OCCASIONE MANCATA? (Aprile 2015)

      La lettura del disegno di legge sulla scuola ha destato non poche perplessità.

      1) Il terzo comma dell'art. 2 è un inno alla demagogia, che svilisce la formazione culturale della persona umana,; è un invito a modernismi alquanto smaccati e superficiali. Capisco che, alle imprese, occorrano dipendenti mediamente capaci (ripeto mediamente); dipendenti che sappiano smanettare egregiamente, che siano di lingua sciolta anche se non sanno usare il congiuntivo, che sappiano dire oh jes e tante altre parole inglesi, come job act, executive, master, eccetera. Ma non mi aspettavo che il ddl si dimenticasse del tutto di quei ragazzi che sanno benissimo ciò che vogliono, che hanno voglia di studiare, che vedono quali siano i curricula dei veri grandi dirigenti pubblici e privati. E, guarda caso, questi ultimi sono quella categoria che si è formata studiando, fra l'altro e soprattutto, il pensiero umano nel suo sviluppo, il che avviene soltanto attraverso lo studio della storia della filosofia a cominciare da Socrate e compagni; studiando la storia delle vicende umane, il pensiero espresso dai grandi scrittori, a cominciare da Omero e soci. Insomma, la classicità: in primis, quella filosofica. Invece, il ddl butta via la filosofia, si fa un baffo del pensiero dell'umanità, si attacca esclusivamente al tablet et similia.
      Per la verità, inneggia al diritto, all'arte, alla musica, allo sport, alle lingue. Ma le persone d'equilibrio provino a paragonarle con storia, filosofia, classicità. Eppure, le prime, nel ddl, vanno per la maggiore; le seconde, neppure nominate. Diceva un vecchio filosofo che è meglio una testa ben formata che una testa ben piena.
      Ho due figli che, nelle medie, studiarono il francese, poi, fecero il Classico. Ora, uno, da anni insegna in una università straniere in lingua inglese, l'altro, a volte, è chiamato come interprete in e dall'inglese in certi matrimoni misti. Non c'è voluto molto ad impadronirsi sveltamente di una lingua (e non solo di una...).
      Basta il citato comma, per costringere ad un giudizio negativo, nel timore che il vero sviluppo dei giovani sia demandato a quelle scuole non statali - ne esistono ancora - che sanno ciò che vuol dire formazione della personalità. E' una sofferenza, perché si sperava tanto in una riforma che spingesse alla crescita morale e soprattutto civica, invece di appiattirsi sulla ricerca di un ritorno economico a breve e di limitata portata.

      2) "Elimineremo le graduatorie ad esaurimento!" ho sentito ripetere ed assicurare. "Il concorso per l'insegnamento sarà come il concorso per ogni altro impiego, cioè, limitato al numero di posti messi a concorso!". Poi, il ddl prevede tutto il contrario.
      Non solo non elimina le GAE, me ne crea di nuove. Infatti, coloro che non hanno vinto il concorso, ma hanno ottenuto la sufficienza, sono dichiarati d'ufficio vincitori, con precedenza su chi è nelle GAE. Il che - con una contraddizione da far perdere la faccia - vuol dire che non solo non si esauriscono le GAE, ma si rifà un'altra graduatoria ad esaurimento, quella dei non vincitori di concorso che hanno ottenuto almeno il vecchio 6. Alla Milano-Sanremo, i vincitori sono i tre che salgono sul podio, non tutti quelli che arrivano al traguardo in tempo massimo.
      Ho letto di partecipanti all'ultimo concorso che protestano. Mi spiace per loro, ma siamo seri: sono vincitori di un concorso coloro che si piazzano in graduatoria entro un numero prestabilito, non coloro che hanno la sufficienza, la maggior parte dei quali non ha un rapporto di lavoro annuale e, quindi, non è precaria. L'Europa ci chiede di sistemare i precari in servizio, tutti, ma nulla di più. E' stata creata l'illusione che chi ha un 6 sia vincitore; se possibile, non vengano delusi e, a quanto pare, forse si può; sarebbe un bene per tutti, a due condizioni: a) ricordarsi che l'Europa ci chiede di stabilizzare chi lavora per prima cosa (ossia le GAE, tutte), poi, volendo ed avendo i soldi, i cosiddetti vincitori; b) che i responsabili abbiano gli strumenti per eliminare i non adatti all'insegnamento (di qualunque categoria ed età) in modo rapido, non con ricorsi e controricorsi che durano fino a 14 anni (mi è successo...)
      Ho il presentimento che il Parlamento non verrà meno all'italico andazzo di non contraddire le corporazioni urlanti. Perciò, niente materie fondanti, niente esaurimento delle GAE (ma sanno il significato delle parole?), immediata formazione di un'altra graduatoria che dovrà poi essere esaurita.
      Per chi, per quarant'anni, ha seguito la scuola, è un patire, uno sconfortarsi. La speranza è che il Parlamento mi smentisca e ritocchi i due punti sopra citati. Altrimenti, se questa è la buona scuola...

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