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970) - 3 Marzo 1923 - Primo numero della rivista inglese TIME. Nell'America degli anni Venti la stampa fu investita dal boom dei periodici illustrati e d'attualità che guardavano agli esempi della vecchia Inghilterra. Il TIME inaugurò questa stagione parlando dei fatti attraverso i volti dei protagonisti, arrivando così a fare la storia del XX secolo fino ai giorni nostri.
La rivista, lanciata nelle edicole il 3 marzo 1923, venne fondata quasi per gioco da due studenti di Yale, Henry Luce e Briton Hadden. Intenzionati a chiamarla inizialmente FACTS, i due, già colleghi al Yale Daily News, non nutrivano grandi aspettative dal loro progetto. Tuttavia già dal primo numero avevano conferito al giornale alcuni aspetti identitari, su tutti l'immagine di copertina riservata a un personaggio pubblico.
Sul numero d'esordio toccò a Joseph G. Cannon (presidente della Camera dei rappresentanti degli USA dal 1903 al 1911 e tra i politici più influenti della storia americana) inaugurare la serie di volti noti, locali e non, che aprivano le notizie della settimana. Sfruttando la risonanza che offrivano altri media come la radio e il cinema, TIME aumentò la sua popolarità toccando gli altri continenti.
Pubblicato a New York City, TIME è attualmente il più diffuso settimanale al mondo (26 milioni di lettori in totale, di cui 20 milioni solo negli USA) ed è tra i più autorevoli della stampa internazionale. |
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971) - 11 marzo 2011: Avviene il Disastro nucleare di Fukushima Dai-ich a causa del terremoto.
Il terremoto fu di magnitudo 9, il successivo tsunami e la dispersione delle radiazioni dalla centrale nucleare, una serie concatenata di eventi causarono la morte di oltre 15.000 persone.
Il terremoto e maremoto avvennero in alto mare a 29 km di profondità con epicentro nell'Oceano Pacifico, a 72 km dalla terraferma, Miyagi.
Il terremoto ed il successivo tsunami sono stati la causa del disastro della centrale nucleare di Fukushima (a quasi 200 km. di distanza), distruggendo i generatori di emergenza che alimentavano i sistemi di raffreddamento di tre dei reattori della centrale.
Le cifre di tutti i sostenitori gretini (cioè, i seguaci di Greta Thunberg: no-centrali, no-vax, no-tante cose) sono diversissime, spaventose ed incontrollabili; non possono essere considerate attendibili.
Invece, le cifre ufficiali del disastro indicano 15.900 le vittime, la maggior parte morte durante lo tsunami; 2.523 persone risultano ancora disperse, prevalentemente nelle prefetture di Fukushima, Iwate e Miyagi, le più colpite.
I decessi legati a disturbi mentali e allo stress sviluppati come conseguenza del disastro, secondo l'Agenzia per la ricostruzione, ammontano a 3.784.
Il numero degli sfollati si è ridotto progressivamente nel tempo da un massimo di 470.000, all'indomani dell'incidente ma, a 11 anni dalla catastrofe che ha devastato le regioni a nord del Giappone, ancora 38.139 persone evacuate sono ancora senza casa. Bisogna tenere presente che per "disastro" s'intende lo tsunami (maremoto, eccetera), lo stesso che causò il danno alla centrale nucleare, dove i morti furono poche unità. Rimane, però, il pericolo di un'area - non grande - ancora inutilizzabile per radiazioni.
La foto si riferisce ad un esempio dei danni dello tsunami, in una delle parecchie città colpite. |
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972) - Aldo Romeo Luigi Moro (Maglie, 23 Settembre 1916 – Roma, 9 Maggio 1978) fu tra i fondatori della Democrazia Cristiana e suo rappresentante nella Costituente. Ne divenne dapprima Segretario dal 1959 al 1964 e in seguito Presidente nel 1976. Fu Ministro della giustizia (1955-1957), della Pubblica istruzione (1957-1959) e per quattro volte Ministro degli Esteri nei governi presieduti da Mariano Rumor ed Emilio Colombo. Cinque volte Presidente del Consiglio dei ministri, guidò governi di centro-sinistra, promuovendo la cosiddetta strategia dell'attenzione verso il Partito Comunista Italiano attraverso il compromesso storico e determinò la nascita del Governo Andreotti III in cui il PCI garantiva l'astensione.
Il 16 marzo 1978, la Fiat 130 che trasportava Moro dalla sua abitazione alla Camera dei deputati, fu intercettata in via Fani da un commando delle Brigate Rosse, che uccisero i cinque uomini della scorta (Domenico Ricci, Oreste Leonardi, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi) e sequestrarono il presidente della Democrazia Cristiana.
Dopo una prigionia di 55 giorni in un covo, le Brigate Rosse decisero di concludere il sequestro uccidendo Moro: lo fecero salire dentro il portabagagli di un'automobile Renault 4 rossa rubata e gli ordinarono di coricarsi e coprirsi con una coperta dicendo che avevano intenzione di trasportarlo in un altro luogo. Dopo che Moro fu coperto, gli spararono dodici proiettili, uccidendolo. Il corpo di Aldo Moro fu ritrovato nella stessa auto il 9 maggio a Roma in via Caetani, emblematicamente vicina sia a piazza del Gesù (dov'era la sede nazionale della Democrazia Cristiana) sia a via delle Botteghe Oscure (dove era la sede nazionale del Partito Comunista Italiano). Aveva 61 anni. |
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973) - Idi di Marzo 59 a. C. - GIULIO CESARE. Il governo dell'Impero Romano fu sempre succube del volere dei ricchi proprietari terrieri, che consideravano i cittadini romani nullatenenti come semplici schiavi. Parecchi consoli e tribuni (c’erano anche politici onesti…) emanarono leggi che espropriavano una parte degli immensi possedimenti terrieri per distribuirla ai contadini romani schiavizzati. Ma finì sempre col semplice assassinio del console onesto e conseguente abrogazione della sua legge. Ecco le principali LE LEGGI AGRARIE, tutte abolite:
Lex Cassia. - 1° ASSASSINIO - Il console Spurio Cassio, nel 486 a.c., presentò una legge per dividere il territorio conquistato agli Ernici, per una metà tra i Latini alleati di Roma, e per l'altra metà ai plebei. Fu assassinato ed i patrizi si presero tutte le terre.
