(sonoro) Febbraio 2022

da LUCE E FORZA di Maggio - Giugno 1955

La parola del Parroco

CARISSIMI PARROCCHIANI E AMICI DEL BOLLETTINO

       Non so che impressione vi abbiano lasciato le trascorse Feste di Pasqua. Io penso che la Settimana Santa colle sue commoventi e significative funzioni, piene di dolorosa poesia, culminate nell’ALLELUIA pasquale, anche se non profondamente capite nel suo profondo significato storico, non sia per voi trascorsa come una settimana qualunque. Disgraziato chi dovesse dire diversamente.
       La Pasqua dovrebbe essere il centro della vita del cirstiano che deve pensare che, se gode dei vantaggi della civiltà odierna, lo deve tutto al cristianesimo basato sulla Redenzione operata da Gesù Cristo.
       Ora io vorrei con un pensiero fissare il frutto della Pasqua che tutti, penso, avete fatto colla S. Comunione. Poiché è pacifico che chi non fa bene la Pasqua non merita più il nome di cristiano.
       Più di una volta avrete sentito predicare o letto che per noi cristiani il mistero pasquale si rinnova ogni qualvolta si celebra la S. Messa. E’ un comando di Gesù Cristo stesso agli Apostoli dopo la celebrazione prima Messa all’ultima cena. Fate questo (ciò che io ho fatto) in memoria di me.
       E la Messa ha cominciato a celebrarsi sulla terra da quel giorno e fino alla fine del mondo a migliaia e migliaia al minuto, giorno e notte, sale verso il Cielo questo incruento sacrificio di adorazione, di ringraziamento, di propiziazione e di domanda.

La Messa.
       Ecco perché la Chiesa depositaria della Redenzione, raccomandando continuamente di assistere alla Messa il più frequentemente possibile, rende obbligatorio, sotto pena di peccato, tale assistenza nelle domeniche e feste di precetto. E’ il nostro sacrificio la Messa, il sacrificio senza del quale, comunque sia concepito, non vi può esistere religione.
       E la Pasqua che abbiamo celebrato ricordando che se un giorno arriveremo alla salvezza eterna, lo dobbiamo alla redenzione operata colla Passione e Morte del Salvatore, ci deve portare a questa domanda: Come cerco io di applicarmi i frutti della Pasqua? Che idea mi faccio della S. Messa? Come la stimo? Come vi assisto? E con quale frequenza?
       Poiché, cari cristiani, occorre essere persuasi che l’assistenza frequente e devota alla S. Messa è il termometro della nostra temperatura religiosa e la garanzia della nostra salvezza.

Una similitudine.
       Avete già visto certamente, specie negli orti, la gran vasca centrale che contiene l’acqua per l’irrigazione. Da essa partono tanti canaletti che portano il prezioso elemento irriguo alle piante, che senz’acqua morirebbero di siccità. Se i canali restano chiusi è inutile la presenza della vasca piena. Ed ecco l’applicazione: La redenzione operata da Gesù Cristo in quella memoranda Pasqua ha portato sulla terra una infinita quantità di meriti salvifici. Ma questi meriti acquistati da un Uomo-Dio ci vengono applicati per mezzo dei Sacramenti e soprattutto per mezzo della S. Messa, nella quale, col sacerdote, i fedeli sono concelebranti.
       Ecco perché la Chiesa raccomanda di lasciare possibilmente durante la Messa ogni altra preghiera e di unirsi al sacerdote celebrante almeno coll’attenzione e meglio col seguire e rispondere alle preghiere. Per questo ci sono oggi numerosi libri e libretti (dal messale quotidiano al festivo, ai piccoli libretti da poche lire) per aiutarci in questa grande opera.

Che avviene invece?
       Da molti la S. Messa non si conosce e l’aforisma filosofico dice: Nihil volitum quin praecognitum, che vuol dire: non si può desiderare e stimare ciò che non si conosce. Si ignora il valore della S. Messa, le sue origini, la sua storia, i suoi effetti. E ciò spiega come molti non ci vengano mai o al più sì e no ne sentano un pezzo alla festa. Ed è una cosa che fa proprio pena vedere, anche nei nostri paesi, gente che si può dire ha nulla da fare o che facilmente, senza danno può disporre di una mezz’ora per sentire una Messa! Eppure non li vedete mai. Vien da domandarci: Ma questa gente ha un bricciolo di fede? Oppure crede di non morire mai? E cge cosa si porterà al tribunale di Dio? I loro soldi? No, ma la tremenda responsabilità di non essersi fatto un bricciolo di bene.

