Il secondo problema è la qualità dei docenti. Quarant'anni di esperienza nell'amministrazione scolastica, con visite e contatti ufficiali in vari stati europei (Francia, Spagna, Olanda, Belgio, Lussemburgo...) e alcune visite a spese mie (U.S.A., Cina, Taiwan, Giappone) mi hanno insegnato che la nostra qualità d'insegnamento è veramente buona. Ci sono, però, le eccezioni, che sono sicuramente troppe.
Quando Renzi dice: premiamo il merito!, dice una cosa auspicabile, se non ne fosse impossibile l'attuazione. Dobbiamo avere l'umiltà di non nasconderci dietro un dito e guardare la realtà. Nella scuola non è applicabile il criterio meritocratico vigente nel privato e, per quanto possibile, nell'impiego pubblico.
Il lettore non sa quali problemi mi causasse l'attribuzione del premio di produttività, peraltro nell'impiego d'ufficio applicabile, anche se solo parzialmente. Accadeva che l'attribuzione del premio a quelli veramente migliori causava due categorie di scontenti: quelli al limite fra il merito e il demerito e quelli proprio non meritevoli del premio. I primi, pur mugugnando e prendendosela con me, continuavano a lavorare seriamente secondo le loro capacità; i secondi, rendendosi conto della situazione, si adagiavano nel rispetto dell'orario e niente più. Il ragionamento era: io faccio il meno possibile, tanto lo stipendio normale ce l'ho e mi accontento. Niente grane, niente proteste, niente iniziative, niente straordinari, solo esasperante lentezza a danno dell'utenza. Cambiando le leggi contrattuali, qualcosa nell'impiego pubblico si potrebbe fare; nella Scuola no.
Gli insegnanti devono essere tutti all'altezza. Io mi commuovevo nel vedere come i docenti amassero i loro ragazzi, di tutte le età, e come si prodigassero ben oltre il semplice rapporto d'aula. Ma, se ci sono gli scarsi, per impreparazione, per incapacità d'insegnare, per semplice negligenza, non si può dire: tu non sarai premiato e basta.
Intanto, si creerebbero classifiche di docenti in tutte le scuole, con genitori giustamente scontenti se il figlio fosse assegnato a docente non premiato per merito. Ci sono (c'erano, anche ai miei tempi, e c'era anche di peggio) quelli che si adagerebbero al minimo, sicuri di avere comunque lo stipendio. Con quale danno per gli incolpevoli allievi?
Bisognerebbe avere il coraggio non di premiare il merito, ma di cacciare il demerito. Si potrebbe fare senza danno per l'erario e senza buttare qualcuno sul lastrico. Lo spiegai anni fa in altro articolo. Per Renzi sarebbe possibile in Italia? Mah! I sindacati lo fucilerebbero. E anche i T.A.R.
Si fa all'estero? Porto l'esempio di mio figlio che, 15 anni fa, insegnò in una secondaria di Taiwan (che non è reputata al vertice dell'insegnamento). Ecco alcuni dati.
Contratto: sempre annuale, non rinnovabile tacitamente. Se non si riceve proposta entro il 30 giugno (mi pare), non c'è rinnovo.
Orario: 36 ore settimanali, di cui 18 (mai di pù) d'insegnamento in aula e 18 per preparazione lezioni, correzione, aggiornamento, ricevimento genitori e - soprattutto - ricevimento degli alunni per i loro problemi, di qualunque genere, dalla lezione non capita al desiderio di saperne di più, eccetera. Naturalmente, tutte le 36 ore da svolgersi nella scuola, con apposito ufficio per le 18 di non insegnamento.
Classi: il numero di alunni non ha rilevanza. Ebbe classi di 12 e di 52; si usa il microfono tipo Simona Ventura ed ogni allievo ha il PC collegato colla lavagna e con quello del docente (non fra di loro).
Disciplina: non è un problema, perché il governo fornisce due incaricati (sempre ex militari) che non hanno pietà per i disturbatori; se esagerano, non esitano a mandarli a studiare in un istituto tipo riformatorio.
Stipendio: già allora, era di circa 6 milioni netti di lire al mese. Purtroppo, mio figlio appartiene ad un ordine religioso, quello gestore della scuola, per cui non incassava niente. Era volontà sua e questo è un altro discorso. Ma i laici percepivano quello stipendio (siamo nel 1999).
Se torniamo un momento alle clausole del contratto, vediamo come ogni istituto scolastico scegliesse e tenesse sempre soltanto docenti capaci, preparati, attivi ed entusiasti. Vidi, in Europa, altri sistemi per avere una buona qualità dei docenti, ma sempre basati sulla possibilità di escludere quelli ritenuti non all'altezza.
Il mio è un discorso brutale e capisco le pene di Renzi, ma il merito si ha solo se si caccia il demerito. Lessi un ottimo articolo del genere sul Corriere della Sera di qualche settimana fa; così come leggo con interesse una.giornalista di un giornale della mia città (LA GUIDA), che tratta sempre con competenza e delicatezza (e troppa forbitezza, aggiungerei...) i problemi della Scuola. Non so chi sia, non la conosco, ma non è solo brava giornalisticamente, ama l'educazione e ne comprende a fondo i problemi. Spero che ne scriva a lungo.
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