IL GATTO E LA VOLPE
C'era una volta....."Un re", diranno i miei cinque visitatori.
Sbagliato!
"Un pezzo di legno", diranno gli stessi, memori di aver letto Pinocchio.
Ancora sbagliato!
C'era una volta un cagnolino, Giovannino del Maestro, un bassotto che viveva a Granda, nel Grande Circo della perfetta Letizia e che, quando era giovane e bello, - e in vena di eroismi - si esibiva al trapezio, senza rete, come viceprovveditore. In tale esercizio, venne a trovarsi in una bolgia infernale, chiamata '68, anche se si era all'inizio degli anni '70. Il suo ineguagliabile superiore, navigato ed esperto, era tutto preso dalla direzione dell'ufficio, specie nei riguardi dei compiti rappresentativi, motivo per cui aveva giustamente delegato a Giovannino del Maestro i prosaici rapporti quotidiani con le varie commissioni di nomina e, soprattutto, coi vari sindacati.
A quel tempo, facevano parte del Grande Circo, e imperversavano, anche il Gatto rosso e la Volpe bianca. Si diceva che esistesse una Trimurti: il Gatto, la Volpe e il Furetto. Ma il Furetto, più che un furetto era un'ameba: non si vedeva e non aveva seguito.
La Volpe, decisa e autoritaria, a capo delle sue truppe e di quelle altrui, andava avanti come un rullo compressore, a suon di pressioni psicologiche, di richieste, di minacciati macelli, di manifestazioni, di scioperi, eccetera. Novello Robespierre, la Volpe era (o si diceva) convinta di essere nel possesso della Verità; di qui, il legittimo dovere di debellare chi altrimenti la pensava. Ora, sul modo di "debellare", Robespierre, Torquemada, Stalin, Hitler e altri ci hanno dato una versione alquanto univoca e monotona. Ma lasciamo perdere.
Naturalmente, sia il bassotto Giovannino del Maestro sia il Gatto e la Volpe vivevano in un mondo civile (il migliore dei mondi, avrebbe detto Pangloss), per cui si ricorreva raramente alla violenza fisica (BR a parte).
Il Gatto, comunque, era più umile, andava dietro alla Volpe, dicendo 'sissignore', sgusciando il più possibile, comportandosi da felino domestico accorto e polivalente, pensando anche al futuro ed avendo, forse, una visione più chiara della situazione.
Si presentavano al bassotto Giovannino quasi sempre in coppia (la Volpe era furba: era sempre bene controllare il Gatto).
Un giorno, la Volpe fece a Giovannino del Maestro questo discorso: "Noi sappiamo che cos'è giusto e che cos'è sbagliato; sappiamo anche che gli ordini sbagliati non vanno eseguiti. Perciò, stai attento: se ti diciamo che una legge è sbagliata, guardati bene dall'applicarla in modo diverso da quello suggerito da noi."
Va da sé che Giovannino del Maestro, poco furbo e poco malleabile, come tutti i bassotti, non tenne conto dell''invito' e continuò i suoi esercizi al trapezio applicando le norme a seconda di ciò che dicevano le norme stesse.
Ed ebbe i suoi guai.
La Volpe aveva un giornalino quindicinale, di cui, ora, sfugge il titolo, ma che portava come sottotitolo 'LOTTA DI CLASSE' e che veniva inviato a tutte le scuole del Grande Circo di Granda. Anche il Gatto aveva il suo giornalino, ma chi scrive non ne ricorda né il titolo né l'originalità. Infatti, spesso, riportava titoli e articoli uguali al giornalino della Volpe.
Un bel giorno, la favola racconta che il periodico della Volpe uscì col titolo, in prima pagina "MENTALITA' BORBONICA", dove il bassotto Giovannino veniva trattato da cocciuto retrogrado che si ostinava a voler applicare le leggi, invece di portare la fantasia (della Volpe) al potere.
Ma il bassotto Giovannino, ottuso od aspirante martire, non cambiò atteggiamento. Perciò, il numero successivo del citato giornalino dal sottotitolo "LOTTA DI CLASSE" uscì col titolone in prima pagina: "FERRERO VATTENE!". Come il lettore intuisce, Ferrero era lo pseudonimo del bassotto Giovannino del Maestro.
Poi, vennero gli anni '80, il mondo rinsavì e il Grande Circo lavorò in acque più tranquille.
A Giovannino del Maestro rimase un desiderio: conservare una copia di quel giornale coll'invito ad andarsene. L'aveva e la teneva, solitaria, in apposita cartella nell'armadio dell'ufficio (pardon, del camerino di acrobata). Un giorno, la cartella sparì dall'ufficio. Nessun furto, né libri, né materiale, né pratiche, niente di niente fu toccato: solo quella cartellina ingiallita contenente esclusivamente una copia di quel famoso giornale.
Frattanto, la Volpe aveva lasciato questo mondo per cause naturali: che il Cielo la renda felice in quell'altro (anche se pare non ci credesse). Non ci si poteva più rivolgere a lei. Né al Gatto, che era ingrassato, aveva messo un nuovo pelo lucido e bello e si esibiva più a Urbe che a Granda.
Giovannino del Maestro sapeva che la Volpe aveva amici pesanti (anche fisicamente), nel mondo che conta; ad uno di essi si rivolse per avere una copia di quel giornale. Gli fu risposto che, proprio di quel numero, non esisteva più nemmeno una copia, nemmeno presso la redazione.
Ma il bassotto Giovannino è ostinato; ci tiene ad avere quel ricordo. Ha pregato chi scrive di lanciare un appello, rivolto in particolare alle scuole della provincia in cui operò. Se qualche dirigente scolastico o insegnante o direttore amministrativo (o altri), rovistando fra i giornali accatastati in archivio, riuscisse a trovare una copia di quel giornaletto (è facilmente individuabile, perché mi sembra fosse solo ciclostilato; eppoi, il sottotitolo 'LOTTA DI CLASSE' e il titolo dell'articolo 'FERRERO VATTENE!' lo evidenziano subito) ne faccia una fotocopia per chi scrive. Penseremo noi a farlo recapitare a Giovannino del Maestro.
Il quale, fin d'ora, tramite chi scrive, sentitamente ringrazia.
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