LE FOTO DA 41 A 50

41) - 1930 - A Monforte d'Alba (CN). L'anno è presunto: sulla campana si legge "Anno VIII", ritengo dell'era fascista. La scritta dice:

ODI SUPREMO DIO QUESTI RINTOCCHI LENTI
ERRAR SOVRA LE CIME DE' COLLI MIEI RIDENTI
AI MARTIRI CHE CINSERO L'ITALIA DI VITTORIA
NELL'AMPIO CIEL STELLATO PACE CONCEDI E GLORIA.

La campana, montata sul vecchio campanile (non quello della chiesa parrocchiale) in Monforte Alto, spandeva i suoi rintocchi lentissimi - vari secondi l'uno dall'altro - una volta alla settimana, la sera di ogni venerdì o di ogni sabato, non ricordo più. Era la Maria Dolens dei Monfortesi.

Il bambino tra i fiori si chiamava Alessandro Glaray, figlio di un vecchio amico di famiglia.

42) - 1933 - La gita a Torino per ammirare l'esposizione della Sindone. Riconosco alcune mie compaesane, ma, per il lettore, non serve che ne dica i nomi.

43) - 1934 - I miei genitori, visti dal Podio (con l'autoscatto). Era il posto da cui veniva meglio lo sfondo di Novello; innumerevoli furono le foto scattate da quel luogo.

Era anche il posto delle coppiette innamorate e bisognava sempre fare attenzione a non disturbare; ma allora tutto era soft, anche gli incontri di cuore.

44) - 1934 - I miei genitori fra i romantici ruderi del Podio.

Per saperne di più sulla storia del Podio, si legga il capitolo XI della storia di Novello.

45) 1934 - Mio suocero, Roberto Leonelli da Foligno (anche se nato a Milano), quando era semplice supplente di lettere in un Istituto Tecnico di Casalpusterlengo (MI).

46) 1934 - Mio nonno paterno (nonno Giovanni), quello che già vedemmo alla foto n. 30 con le mucche.
        Abitava in Monforte Alto (cioè, Vecchio), quasi alla cima della salita ed era una delle ultime case del paese.
        Nell'inverno 1944/45, gli fu quasi svuotata la cantina, a pochi fiaschi per volta. Cominciarono i partigiani, i quali, venendo dalla collina, si avvicinavano quatti quatti alle prime case alte del paese e chiedevano del vino a mio nonno. Il quale aveva poca terra e non vendeva vino, ma lo faceva solo per la famiglia (era ottimo, specie il dolcetto).
        Poi, vennero in paese - e si stabilirono a Monforte Basso - i repubblicani (il nome repubblichini Montanelli glielo diede dopo), che mia nonna chiamava "i Muti", perchè la brigata o il battaglione o la divisione o quel che fosse aveva quel nome. Anche loro scoprirono la bontà del dolcetto del nonno e presero a salire coi fiaschi.
        Poi tornarono i partigiani e, con fare minaccioso, chiedero a mio nonno perchè foraggiava di vino i fascisti. Mio nonno, che non si scomponeva molto, rispose: "Vardé, fanciòt, che cui l'han 'n sciòp pai d'l vostr!" (Guardate, ragazzi, che quelli hanno uno schioppo come il vostro). Non obiettarono.

47) 1934 - Don Graneris, il Parroco di Novello (quello con le braccia conserte), tutto contento alla cerimonia di un sacerdote novellese che andava come parroco in un paese vicino.
        Povero caro don Graneris, dal carattere acido come l'aceto: tutti lo credevano avarissimo, mentre era soltanto senza un soldo...
        La vecchietta col camice bianco piegato in mano è la madre del novello sacerdote. C'è anche il sindaco, pardòn, il podestà (ma è sempre la stessa persona, il cavalier Pasquale, quello che fu sindaco, poi podestà e poi sindaco).

48) 1934 - Davanti al Municipio di Novello, sono radunati gli Avanguardisti (o i Premilitari? Non ho fatto in tempo a capire la differenza).
        Devono essere stati premiati per qualcosa, perché hanno un diploma in mano.
        Non capisco come mai, in mezzo a tutti quei maschi con cipiglio contadin-militaresco, ci sia la maestra Serafina - che era la negazione del militarismo -, originaria di Novello, con una divisa che non ho mai visto dal vero. Accanto alla maestra, c'è anche mio padre, il borghese con le mani dietro la schiena.

49) 1934 - Barba Pinotu, ossia zio Giuseppe, detto Cuccagna, che non era zio affatto. Era il marito della mia balia, che tutti (anche i miei figli) abbiamo sempre chiamato magna Gemma, zia Gemma.
        Pinotu era soprattutto l'autista del paese, quello che conduceva la corriera di una ditta di Alba e che ogni giorno faceva Novello-Monchiero; Monchiero-Novello; Novello--Alba; Alba-Novello; Novello-Monchiero; Monchiero-Novello. Negli anni sessanta, si aggiunsero altre due corse, la pomeridiana, da Novello a Monchiero e ritorno e da Novello ad Alba e ritorno.
        Era fiero di aver combattuto nella prima guerra mondiale, di aver partecipato, come autista di camion con le ruote piene, all'avanzata finale, arrivando, prima che gli ordinassero di fermarsi, fino a Zagabria.

50) 1934 - Andrea Marrone, il Gigolò del Paese.
        Era un piccolo "particolare" (coltivatore diretto), che, avendo poca terra, coltivava anche un piccolo terreno a mezzadria.
        Aveva due caratteristiche:
1° - Recitava nella filodrammatica del paese ed era un formidabile attor comico.
2° - Pur nelle situazioni più difficili della vita, riusciva sempre a vedere il lato comico della faccenda risolvendo spesso le cose con un'alta dose di autoironia. Riusciva a prendersi in giro da solo.
         - "Per una volta che voglio lavorare sodo - diceva - guarda cosa mi capita!", e raccontava che, lavorando nel campetto col bue, l'animale si era fermato e lui, per convincerlo ad andare avanti, gli sferrò un calcio tale da rompersi la tibia (il bue non fece una piega) e restare ingessato per 40 giorni.

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