ISTRUZIONE E CULTURA (Dicembre 2015)

      La Buona Scuola di Renzi è complessivamente una gran cosa, sia pure con le pecche di cui parlai nei mesi scorsi. Ora, accenno a quella che non è di organizzazione, ma di qualità della scuola.
      Nella nuova legge non vi è nemmeno un punto in cui si parli delle necessità di eliminare i fannulloni e gli incapaci. Sull'argomento, un silenzio così assoluto dal Presidente chiacchierino non me lo aspettavo.
      E' vero che un ministro (mi pare la Boschi) ha tuonato che bisogna licenziare i fannulloni, ma ha scoperto l'acqua calda, perché le leggi ci sono, ma son come le grida manzoniane.
      Qualche anno fa, suggerii che l'Esecutivo affrontasse l'argomento in modo serio, cominciando col distinguere i fannulloni dagli incapaci, ove, per incapaci, s'intendono soltanto coloro che non sono adatti all'insegnamento, vuoi per scarsa preparazione vuoi per incapacità di comunicare e di gestire una classe.
      Per i fannulloni non c'è dubbio: vanno licenziati. Ma provateci; se sanno scegliersi il T.A.R. giusto, se la cavano sempre.
      Più difficile e più delicato è per i non adatti; c'è il pericolo che il preteso disadattamento nasconda soltanto la volontà di allontanare una persona che la pensa diversamente. Ho sempre presente il caso che affrontai trenta e più anni fa: la proposta di due sindacati di trasferire d'ufficio un docente per incompatibilità ambientale. Qual era il motivo? Nella piccola scuola di servizio, tutti i docenti erano sindacalmente collocati coi sindacati richiedenti, meno uno, che esponeva opinioni e proposte non fedeli alla linea. Di qui la richiesta, che non accolsi.
      Un caso diverso fu quello del docente condannato ad un anno e 18 mesi per reato contro il patrimonio (sorpreso all'una di notte, su un camioncino con un pluripregiudicato, carico di materiale asportato da una villa estiva in quei giorni disabitata). Durante gli anni del processo, continuò tranquillamente a far scuola, finché, a sentenza esecutiva, ci fu il procedimento disciplinare a Roma. Io fui chiamato dal Ministero a sostenere l'accusa e mi preparai alla bisogna, come avevo imparato nel mio precedente servizio nelle Procure della Repubblica.
      A Roma, trovai il collega che curava il Collegio Giudicante che mi disse: " A Ferré, che sei venuto a fa'? Bastava rimettersi alla giuria. Tanto, se è iscritto ad un sindacato, se la caverà; se no, la condanna è sicura a prescindere".
      Feci la mia documentata arringa e quale fu la decisione? "Cattivone, non farlo più!".
      Il caso più penoso fu quello iniziato dal mio predecessore nei confronti di un docente, bravissima persona, ma impreparato ed inadatto.
      Era un ex operaio che, negli anni della fantasia al potere, si laureò con esami di gruppo (così disse) ed "ope legis" entrò in ruolo. Mi faceva pena, perché ci vedevamo spesso a Messa, ma non sapeva niente di niente. La pratica - fra ricorsi e controricorsi - durò ben 14 anni. Che sosa significa? Che ogni anno rovinava una classe, perché ogni anno lo convincevamo a cambiar classe o, se possibile, sede.
      Ma è così che si tutela la qualità della scuola? Che si tutelano i tanti insegnanti preparati, capacissimi e soprattutto innamorati del loro lavoro? L'elevazione culturale di un popolo è meno importante, ad esempio, dell'amministrazione della giustizia? A vedere gli stipendi, sì. A vedere la sicurezza, ancora di più. Un docente può sostenere finché vuole che la neve è bianca, ma se un giudice (dopo tre gradi) dice che è nera, è nera e nera rimane e il docente corre il rischio di dover pagare col suo stipendio eventuali danni.
      Concludendo: la Buona Scuola sarà tale solo se riuscirà a produrre dirigenti scolastici di elevate capacità di competenza e di gestione (soprattutto del personale), che sappiano valutare correttamente (cosa non facile) i docenti loro assegnati e, infine, che siano onesti ed imparziali. Ma lo devono essere tutti, ripeto tutti, non solo la maggior parte. E ciò comporterà, a volte, difficili e penosi interventi su qualche docente.
      Stavo per chiudere quando, pochi minuti fa, sentii alla radio un dirigente preoccupatissimo delle conseguenze dei tragici fatti di Parigi, perché impediscono la gita scolastica e l'immancabile "socializzazione". Lascio ai lettori il commento sulla necessità di avere dirigenti che sappiano che cos'è l'istruzione e, soprattutto, la cultura.

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