Lex Sempronia I. - 2° ASSASSINIO - Nel 133 a. C. Il tribuno Tiberio Sempronio Gracco distribuì ai cittadini poveri tutti i terreni già a libera disposizione dello stato, ma sfruttati da patrizi latifondisti. La legge fu approvata ma Tiberio fu assassinato, con trecento suoi partigiani, in un tumulto provocato dagli oligarchi. E la sua legge fu annullata.
Lex Sempronia II. - 3° ASSASSINIO - Caio Gracco, fratello di Tiberio, tribuno nel 123 a.c., presentò una nuova legge Sempronia agraria, molto simile alla legge di Tiberio; Caio fu ucciso in circostanze analoghe a quelle del fratello. E la sua legge fu annullata.
Lex Appuleia. - 4° ASSASSINIO - Nel 100 a.C., L. Appuleio Saturnino distribuì ai soldati della guerra cimbrica le terre che nella Gallia erano state annesse al demanio pubblico. La legge fu approvata nonostante l'opposizione vivissima del Senato. Qualche mese dopo, Saturnino fu trucidato col collega Glaucia, e la legge fu abrogata prima che ne fosse stata iniziata l'applicazione.
Lex Livia II. - 5° ASSASSINIO - Fu emanata nel 91 a.C. dal tribuno della plebe M. Livio Druso. per la fondazione di colonie da crearsi in Italia e in Sicilia coi terreni pubblici abusivamente occupati da altri. Poco dopo Druso venne ucciso da ignoti e la sua legge abrogata.
Lex Iulia. - 6° ASSASSINIO - Inncurante della passata ecatombe di tribuni della plebe, nel 59 a. C. il progetto di legge di un’onesta Lex Agricola fu ripresentato stavolta da CAIO GIULIO CESARE. Prevedeva l’assegnazione, a favore di cittadini poveri con almeno tre figlioli, di tutte le terre italiche in possesso del demanio, cioè, senza espropriare nessuno. Contro di lui complottò la ricca minoranza dei congiurati, che, il 15 Marzo del 59 a. C. , lo assassinò, annullando la sua legge. La scusa fu che mirava a farsi re.
Che i romani avessero già sentito parlare di mafia, 'ndrangheta e camorra? |
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974) - Nel marzo 1979, donne e ragazze iraniane e i loro sostenitori maschi presero parte a una settimana di manifestazioni a Teheran, per protestare contro l’editto del nuovo regime islamista che obbligava le donne a indossare l’hijab. Le manifestanti espressero un profondo senso di tradimento per la direzione presa dalla rivoluzione iraniana, allora vecchia di poche settimane. “All’alba della libertà, non abbiamo libertà”, gridavano. I loro ranghi crescevano di giorno in giorno, raggiungendo almeno 50.000 dimostranti.
Il movimento attirò la solidarietà internazionale e ottenne il sostegno dei Fedayeen, un gruppo marxista-leninista che si era impegnato per portare gli islamisti al comando. Per qualche giorno, i Fedayeen formarono un cordone protettivo, separando i manifestanti dalla folla di islamisti che cercavano di attaccarli fisicamente. Ma col tempo, influenzati da una visita di Yasser Arafat e altri, i Fedayn ritirarono il loro sostegno per paura di indebolire la rivoluzione islamista. Negli anni successivi, il movimento femminista iraniano fu ridotto alla clandestinità.
Più di quarant’anni dopo Mahsa (Jina) Amini, una donna curda di ventidue anni, arriva a Teheran con la sua famiglia in vacanza. Poco dopo, il 13 settembre 2022, gli agenti della famigerata polizia morale del paese l’arrestano con l’accusa di indossare l’hijab in modo improprio. Nonostante le sue vigorose proteste, la torturano duramente. Tre giorni dopo, muore per lesioni cerebrali. Il rifiuto dello stato di indagare sulle cause della sua morte risveglia la rabbia del movimento femminista e le manifestanti gridano in piazza: “Non aver paura, non aver paura, siamo tutti insieme”.
Le manifestazioni hanno luogo in più di ottanta città e centri abitati in tutto il paese. Con il diffondersi delle proteste, le giovani donne, anche studentesse delle scuole superiori e medie, si strappano il velo e gridano: “Morte al dittatore!”. Ad esse si uniscono molti uomini. Ciò che rende storicamente nuove queste proteste è che tanti uomini iraniani ed islamici sono disposti a morire per la libertà delle donne.
Dal punto di vista demografico, l’Iran, con una popolazione di 85 milioni, è un paese molto diverso da quello che era nel 1979. Il 75% del paese è completamente urbanizzato, l’alfabetizzazione è quasi del 100% tra le persone sotto i venticinque anni e ci sono 4 milioni di studenti universitari, la maggior parte dei quali sono donne. Nel frattempo, il tasso di fecondità è sceso a 2,1 nati per donna, dai 6,5 del 1979. |