Dopo decenni, ho riletto il DE ORATORE di Cicerone; ci ho provato in latino, ma, ahimè, ho tosto ripiegato sulla traduzione del Donati. Mi hanno colpito - ora; da giovane, ero preso dalla fatica della traduzione - le sue idee sulla filosofia, sulla storia, sull'insegnamento.
Come è noto a tutti, Cicerone non era un filosofo, nè uno storico e tantomeno un insegnante: era un avvocato e, per di più, ricco.
Vediamo i tre punti.
Nei capitoli V e XXXIII sostiene che la filosofia sia alla base di tutta la sapienza, sia ciò che forma l'uomo nella sua completezza conoscitiva e morale.
Il testo (Cap. V) - """Senza filosofia nessuno può con larghezza di vedute e con vaste cognizioni trattar di grandi e svariati argomenti. Non si può, senza una disciplina di studi filosofici, scorgere d'ogni cosa il genere e la specie, né spiegare con definizioni, né suddividere in parti, nè giudicar del vero e del falso, nè discernere le conseguenze, nè avvertire le contraddizioni, nè distinguere le ambiguità."""
Poi (Cap. XXXIII) - (L'uomo saggio) """dovrà aver cognizioni e pratica di tutte le parti della filosofia. Perché nè di religione, nè della morte, nè d'affetti domestici, nè dell'amor di patria, niente insomma del bene e del male, delle virtù e dei piaceri o delle passioni e dei traviamenti ........ niente dico di tutto ciò può, senza questi studi di filosofia, essere svolto con larghezza, con gravità ed abbondanza."""
Nel capitolo XXXIV, in modo lapidario e chiaro, vede la storia come elemendo determinante della formazione della persona umana.
"""Non sapere quel ch'è accaduto prima che noi nascessimo vuol dire restar sempre bambini. E a che si riduce l'età di un uomo, se il ricordo delle cose passate non la congiunga col passato?"""
Infine, parla dell'insegnamento, di cui aveva un alto concetto. Ma ne parlava da ricco, tant'è che sostiene che l'insegnamento come mestiere sia indecoroso. L'insegnante deve metterci competenza ed entusiasmo, conscio di contribuire alla formazione umana. Insomma, parlandone da ricco, lo vede come un volontariato nobilissimo (ma sempre volontariato).
Cap. XLII - """Ma l'insegnamento non è decoroso. Sicuro; quando si fa per mestiere; ma se con consigli o esortazioni, o interrogando, o scambiando pensieri, e qualche volta leggendo e ascoltando insieme, tu puoi con l'insegnare alcunché render altri migliori, non so perché non abbia a volerlo."""
Perché questa reviviscenza di Cicerone? Perché mi piange il cuore nel vedere lo scempio che, in quest'ultimo decennio, si è fatto dello studio della filosofia. Capisco che sia uno scempio non casuale, che, a chi comandava e comanda, non piaccia che si ragioni; capisco che si vogliano uomini e donne che credono, obbediscono e lavorano. A ragionare ci pensano loro, a modo loro.
A quando un ministro che rivaluti la filosofia come base della formazione complessiva dell'individuo?
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