(sonoro)

GRANO E RISO

Grano è il mio nome cinese. Quando sono arrivato a Taiwan, mi sono accorto che "Ferrero" era troppo difficile per i Cinesi, con tutte quelle "r", e "Michele" era troppo insolito per essere ricordato o usato con disinvoltura. Divenni "Michael", all'americana, pronunciato "Maicol". Dopo un po' è diventato il mio nome cinese: Mai-ke-lei. "Mai" vuoi dire "grano". "Ke" vuoi dire "fortezza". "Lei" vuoi dire "tuono". Nessuno si chiama così in Cina, ma d'altronde anch'io è la prima volta che ci vivo.
      Il riso si può mangiare - quotidianamente, da queste parti - oppure trattenere, come quando, per educazione, si mantengono seri quando parlo cinese. i Cinesi hanno un grande senso dell'umorismo, anche se non sempre ridono per le stesse cose per le quali ridiamo noi occidentali. Per esempio, visto che sono molto sensibili, quando un film è troppo tragico, per non farsi vedere piangere, ridono. Mi ricordo l'ultima parte di "Titanic": fu sommerso dalle acque e dalle risate.

In queste pagine ho messo un po' di "grano", le mie piccole riflessioni di questi anni, e un po' di "riso", cioè vecchie barzellette di seconda mano adattate ai tempi e ai luoghi. Le une e le altre senza altra pretesa che condividere la gioia e la fatica della missione, tener vivo il ricordo tra gli amici e, possibilmente, tenerne aperti i portafogli.
      Una volta era straniero chi da Como andava a Bergamo, e anche Renzo - quello dei Promessi Sposi - in qualche modo dovette studiare una cultura nuova e imparare l'uso del "baggiano". Ora incontriamo Cinesi sulle Langhe, o Cuneesi a Shanghai. Ma "globalizzazione" è una parola che riempie la bocca come una manciata di pop-corn e non mi piace. Viene dall'idea di "villaggio globale"? Allora parliamo di "villaggio"! La chiesa, il municipio, i pettegolezzi, le rivalità, le feste e i disastri sono uguali a quelli di un piccolo centro di campagna, solo più grandi. CNN è diventato il nostro giornalino parrocchiale. Non è cambiato il contenuto delle cose che ci fanno gioire, soffrire, ridere o gridare, ma solo la loro dimensione. Siamo diventati un paesino dai confini mondiali.
      Un proverbio cinese dice: "Viaggiare è come leggere cento libri". Ma a volte leggere un libro è come viaggiare, e io vorrei invitarvi, anche grazie a qualche foto, a vedere cosa succede da questo lato del villaggio.
      Buona lettura.

Nella foto: Il segreto della famosa frutta cinese.

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