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980 - Hindenburg - Era il mezzo di trasporto e oggetto volante più grande mai costruito. Il più sicuro sino ad allora conosciuto.Il 6 maggio 1937 l’LZ 129 Hindenburg – che portava il nome del Presidente della Germania, Paul von Hindenburg, l’ultimo della Repubblica di Weimar - ebbe un incidente.
Il dirigibile, rivestito in cotone, aveva una struttura innovativa, in alluminio: 245 metri di lunghezza (9 metri in meno del Titanic) e 46,8 metri di diametro, conteneva 211.890 metti cubi di gas divisi in 16 scomparti ed era spinto da quattro motori da 900 cavalli (820 kW), che gli consentivano una velocità massima di 135 chilometri all’ora.
Poteva portare 72 passeggeri (50 nei voli transatlantici), con un equipaggio di 61 uomini. Costruito dalla Zeppelin nel 1935 al costo di 500mila dollari, fece il suo primo volo nel marzo del 1936 e completò una doppia traversata atlantica nel tempo record di 5 giorni, 19 ore e 51 minuti, nel luglio dello stesso anno. L’Hindenburg era stato pensato per essere riempito con elio (non infiammabile), ma un embargo militare statunitense su questa sostanza costrinse i tedeschi a utilizzare l’altamente infiammabile idrogeno. Tanto da essere completamente distrutto da un incendio quel 6 maggio: delle 97 persone a bordo, “solo” 35 morirono (13 passeggeri e 22 membri dell’equipaggio).
Durante la manovra di attracco alla stazione aeronavale di Lakehurst nel New Jersey, lo Zeppelin tedesco prese fuoco e in meno di un minuto venne distrutto. La causa che provocò il disastro non è del tutto chiara, anche se tra quelle maggiormente credibili ci sono l’accumulo di elettricità statica, che causò una scintilla e incendiò l’involucro del dirigibile, e una manovra azzardata.
La stampa tedesca (c’era Hitler) diede la colpa ad un fulmine. |
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981) - La tragedia di Superga fu un incidente aereo avvenuto il 4 Maggio 1949 a Torino. Alle ore 17:03 il Fiat G.212 della compagnia aerea ALI, siglato I-ELCE, con a bordo l'intera squadra del Grande Torino, si schiantò contro il muraglione del terrapieno posteriore della basilica di Superga, che sorge sulla collina torinese; le vittime furono 31, nessun sopravvissuto.
L'aereo stava riportando a casa la squadra da Lisbona, dove aveva disputato una partita amichevole contro il Benfica. Nell'incidente perse la vita l'intera squadra del Torino, vincitrice di cinque scudetti consecutivi dalla stagione 1942-1943 alla stagione 1948-1949[3] e che costituiva la quasi totalità della Nazionale italiana.
Da accertamenti successivi, pare che l'altimetro si fosse bloccato sui 2000 metri e quindi inducesse i piloti a credere di essere a tale quota, mentre erano a soli 600 metri dal suolo.
Alle ore 17:03 l'aereo con il Grande Torino a bordo, messo in volo orizzontale e allineato per prepararsi all'atterraggio, si va invece a schiantare contro il terrapieno posteriore della basilica di Superga. Le vittime:
Giocatori: Baciigalupo, Aldo e Dino Ballarin. Bongiorni, Casigliano, Fadini, Gabetto, Revelli Grava, Grezar, Loik, Maroso, Martelli, Mazzola, Menti, Operto, Ossola, Rigamonti e Schubert.
Dirigenti: Agnisetta, Civalleri e Bonaiuti.
Allenatori: Erbstein, Lievesley e Cortina.
Giornalisti: Casalbore, Tosatti e Cavallero.
Equipaggio: Meroni, Bianciardi, D'Incà e Pangrazzi. |
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- 982 - La battaglia di Berlino del 2 Maggio 1945 fu l'ultima grande offensiva del teatro europeo della seconda guerra mondiale e segnò la sconfitta definitiva della Germania nazista. L'Armata Rossa sovietica prima travolse, nonostante l'accanita resistenza, il precario fronte tedesco sul fiume Oder, quindi accerchiò e attaccò direttamente la capitale tedesca, disperatamente difesa da reparti raccogliticci della Wehrmacht, delle Waffen-SS (comprese unità di volontari stranieri), della Gioventù hitleriana e del Volkssturm.
I sovietici, in netta superiorità numerica e di mezzi terrestri e aerei, riuscirono a portare a termine la loro missione, a distruggere o catturare il grosso delle forze nemiche e a ottenere la resa di Berlino (2 maggio 1945). I combattimenti sulla linea del fiume Oder e soprattutto all'interno dell'area urbana di Berlino, violenti e prolungati, costarono pesanti perdite di uomini e mezzi a entrambe le parti.