Molti altri
alla Messa ci vanno, almeno alle feste, ma si annoiano terribilmente. Per loro è sempre lunga, non sanno che fare, che dire. E’ l’abitudine che li porta, forse il rispetto umano alla rovescia.
       Che direbbe la gente se li vedesse fare la vita del vero pagano o dell’ebreo? Anche queste Messe, sentite per forza, valgono poco perché non sono la vera partecipazione all’azione del sacerdote, non sono per loro il sacrificio della loro religione. E chi non sa che una religione senza sacrificio non è più una religione?
       Altre cose si potrebbero dire sulla S. Messa e per noi vivi e per i defunti. Ma, per non essere soverchiamente lunghi, comprendiamo in poche righe alcune norme per rendere fruttuosa la nostra Messa:
       1) Sentirne di Messe il più possibile, ma soprattutto non perderla nei giorni festivi. I piccoli pretesti che a volte servono per dispensarci non sono che inganni che facciamo a noi stessi con immenso danno materiale e spirituale.
       2) Pigliare parte attiva alla Santa Messa: il minimo sarebbe aver gli occhi all’altare e rispondere alle preghiere del celebrante (Amen – Et cum spiritu tuo – Confiteor – ecc.). Nessuna altra preghiera, neppure il Rosario, dovrebbe intralciare il sacrificio che insieme offrono sacerdote e fedeli.
       3) Ricordiamo nella Messa i nostri bisogni spirituali e temporali: la nostra famiglia, i nostri defunti; mettiamo sull’altare l’offerta dei nostri lavori, dei nostri sacrifici, i nostri fastidi, le preoccupazioni, le nostre responsabilità.
       4) Che cosa bella e consolante poter dire al punto della nostra morte ciò che diceva un buon vecchio, nel delirio: portatemi qui la mia roba che devo partire. Gli misero qualche vestito da festa, poi il portafoglio, poi altre cosa che sapevano essergli care. “No, rispondeva, non servono più. Le mire robe, voglio le mie robe…”. La moglie piangendo stacca il Crocifisso e glielo pone nelle mani. “Sì, ecco, esclama con un raggiante sorriso, questo… le mie Messe… ah! Quante! E tutte buone!”. E spirava.

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In Parrocchia

La Festa di S. Giuseppe

       Gli uomini han fatto onore al loro Santo. Anche se furon pochi al triduo predicato dal Parroco (il tempo è troppo bello ed i lavori urgono) la festa vide tante Comunioni ed un esemplare spettacolo di cameratismo cristiano. Fu bravo Priore il Sig. Conterno Francesco che volle tutti i colleghi ad un simpatico e abbondante servizio, oltre il lodevole interessamento per la Compagnia e la chiusa del suo Priorato con l’offerta di lire 5.000 alla Chiesa.
       Entra a Priore per l’anno in corso il sig. Salvano Giuseppe e fu eletto sotto-priore il sig. Roggia Enrico di Giuseppe (Ermigl.).
       Auguri alla Compagnia che per l’interessamento dei suoi Priori riesce a tenersi in piedi con edificazione. Sarebbe desiderabile che alle sepolture e processioni vestissero la divisa almeno gli ex Priori.

Il secondo Vespro.
       Come è noto da parecchie domeniche ha luogo alle ore 18 (oggi alle 18,30) il secondo Vespro per comodità degli uomini e giovani che desiderano avere nei giorni festivi un certo tempo per un onesto svago alle ACLI, all’Albergo o per una partita alle bocce.
       Detto Vespro che non occupa più che una mezz’ora (un mistero del Rosario, un breve dialogo e la benedizione) lascia finora un po’ a desiderare. Una cinquantina di persone al massimo dai quali si desidererebbe una partecipazione più attiva nel pregare e nel canto. Coll’occasione ricordiamo due cose: 1) Le ACLI sono un’istituzione a carattere cristiano (Ass. Cristiana Lavoratori Italiani). Non sarebbero quindi nello spirito dell’Associazione coloro che chiusa la sede del Circolo per lasciare il tempo di compiere i propri doveri religiosi, se ne vanno a casa o cambiano d’alloggio: come sbagliano coloro che confondono le ACLI con un albergo e ad una conferenza o lezione di qualsiasi genere preferiscono una partita a carte o a bigliardo. Nessuno presuma di saperne troppo. Tutto viene in taglio, dice il proverbio, anche le unghie per pelar l’aglio. Le ACLI sono sorte specialmente per la cultura varia e l’elevazione dei lavoratori.

