CONTRADDIZIONE (Giugno 2014)

Il mese scorso, accennai all'intervista in cui la Giannini lamentava la poca utilità dei concorsi universitari. Su ciò, concordavo pienamente; il concorso ha l'utilità di dare un'idea dell'erudizione del candidato nonché della sua faccia tosta di fronte all'esaminatore. E' un passo avanti, ma, poi, bisogna attenderlo alla prova dei fatti.
      Dopo quella bella intervista, la Giannini - con ammirevole politica contraddizione - si è subito precipitata a bandire un nuovo concorso (mi riferisco soprattutto alle secondarie di 2° grado) per immettere gente in ruolo. Fin qui, niente di male, se non avesse, contemporaneamente, fabbricato una nuova categoria di precari, intendendo per precari gli abilitati all'insegnamento.
      Quando accadrà, nel mondo della scuola, che i vincitori di un concorso saranno solo coloro che rientreranno nel numero prefissato di posti messi a concorso? Per gli altri dipendenti statali è così, magistratura compresa. Come già ricordai in passato, in un concorso, pur avendo ottenuto la media di 8 e virgola, non rientrai nel numero dei posti messi a concorso. Il tutto finì lì; quando ridiedi e vinsi il concorso, non solo non c'era abilitazione alcuna, me nemmeno vi era punteggio per l'otto e virgola precedente.
      Ora, a suo tempo, il ministro Fioroni si era attivato per esaurire gli abilitati senza cattedra, per, poi, partire con concorsi non abilitanti, come per gli altri dipendenti pubblici. Invece, la Giannini, inventando, ha immesso una nuova infornata di abilitati: quelli che ottennero la sufficienza nell'ultimo concorso. E dire che il bando precisava che tale concorso non era abilitante.
      Capisco che, come Schettino, abbia voluto fare l'inchino ai sindacati, ma, in questo modo, rischia di rovesciare la barca della scuola.
      La soluzione c'era, quella di Fioroni: assumere col doppio canale (50% e 50%) fino ad esaurimento degli abilitati. Poi, punto e basta.
      Un'interpretazione benevola dell'operato ministeriale è che si considerino alla stessa stregua il concorso ed i titoli vari (servizio, studi, diplomi, ecc:). In tal caso, ben venga il doppio canale; anzi, si incrementi, ma non si fondano mai fra di loro aspiranti abilitati in concorsi diversi. I concorsi non sono mai uguali e, se l'operato ministeriale è onesto, dovrà aggiungere i nuovi abilitati soltanto in coda ai precedenti.
      Col sistema attuale, non si scelgono i migliori, come si grida ai quattro venti, perché il superamento di un concorso (fra l'altro, ridotto all'osso) testimonia tutt'al più il grado di erudizione, non la capacità docente. Si scelgono quelli che hanno superato quella prova e basta. Meglio di niente, ma è troppo poco. Bisogna che, finalmente, arrivi un ministro col coraggio di imporre il modo per eliminare gli incapaci, che sono pochi, ma gettano il discredito sulla categoria. In passato, suggerii più di un modo per farlo, senza gettare sul lastrico nessuno e senza aggravio per l'Erario. Ma la casta docente (forte di tanti, tantissimi voti...) non lo vuole. In barba all'elogio della cultura.
      Chi vivrà vedrà, avrebbe detto mia nonna.

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