ASSASSINIO NELLA CATTEDRALE 3 (Dicembre 2014)

      Per quanto riguarda i metodi di assunzione, bisogna tener conto della situzione italiana. Non è pensabile un sistema taiwanese, come quello illustrato il mese scorso; non solo per situazione sindacale, ma per congenita tendenza italiana a considerare l'ideologia. Quando penso che, quarant'anni fa, vennero nel mio ufficio i sindacalisti di due grandi sindacati alleati a chiedermi che trasferissi d'ufficio un insegnante da una piccola scuola media! Rimasi stupito, perché sapevo dal preside che era un ottimo insegnante. Chiesi il motivo della proposta e candidamente (ma convinti di dire cosa saggia) mi risposero che era l'unico non iscritto da loro, l'unico che osasse fare obiezioni nelle assemblee e nei vari consigli, insomma, l'unico che guastasse il felice andamento della scuola secondo le direttive sindacali; era evidente l'incompatibilità ambientale.
      Ovviamente, non feci niente. Ma passai i miei guai.
      Ne consegue che il concorso è ancora l'inizio migliore, ma va temperato colla situazione di fatto. Intanto, va slegato dall'abilitazione o, meglio, l'abilitazione va intesa come è per le altre professioni e come dovrebbe essere anche per gli insegnanti. Come già dissi, l'abilitazione è termine improprio; bisognerebbe sempre dire: abilitazione all'esercizio della libera professione (di geometra, di ingegnere, di avvocato e, diciamolo forte, di insegnante). Solo gli insegnanti abilitati hanno la pretesa di entrare nei ruoli dello Stato.
      Meglio ancora sarebbe se le abilitazioni venissero abolite per tutte le professioni; spesso, per certe categorie, non son altro che una formalità.
      Ma l'abilitazione c'è e, come la gramigna, è difficile da estirparsi. Ne consegue che, finché ci sono abilitati creati dal Ministero della P. I., il Ministero se ne deve occupare.
      Non rimane, provvisoriamente, che il doppio canale, fino ad esaurimento (avevo scritto esaurilento) degli abilitati attualmente (ripeto: attualmente) esistenti. Poi, saranno vincitori quelli rientranti nel numero prefissato di posti a disposizione, come in tutti gli altri concorsi.
      L'eventuale sufficienza ottenuta (cosa diversa dall'abilitazione, che - ripeto - se mantenuta, va slegata dal concorso e resa utile solo per la libera professione) non sarà sprecata, ma farà punteggio per le supplenze nelle scuole richieste, 20 o 30 che siano, ma senza le presidenziali trasmigrazioni di massa (c'è chi inventò l'inserimento a pettine, non dimentichiamolo...) a danno dei parecchie Province. E così, fine del doppio canale.
       Vinto il concorso, il posto non sarà una sinecura, perché sappiamo per esperienza che esistono bravissimi dialettici, che poi non sanno insegnare o, semplicemente, non sanno. Il servizio sia costantemente monitorato sotto la responsabilità del dirigente scolastico che, al limite, deve proporre senza indugio l'allontanamento dall'insegnamento nei casi di incapacità, nei modi corretti, veloci ed indolori (anche per l'Erario) che illustrai qualche mese fa.
      La mia è una enunciazione sommaria, perfettibile, ma, per il bene degli studenti e la dignità degli insegnanti, attuabile. Sindacati permettendo.

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