La Settimana Santa
       Niente da aggiungere a quanto abbiamo già detto e ripetuto circa le SS. Quarantore ed i goiorni precedenti la funzione notturna del Sabato Santo. Quest’anno anzi abbiamo notato un piccolo passo indietro. Nessuno agli Uffici del mercoledì e venerdì; pochi a quelli del Giovedì. E’ vero: non si capisce ciò che si recita o si canta, anzi non si sa nemmeno leggere bene. Ma una volta gli uomini l’ufficio se lo leggevano a casa (magari d’inverno) e in chiesa se la cavavano discretamente. E poi gli Uffici son sempre uguali e imparati una volta sono imparati per sempre. Discreta l’adorazione al S. Sepolcro ad alla Croce (durata fino al mezzodì del sabato) per quanto si sia notato che certe famiglie non si vedono mai. Per loro la Settimana Santa non si differenzia dalle altre. Povera gente!
       Un breve commento ci sia permesso per la funzione notturna del Sabato sera. Fu il primo esperimento e non si può dire che sia riuscito con soddisfazione. L’elemento femminile che dovrebbe coadiuvare e completare la funzione mancò quasi totalmente da principio. Forse si credeva che la funzione fosse per soli uomini. Mi è parso che le varie cerimonie che pure sono abbastanza facili a capirsi non abbiano interessato. Non si è letto e meditato abbastanza il libretto che fu acquistato da troppo pochi. E pensare che costa meno di un giornale! Forse l’unico lato buono della funzione (ancora un po’ troppo lunga) consiste nella comodità data agli uomini di confessarsi con maggiore calma. Questo, mi pare, ci ha voluto dire l’affluenza dell’elemento maschile fin dalle prime ore. Imponente la Comunione della notte e ancora numerosa quella del mattino di Pasqua. Speriamo meglio per l’avvenire.
       Ci fu di valido aiuto il Predicatore della settimana Rev. P. Varalda dei cappuccini di Torino (Chiesa di S. Antonio), al quale va il nostro ringraziamento.

MESE DELLA MADONNA

       Come gli altri anni l’abbiamo incominciato il lunedì seguente l’ottava di Pasqua e lo chiuderemo colla Festa dell’Ascensione che sarà pure la Festa di Maria Ausiliatrice e la Prima Comunione dei nostri bimbi.
       Accettiamo, cari parrocchiani, l’invito della madonna e veniamo volentieri tutte le sere, con un po’ di sacrificio, ad onorarla nel suo mese. Abbiamo tanto bisogno del suo aiuto!

CORPUS DOMINI - FESTA DEL S. CUORE DI GESU’

       Il 9 Giugno sarà la festa del Corpus Domini. La Processione quest’anno passerà per V. Vitt. Em., Via March. Oreglia e sboccherà sulla Via Roma (Str. Nuova). Vorrei esortare i fortunati che vedranno passare Gesù davanti alle loro case di fare qualcosa di più che gli altri anni.
       Il 17 Giugno poi celebreremo la festa del S. Cuore di Gesù. Fa bisogno di dire che dobbiamo darle maggiore importanza? E’ il nostro padrone e si sa che se il servo rispetta il padrone le cose vanno bene.

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CRONACA VARIA

Le A.C.L.I.
       Cominciano a dare i loro frutti di bene. Il corso di coltura agraria tenutosi nella settimana 21-26 marzo dai bravi Maestri sigg. Enotecn. Bonardi geom. Ercole e Dott. Peirano, veterinario, tutti di Alba, frequentato ogni sera da circa un centinaio di agricoltori, ha avuto ottimo esito fra la unanime soddisfazione degli allievi. Interessanti i temi, animate le discussioni. Speriamo in un apporto notevole alla produzione agricola.
       Ringraziamenti sentiti alle A.C.L.I. provinciali che ne hanno sostenuta la spesa; ai bravi professionisti oratori ed a quanti coll’appoggio morale cooperano a queste iniziative di elevazione.

