FATTI E QUALITA'
(Maggio 2004)
A proposito di qualità dell'insegnamento, riferisco alcuni fatti, lasciando ogni giudizio al lettore.
- "Allora, ragazzi, oggi abbiamo parlato di Augusto. Per la prossima volta, cominciate a cercarvi sul libro o su qualche enciclopedia qualcosa sui quattro suoi successori, cioè, sugli imperatori Tiberio, Lucignolo, Claudio e Nerone".
Così disse l'insegnante ai suoi alunni.
Il padre di Massimo trovò inadatta all'età dei ragazzi la trappola tesa dall'insegnante e se ne lamentò col dirigente (che allora non si chiamava così).
- "Lei comprende, sono in fase di crescita, prendono per buono tutto ciò che dice l'insegnante. Eviti di proporre loro trabocchetti, di cui ancora non capiscono lo spirito...".
Una bella primavera di qualche anno fa, al tempo delle graduatorie per supplenze, un docente di LETTERE presentò un ricorso del genere: "Il sottoscritto dott. prof. X. Y. ...... chiedo ........ faccio rilevare... "eccetera. Il ricorso - tutto steso a mano, per cui non si può incolpare il dattilografo - chiudeva con queste precise parole: "CON RISERVA DI OGNI DETERIORE AZIONE".
Nel dicembre del 1997, scrivevo al mio Ministro sull'argomento, in questi termini:
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Signor Ministro,
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Un ultimo fatto.
In questi ultimi anni, mi sono trovato più volte a parlare di scuola con docenti di Taiwan, dove mio figlio missionario lavora in una scuola salesiana.
Un giorno, chiesi ad un amico taiwanese quanto prendesse di stipendio la moglie, che insegna educazione musicale a Taipei in una scuola statale. Tradotto in lire, erano 4 milioni e mezzo. Mi venne il dubbio che fossero al lordo delle tasse e lo manifestai.
- "No - mi rispose - sono in tasca (cioè, nette)".
Poi, per giustificare il fatto che non fossero molte, aggiunse che non faceva l'orario completo (che è di 36 ore, ma non d'insegnamento. Ne parlerò dopo).
A Tainan, città nel Sud di Taiwan, nella scuola salesiana (non statale) del figlio, gli insegnanti percepiscono - sempre in lire, perchè mio figlio non ha ancora dimestichezza con l'euro - da un minimo di 4 milioni e rotti ad un massimo di 6 milioni mensili netti.
L'orario è di 36 ore settimanali, di cui un massimo di 18 d'insegnamento. Le altre sono trascorse nella scuola (non c'è un'unica sala professori, ma ci sono tanti uffici degli insegnanti) nei compiti di contorno: correzione compiti, preparazione lezioni, aggiornamento, riunioni collegiali, ricevimento genitori, cura psicologica delgi alunni, eccetera, in modo da non dover portare nemmeno un foglio di carta o un libro a casa.
Quando dissi che, in Italia, percepiscono la metà, il commento - freddo, razionale, quasi un pugno nello stomaco per me - fu:
- "Si vede che non sono stimati. Lo stipendio dipende o dal prestigio che si ha o dal timore che s'incute".
Per la seconda categoria, è evidente che pensavano alla casta dei militari o a quella dei magistrati.
Devo precisare che non esiste il posto di ruolo, nè il contratto a tempo indeterminato: sono tutti annuali, a discrezione del Consiglio d'Amministrazione. C'è la corsa a strapparsi i docenti migliori, anche a costo di pagarli di più.
Per finire, ho visto classi da un minimo di 14 ad un massimo di 52 allievi (è un istituto professionale), ma non ci sono problemi di disciplina, perchè ogni scuola si fa un punto d'onore di cacciare i disturbatori. Non solo, ma, per legge, ogni scuola deve pagare anche alcuni militari dell'esercito (dipende dal numero degli alunni; lì, per 1600 alunni, i militari sono cinque), che "curano" esclusivamente la disciplina; sul modo di "curarla" è bene sorvolare. Comunque, sono cure efficacissime.
Ogni insegnante, in classe, parla col microfonino al bavero e il trasmettitore appeso alla cintola, tipo Simona Ventura o Gerry Scotti. Non occorre alzare la voce.
Sono fatti. Possiamo apprezzarli o meno.
Faccio un solo commento; gli altri li lascio alla sensibilità del lettore
Il sistema del contratto annuale, in Italia, sarebbe controproducente. Non avendo sicurezza, o accetterebbero l'incarico soltanto quelli che non trovano altro, vale a dire gli inadatti e i più intellettualmente deboli; oppure accetterebbero l'incarico, ma solo provvisoriamente, quelli che pensano già ad altro, i bravi, sicuri del fatto loro; a meno che la retribuzione sia tale da superare quella ottenibile in altra professione (editoria, giornalismo, dirigenze aziendali, eccetera). Ma non credo che lo Stato possa permettersi di pagare gli insegnanti partendo almeno da tre volte tanto la retribuzione attuale. Per questo sono stato sempre contrario anche all'incarico a tempo indeterminato. Eppoi, l'espressione "a tempo indeterminato" non mi convince: che cosa vuol dire? Vuol forse dire che, se non mi piaci - anche solo politicamente o ideologicamente - posso trovare la scusa per licenziarti? Su questo argomento, quando ero in servizio, ho avuto delle impressioni terribili. Il sospetto era quello di un principio d'instaurazione dello spoil system (vedere "La perfetta Letizia 2") anche nella scuola.
Bisogna ritornare ai ruoli, che danno garanzia e sicurezza. Ma bisogna anche introdurre un sistema che dispensi gli incapaci senza le lungaggini attuali. Ho visto casi di dispensa per incapacità che sono durati 14 (quattordici) anni. Intanto, i ragazzi ne subivano le conseguenze. E non ci vuole un tribunale del popolo, ma un organismo composto unicamente da dirigenti tecnici professionisti, che sono veramente esperti di psicologia, di pedagogia e di materie specifiche. Ma devono intervenire subito.
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