La bozza delle nuove classi di concorso (approvata dal Consiglio dei Ministri), non è venuta meno al principio di voler cacciare la filosofia dalle materie formative.
Come già cercai di dimostrare in esternazione precedente (Settembre scorso, mi pare), la filosofia e la storia sono intimamente e strutturalmente connesse; sono entrambe storia e mirano alla formazione umana mediante la conoscenza del pensiero passato e presente (filosofia) e delle conseguenze che l'applicazione di tale pensiero (storia) generò e genera nel corso dell'evoluzione umana.
Il miglior insegnante di storia è colui che conosce a fondo le idee (i cosiddetti ideali, buoni o cattivi che fossero o siano) che si traducono in azione, soprattutto politica.
Ebbene, tanto per fare un esempio, con le nuove classi di concorso, il docente d'italiano (cioè, laurea in lettere) può spiegare le origini degli avvenimenti storici nel primo biennio del Liceo Classico; il docente di filosofia (cioè, laurea in filosofia) non lo può fare.
Quale motivo ci può essere, se non il desiderio che non si approfondisca troppo l'evoluzione del pensiero dell'umanità? Se non procurarsi cittadini sudditi, pronti all’obbedienza? Sudditi pronti a credere, obbedire e, se richiesto, combattere?
Soffermiamoci a meditare su questo fatto, facendo, ognuno in cuor suo, le proprie considerazioni.
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