Cantine sociali.
       In questi ultimi tempi da noi ed altrove si è fatto e si fa un gran parlare circa la convenienza e l’utilità delle cantine sociali. Molti paesi hanno affrontato con coraggio, già da parecchi anni, il delicato problema e l’hanno risolto con grande vantaggio ed ora ne godono i frutti. Altri paesi viticoli, come il nostro, non paiono ancora maturi per questo. Si parla troppo a vanvera senza conoscere a fondo che cosa siano le cantine sociali. Pochi i viticultori convinti; molti i diffidenti, forse male informati; moltissimi i dubbiosi che vorrebbero vedere che altri, come si dice, tolga dal fuoco la castagna disposti ad aiutare a mangiarla. Sistema troppo comodo col quale non si risolverà mai alcun problema.
       Il bollettino crede fare cosa gradita a tanti condensando in poche righe ciò che è a sua conoscenza, frutto di informazioni assunte da persone serie e competenti:
       La cantina sociale ben amministrata:
       1) libera il venditore dalla spesa del mediatore, dalla ricerca del compratore, dai disturbi inerenti alla vendita (il resto, il vitto ai compratori, il ritardo nel prelevare le uve raccolte da giorni, ecc.;
       2) adegua la vendemmia a tutti gli altri prodotti nei quali è il venditore che fa il prezzo, non il compratore;
       3) assicura un tipo di vino unico e costante facile ad incontrare il gusto dei consumatori e presentabile, senza tema, su qualunque mercato;
       4) infine è dimostrato dall’esperienza che i prezzi realizzati dalla cantina sono sempre superiori a quelli dei privati con notevole vantaggio dei soci.
       Pericoli e disgrazie? Certo se cade il mondo ci piglia tutti sotto ed anche in questo non bisogna esagerare e generalizzare. Se si ha paura che il grano non renda, si dovrebbe fare a meno di seminare.
       Dice qualcuno: E se va male? Si risponde: E a voi va sempre bene? Darà più garanzia di buona riuscita il vino fatto in casa vostra dove, senza offendere nessuno, mancano tante cose, comprese le nozioni di una buona vinificazione, oppure quello fatto da tecnici alla cantina? E i sottoprodotti (raspi, vinacce, ecc.) che cosa rendono? In cantina, è provato, bastano a coprire le spese.
       Garanzie? Anche qui si esagera da chi non conosce il problema. Certo il Governo non dà i denari a chi non conosce e li può dissipare.
       Gli utili della cantina, pur dando ai soci un notevole sopraprezzo, sono sufficienti per pagare il canone annuo di interessi e ammortamento (unico onere imposto alla cantina). Perciò niente ipoteca e niente anticipi in denaro a carico dei soci. Sola cosa richiesta: la firma sul libro soci poiché la cantina è una società e non si dà società senza soci.
       Da tener presente però:
       1) I soli soci potranno portare uve alla cantina, gli altri no, perché è articolo obbligatorio che la cantina non può comprare.
       2) Che è obbligo dei soci, in omaggio all’onestà, portare alla cantina il quantitativo fissato dal socio stesso (il 50% o il 100%) di merce buona.
       3) Che i soci fondatori hanno diritto ad un trattamento speciale conforme al regolamento da essi compilato.
       4) Ricordare che le stesse diffidenze e le stesse paure ci hanno portato anni fa a rinunziare al progetto allora più favorevole (L. 1.000 per giornata) dell’acqua irrigua in piano.
       Non manca poi chi pensa quale interesse possa avere il Parroco ad occuparsi anche di queste cose. Si risponde: «Anche Gesù pensò al pane per le turbe». Se son rose fioriranno.

