AUTONOMIE
(Giugno 2004)
- "Questa scuola è pubblica o privata?" - chiesi, un giorno, ad un preside olandese, in Olanda, dove mi trovavo per incarico ministeriale.
Il preside, che, fino a quel momento, era stato prodigo d'informazioni e di competentissime risposte, arrossì un pochino e cominciò a dar segni d'insicurezza.
- "Ma, non capisco bene, è aperta a tutti, c'è il consiglio d'amministrazione...".
Per farla breve, venne fuori che la distinzione fra scuola statale e non statale quasi non c'è. Chiunque può istituire una scuola; basta redigere un programma, farlo approvare dal Ministero e poi, soprattutto, attuarlo. Ci sono alcune linee di base che non si possono modificare; ci sono alcune imposizioni d'orario entro cui bisogna rimanere (ad esempio, nel liceo ad indirizzo classico, ci sono 7 ore di cultura latina e non so quante di cultura greca); per il resto, sta alla capacità dei programmatori rendere la scuola appetibile.
Una volta approvato il programma, la scuola viene autorizzata se rientra nello stanziamento economico. Ma, ogni settimana, ci sono ispettori ministeriali che controllano che il programma approvato sia attuato ed attuato bene. In caso di parere negativo degli ispettori, alla scuola viene semplicemente negato il rinnovo di autorizzazione per l'anno successivo. Sarebbe un disastro. Di qui, la corsa dei gestori ad accaparrarsi gli insegnanti ritenuti migliori; per evitare un mercato senza limiti, la legge fissa il tetto massimo (non minimo, come da noi) di retribuzione, tetto che i gestori tentano di aggirare con agevolazioni varie: affitto modesto, auto in leasing, eccetera.
Naturalmente, il gestore può essere lo stato, un ente pubblico o un'organizzazione privata.
E i fondi? Lo stato fornisce ad ogni scuola statale un contributo fisso per alunno (diverso, secondo i tipi di scuola; alle elementari, ad esempio, meno che all'istituto tecnico industriale), uguale per tutte le scuole dello stesso tipo. Con questo sistema, non hanno avuto bisogno di ricorrere alla cosiddetta razionalizzazione: le scuole si sono razionalizzate da sè. Infatti, per il principio della sinergia, si sono accorpate spontaneamente, fino a giungere a strutture che ci spaventerebbero. Il preside mio interlocutore aveva quattro vicepresidi: uno per la materna (uso le vecchie terminologie), uno per le elementari, uno per le medie ed uno per le superiori.
Un altro preside, interrogato sul numero di alunni, rispose: "Quattordicimila".
Col fondo assegnato, il consiglio d'amministrazione - in maggioranza non elettivo, ma insediato dallo stato-gestore - deve provvedere a tutto: dal personale al locale, dal trasporto a qualsivoglia altra cosa. Insomma, è un'autonomia come si deve, che si riflette anche nei docenti: possono insegnare come vogliono, ma svolgendo completamente il programma approvato.
Certo, da noi sarebbe più difficile, ad esempio, per il trasporto, perchè non abbiamo un territorio tutto piatto, che lo faciliti. Noi, il Gran Premio della Montagna lo mettiamo sul Moncenisio o sul Colle di Tenda, non su un cavalcavia, come fanno loro.
E per le non statali, che sono tante? Non c'è differenza; anche loro hanno un consiglio d'amministrazione, preposto alla bisogna dal gestore (ente, associazione, privato o chi sia), che svolge le stesse funzioni.
Per i fondi, c'è una norma più o meno simile alla nostra; non è nella loro costituzione, ma nella legge ordinaria. La scuola non statale deve essere senza oneri per lo stato, intendendo tale norma nel senso che, per i ragazzi che frequentano una scuola non statale, lo stato non deve spendere di più o di meno di quanto spenderebbe se quei ragazzi frequentassero una scuola statale. In pratica, hanno lo stesso contributo, non un euro in più o in meno pro-capite. C'è una tale identità che un docente - o un preside, come nel caso del mio interlocutore - non si preoccupa nemmeno d'indagare se la scuola che lo assume sia statale o no, perchè anche la tipologia contrattuale - non solo la retribuzione - è la stessa.
Ve l'immaginate un sistema simile in Italia? Nei miei tanti anni di servizio, mi sono fatto la convinzione che, da noi, si sono volutamente screditate le scuole non statali in modo molto semplice: negli anni '70 ed '80 non si mandavano ispettori a controllarle, così alcune (tante) scuole si trasformarono in diplomifici. Ciò diede la possibilità di criticarle e di gridare allo scandalo. Se sia stato un bene o un male, non so.
Un ultimo appunto. Fra i gestori non statali, vi sono chiese cattoliche, chiese protestanti, sinagoghe ebraiche, scuole coraniche. Per tutti, il programma prevede un'ora settimanale di cultura cristiana. Si badi bene al termine: cultura cristiana, come fonte di formazione della personalità, come riconoscimento delle radici del mondo occidentale. Poi, ogni confessione introduce una o più ore (o nessuna) d'insegnamento della propria dottrina religiosa.
Indietro
Pagina successiva
torna all'indice
Torna a LA PERFETTA LETIZIA