PERPLESSITA' MOTIVATA (Settembre 2014)

      E' triste constatare come gli insegnanti siano privi di difesa seria, sul piano del lavoro e della correttezza assuntiva. Leggo e sento da ogni parte le lamentele per l'intrusione nelle graduatorie di nugoli di aspiranti provenienti da altre Province, che scavalcano i nomi preesistenti, rendendo a questi praticamente impossibile l'accesso al lavoro.
      Conosco, per mestiere, da tempo, la difesa dei nuovi arrivati: "abbiamo più punteggio, è giusto che il lavoro tocchi a noi".
      Sul piano della legittimità è così, perché così dicono le leggi e, soprattutto, i TAR, ma sul piano etico è operazione opinabile.
      Infatti, se le graduatorie sono ex novo, può essere vero (ma fino ad un certo punto e tralascio il perché), ma se si tratta di aggiornamento, non è moralmente accettabile. In ogni caso, non è mai accettabile se si tratta di graduatoria per l'immissione in ruolo col cosiddetto doppio canale.
      Ogni Provincia (e ogni Regione nei concorsi regionali) ha il proprio metro, la cui comparazione è difficilmente praticabile. Non è un esame di stato tipo maturità o laurea valido in tutta Italia (anche se pure qui ci sarebbe da disquisire); è una graduatoria fatta su base locale. Solo dopo l'entrata in ruolo si fa parte del corpo ministeriale, con tutti i dirittti di trasferimento ed altro.
      Mi viene in mente un paragone. Decenni fa, mi trovavo in un piccolo e sperduto paese di montagna, con case sperdute e distanti l'una dall'altra. Il personale del Municipio apparteneva praticamente (come ora) a un determinato Ministero, come l'insegnante appartiene a quello dell'Istruzione. Ufficialmente, era personale comunale, ma il Comune (come il Provveditorato) non poteva assumere quanti e quando voleva e tantomeno pagarli come voleva. Non c'era la crisi e non si trovava un diplomato che volesse l'incarico di messo-vigile comunale, perché la paga era poca e la fatica tanta. Si fece un concorso con un solo partecipante, a cui la commissione, accertatane l'idoneità, per invogliarlo gli attribuì tutto il punteggio possibile immaginabile. Ma non per questo, onusto di punti, pensò di dire: "Ora vado a fare il vigile a Torino o a Cuneo e, col mio punteggio, passo davanti a tutti". Non ci pensò nemmeno, sia perchè non era permesso il passaggio sia per onestà.
      Ma gli insegnanti, ancorché in lista di supplenza in un Provveditoreto, possono e leggittimamente ne approfittano; dobbiamo capirli e ognuno di noi farebbe lo stesso. Tutti cercano di sopravvivere.
      Le colpe della situazione sono parecchie.
      1) Gli insegnanti locali stessi, che non hanno strillato abbastanza, quando qualcuno, dall'Alto, non firmò quella famosa legge che escludeva l'inserimento a pettine. Scrissi anche un trafiletto sul mio sito, che nessuno legge, ma nessun'altra levata di scudi. S'intitolava "Il danno e la beffa", nell'aprile del 2011, seguito poco dopo da quello "Nomen omen". Citavo anche la legge (che sembrò una conquista) n. 296 del 27/12/2006, che, alla lettera c) del comma 605 dell'art. 1, diceva: "Con effetto dalla data di entrata in vigore della presente legge le graduatorie permanenti di cui all'articolo 1 del decreto-legge 7 aprile 2004, n. 97, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 giugno 2004, n. 143, sono trasformate in graduatorie ad esaurimento". La scrissero e la nascosero? O se ne dimenticarono? O "ad esaurimento" significa che non finiscono mai?
      Il passaggio di Provincia era previsto anche quando ero in servizio, ma solo in coda alla graduatoria preesistente, proprio perché si comprendeva la (chiamatela come volete) dell'inserimento a pettine.
      2) I politici locali, che tanto parlano di difesa del territorio e con frasi consimili si riempiono la bocca (e non solo), ma che si sono disinteressati del problema, colla scusa della incostituzionalità del non inserimento a pettine. Ma chi decise tale incostituzionalità?
      In particolare, pensavo che i partiti che parlano di territorialità, di localizzazione, di padania, di quote latte, di studio del dialetto, eccetera, si sarebbero rifiutati di accettare tale imposizione, a costo di negare la fiducia al Governo. Scrissi a parecchi parlamentari di alto livello (politico, di quello morale non m'intendo), prospettando il danno futuro (che sarebbe l'attuale); non ebbi risposte.
      3) Il Ministro della P. I. (per la verità, i Ministri della P. I.), encomiabile per il silenzio assoluto sul problema. Per incompetenza o per altro?
      Così va il mondo, diceva il Manzoni, e così va l'Italia, dico io, sentendomi ferito come cittadino. Più che ferito, demoralizzato, il che, a ottant'anni suonati, è grave!

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