Durante la battaglia Adolf Hitler, che aveva deciso di rimanere nella capitale accerchiata per organizzare l'ultima resistenza, si tolse la vita per non cadere in mano sovietica.
La Germania si arrese ufficialmente l'8 maggio 1945, sei giorni dopo la fine della battaglia. |
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983) - Jacopo Carucci, o Carrucci, conosciuto come Jacopo da Pontormo, o semplicemente come il Pontormo (Pontorme, 24 maggio 1494 – Firenze, inizio 1557), è stato un pittore italiano che avviò una sistematica opera di rinnovamento degli schemi compositivi della tradizione, talvolta spregiudicato, cercando di reagire al classicismo pittorico attraverso un'inesauribile vena sperimentale e anticlassicista. La sua complessa personalità, introversa e tormentata, ne fa il prototipo dell'artista malinconico e solitario.
Nato il 24 o il 25 Maggio del 1494, nel 1499 rimase orfano di padre e nel 1504 anche di madre.Fu preso in custodia dalla nonna materna Brigida, che gli fece dare istruzione e a tredici anni lo mandò a Firenze (dove poi visse praticamente tutta la vita) a perfezionarsi in pittura. Dal 1546, lavorò per dieci anni, fino alla morte, alla decorazione del coro della chiesa di San Lorenzo, che era la chiesa della famiglia dei Medici.
I suoi affreschi vennero distrutti nel 1738, in seguito al rimaneggiamento del coro, ma se ne conservano testimonianze scritte, come la stroncatura del Vasari, sia numerosi studi preparatori. L'insolita iconografia cristologica fa riferimento al trattatello cripto-protestante il Beneficio di Cristo, allora tollerato e che faceva capo agli ambienti della Riforma Cattolica: in esso si proclamava la fiducia nella salvezza individuale attraverso la sola fede.
Gli affreschi degli ultimi vent'anni di vita del Pontormo sono quasi tutti perduti, ma quelli salvati ne dimostrano le capacità.
Nella foto (chiesa di Carmignano: visita di Maria ad Elisabetta)), Maria è giunta sulla soglia dell’abitazione di Elisabetta. Le due donne si abbracciano fissandosi intensamente. La loro emozione è grande perché condividono l’esperienza di una gravidanza miracolosa. Le cugine sono vestite con abiti e ampi mantelli. Un fazzoletto copre il loro capo e al di sopra si libra un’aureola lineare. Dietro di loro sono in attesa due ancelle. Le due donne dimostrano la stessa età delle loro padrone e sono vestite con gli stessi abiti, però di colori diversi. |
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984 - Francesco Forgione più conosciuto come Padre Pio è nato nel 1887 a Pietrelcina (Benevento) da Orazio e Maria Giuseppa De Nunzio. Fu battezzato il giorno dopo la sua nascita e, fin dall'infanzia, accarezzò il sogno di consacrare la sua vita al Signore.
È stato ammesso come novizio nell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini a Morcone (Benevento). Il 10 agosto 1910 è stato ordinato sacerdote nel Duomo di Benevento. Inizia così la sua vita sacerdotale, ma a causa di una salute piuttosto fragile, ha peregrinato in vari conventi prima di arrivare a San Giovanni Rotondo il 28 luglio 1916, dove ha vissuto fino al giorno della morte avvenuta il 23 settembre 1968 . All’età di cinque ha ricevuto visite frequenti di Gesù e Maria, vedeva anche gli angeli, ma poiché pensava che tutti avessero queste facoltà non ne faceva parola con nessuno.
Nel 1911 riferisce al suo confessore e padre Provinciale l’apparizione di segni rossi e un forte dolore alle mani e ai piedi.
Il 5 agosto 1918 si manifesta la trasverberazione (perforazione spirituale del cuore con sanguinamento) e poi il 20 settembre 1918 ricevette le stimmate (le piaghe di Cristo sanguinanti) sia alle mani, sia ai piedi e al torace davanti al Crocifisso del coro della vecchia chiesina.
Poco prima della sua morte, le ferite, rimaste aperte e sanguinanti, guariscono e miracolosamente scompaiono.
Padre Pio ha fondato Gruppi di Preghiera per guarire e dare conforto all'anima e un ospedale cui scelse il nome di Casa Sollievo della Sofferenza.
Il 20 marzo 1983 inizia il processo diocesano della sua canonizzazione.
Nel 1990, dopo aver raccolto le testimonianze in 104 volumi, la causa passa a Roma presso Congregazione per le Cause dei Santi.
A seguito del parere favorevole espresso il 13 giugno 1997 dalla Congregazione per le Cause dei Santi, Padre Pio è stato beatificato il 2 maggio 1999 da Giovanni Paolo II e il 16 giugno 2002 è stato canonizzato dallo stesso papa Giovanni Paolo II.
Dal 3 all’11 febbraio 2016 le sue spoglie mortali sono state esposte a Roma per la venerazione. |