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LA BENEDIZIONE DELLE CASE E FAMIGLIE

       Sarà portata a tutte le case ove può entrare nei giorni e coll’ordine seguente:
9 Maggio: Ore 8: Paese verso le Scuole comprese Le Strette – S. Giuseppe;
Sera: ore 15: Parte verso Castello – Str. Nuova – Arbi – Fracchia – Muretto.
10 Maggio: Ore 14: Podio – Belmonda – Sardo – Tard. Sott. - Chiarene – Tomalini – Bori – Piano – Cas. Ferr. - Rostagni.
11 Maggio: Ore 14: Pallona – Veneria – Chiabotto – Merli – Prator. - Panerole – Ravera – Selvat. - Ebreo – Casc. N.
12 Maggio: Ore 14: Isole – S. Rosso – Serra – S. Grato – Pilone – Ghercina – Pezzole – Ciochini – Losch. - Zora – Palaretta.
14 Maggio: Ore 14: Bricco Neri – Piander. - Tard. Sopr. - Saccati – Rapalino – Mascarelli – Bergera – Corini – Gavetta – Crocetta.
16 Maggio: Ore 14: Mosca – Pasinotti – Col. - Bricco Cr. - Baricalino – Ermigl. - Linetti – Fasana – Bivio – Cabianca – Casa ferr.
       A Moriglione porterà la benedizione il Cappellano D. Delrivo in giorno a lui comodo.

RACCOMANDAZIONI
       Vediamo, cari parrocchiani, di dare grande importanza alla benedizione di Dio alle vostre famiglie. E perciò procurate:
       1) Di trovarvi possibilmente tutti a casa.
       2) Bagnare il dito della mano destra sull’aspersorio che il sacerdote vi porge e farvi il segno della croce.
       3) Inginocchiarvi e seguire e, se potete, rispondere alle preghiere.
       Il sacerdote entrando in casa dice: «Pace a questa casa e a tutti i suoi abitanti». Poi continua: «Ho visto l’acqua uscire dalla Chiesa e tutti quelli a cui fu portata ne ricevettero salute».
       E conclude colla seguente preghiera: «Esaudisci, o Signore, e come un giorno hai preservate dalla sventura le case degli Ebrei segnate col sangue dell’agnello (figura di Gesù Cristo), così ora manda il tuo angelo che custodisca, protegga e difenda tutti gli abitanti di questa casa».
       Cose belle, non è vero? Ma ci vuole anche la nostra partecipazione e la nostra fede.
       E ancora una raccomandazione.
       Ricordate, cari parrocchiani? L’anno scorso quando la grandine aveva già visitate le nostre campgne , avevate già ricevuta la busta per l’offerta per i restauri ai locali del Ricovero. A dirvi la verità, avremmo voluto, se fosse stato possibile, ritirarla di nuovo e non avremmo avuto nulla a rimproverare se le buste fossero ritornate tutte vuote. Invece, eccetto una sola, tutte sono rientrate colla loro offerta proporzionata alle possibilità della famiglia. Ne siamo rimasti commossi. Le offerte raggiunsero la bella cifra di L. 99.000 che aiutarono a coprire la spesa che sorpassò le 300 mila lire.
       Quest’anno non domandiamo nulla, per quanto molto rimanga a fare per dare ai detti locali una sistemazione decente per l’A. C. , per le A.C.L.I. e per l’elemento femminile che pure ha diritto a qualchecosa. Sopra il portone, che ormai è sproporzionato alla bisogna, possono sorgere due belle ampie sale con accesso alla televisione. Fate così parrocchiani. Invece di un’offerta, fate una promessa. Se il Signore benedirà quest’anno le nostre campagne (e noi cercheremo di meritarcelo) e avremo un buon raccolto, faremo la nostra offerta anche più generosa per le Opere Parrocchiali. Vedremo così realizzati con quello di cui sopra, parecchi altri progetti che da anni stanno sulla carta, come lo zoccolo in marmo e il portale della Chiesa, il compimento del Battistero con un bel bassorilievo in marmo e altro ancora. Ne riparleremo a speranze compiute.

Alle Compagnie, a proposito di sepolture.

       Perché così pochi a vestire la divisa? A volte due Luigini, quattro Figlie di Maria, poche donne… Gli uomini sono ancora i più numerosi. C’è lavoro? Eh via! Si tratta poi di un piccolo sacrificio. E alla nostra sepoltura saranno tanti? Sì, se siamo andati noi alla sepoltura degli altri. Almeno gli ex Priori ed ex Priore…

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