PERPLESSITA' IMMOTIVATA? (Maggio 2014)

il ministro Stefania Giannini rilasciò, qualche tempo fa, un'intervista (una delle tante...) in cui esprimeva alcune idee sulla scuola. Alcune condivisibili, altre con residuo di perplessità.
      Intanto, appare evidente che parla da barone universitario (è rettore di Università) e, di conseguenza, soprattutto di questa si occupa. Interpellata sui sistemi di assunzione a cattedre universitarie, convenne con ciò che dico da dieci anni: i concorsi sono predisposti per persone di fiducia del barone di turno, colla conseguenza che, se l'assunto è asino, il barone non perde la faccia, perché l'assunzione l'ha decretata una commissione e, come sempre succede, nelle commissioni più membri ci sono, meno responsabilità c'è. La Giannini accennava a quelle Università straniere, dove l'assunzione è lasciata al barone, il quale, però, perde la faccia e la stima degli altri se il suo assunto non si dimostra all'altezza. Il che è buona cosa, se l'Università ha poi la potestà di licenziarlo senza farla tanto lunga con sindacati, T.A.R. e quant'altro. In Italia sarebbe cosa possibile? E saprebbe resistere alle pressioni dei politici, della casta, degli amici di famiglia?
      In un mio scritto di qualche anno fa, accennavo al caso capitatomi di un insegnante secondario di lettere che iniziava un ricorso scritto a mano cosi:"Il sottoscritto (omissis) ricorro..." eccetera e lo chiudeva con la frase solenne: "Con riserva di ogni deteriore azione". Non sono riuscito a liberarne la Scuola Cuneese finché non fu assunto come lettore da un'Università straniera. Dopo quattro mesi fu cacciato.
      Dove, invece, l'intervista mi lasciò perplesso è nella parte riguardante le scuole primarie e secondarie, specie le seconde. Mi diede l'impressione di non essere molto addentro ai problemi di questa fascia, di essere molto ligia alle pressioni del risparmio indifferenziato (come la raccolta della nettezza urbana), di seguire la moda dei tagli alla scuola, perché piacciono a tanti, anche a quei genitori che s'illudono che un diploma significhi automaticamente benessere. Non mi è sembrata aliena dal ridurre (ed è chiaro che è solo per risparmio) il quinquennio delle secondarie di secondo grado a quadriennio.
      Ma, in Italia e con la struttura scolastica attuale, sarebbe un danno enorme. La trovai molto propensa a fare di ogni erba un fascio, mentre mi attendevo, semmai, una netta differenziazione fra l'indirizzo prettamente professionale ( qui sì, con possibilità di riduzione a quattro - se non a tre, come un tempo - gli anni di corso), l'indirizzo tecnico- amministrativo-scientifico (quello che prepara i quadri intermedi) e l'indirizzo del vecchio liceo, dove chi va deve studiare poche cose, ma basilari per la formazione della personalità (filosofia in primis).
      Inoltre, parlò genericamente della condizione economica degli insegnanti. Lo so che è un tasto delicato, ma, cogli stipendi d'oggi, i migliori, se trovano, vanno altrove, mentre la Scuola dovrebbe essere la meta ambita dai cervelloni, non dai soli disoccupati generici laureati.
      Mi commuovo, quando penso alla stragrande maggioranza degli insegnanti, che svolgono praticamente e con entusiasmo, attività di volontariato. Ho sott'occhio un mio vicino di casa, docente di ruolo nelle secondarie, con oltre 20 anni d'insegnamento e due figli a carico, collo stipendio di 1508 euro (non una lira di più) la mese. Eppure, stravede per le sue classi e non ha bisogno, come certe caste, di avere decine di migliaia al mese per mantenere indipendenza di giudizio nella valutazione degli allievi. La persona onesta è onesta e indipendente indipendentemente (tautologia voluta) dallo stipendio.
      Tornando al "magnifico", è', come ministro, alle prime armi; vediamo se crescerà.

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