Italia
- I danni arrecati dalla rivoluzione spagnola all’Europa e in particolare alla Francia.

      Per quanto riguarda l’intervento italiano, colpisce lLa richiesta di Carlo Felice di escludere Carlo Alberto dalla successione, che non non venne accolta dal Congresso. Il giovane principe che aveva cospirato con i liberali nei recenti moti ed aveva pure concesso uno Statuto, avrà modo di emendare i propri errori partecipando inquadrato nell’armata francese nella campagna contro la Spagna costituzionale.

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