(sonoro)

da LUCE E FORZA di Novembre 1946

Per la venuta del Vescovo - AVVISI ALLA POPOLAZIONE

        1 - S. E. Mons. Vescovo, se nulla avverrà più in contrario, sarà a Novello, proveniente da Barolo, la sera del 24 Ottobre verso le ore 16,30.
        Clero, Autorità e Popolo, cui porgo cordiale invito, Lo attenderà sul piazzale della Chiesa. Dopo i dovuti ossequi, , dirà poche parole a nome di tutti una bambina, quindi il Voesoco, baciato il Crocifisso e data la benedizione coll'acqua benedetta, s'avvierà al Presbiterio, mentre la Cantoria maschile eseguirà il "Sacerdos et Pontifex" del M.o Picchi. Subito dopo, il Vescovo dirà brevi parole ed impartirà la Benedizione col SS.mo.
        Seguirà il canto del Deprofundis e le esequie per i defunti della Parrocchia.
        2 - Al mattino del 25 (Venerdì) alle ore 7,30: Messa de Vescovo con Comunione dei cresimandi e di quanti desiderano riceverla con loro. La raccomandiamo in modo speciale ai genotir, padrini e madrine.
        Alle ore 10: amminsitrazione del Sacramento della Cresima. Provvedere perciò per la colazione dei bambini lontani dalla Parrocchia., onde essere presenti all'inizio della funzione, poixhé, come si sa, questa viene fatta a porte chiuse.
        3 - Ogni cresimando avrà il suo padrino o madrina che dovrà accompagnare alla balaustra il figlioccio o figlioccia e tenere la mano destra sul capo e la sinistra sulla spalla del cresimando.
        Non possono essere padrini della Cresima (come del Battesimo) i pubblici peccatori; anzi, sarebbe un'irrisione sacrilega al Sacramento - se fosse il contrario. I padrini e madrine devono essere persone religiose, non bestemmiatori, non profanatori delle feste, non immodeste, ecc. onde possano, anche coll'esempio, assolvere al grave compito che si assumono di essere per i loro figliocci quasi secondi padri e madri. Un padrino o madrina che non rispondesse a tali requisiti dovrà essere inesorabilmente scartato.
        4 - Sarà bene che il padrino o madrina regalino ai loro figliocci il "Ricordo della Cresima". A questo scopo saranno provviste immagini e medaglie a prezzo conveniente; sarebbe pure questa una bella occasione per munire il cresimato del libro di devozione che gli servirà per le funzioni parrocchiali, invece di altri regali inutili e più costosi. Anche di questo libro vedremo di procurare copie sufficienti.
        5 - Per le altre funzioni che eventualmente terrà Mons. Vescovo nella nostra Parrocchia verrà dato avviso a suo tempo.
        Mons. Vescovo ripartirà la sera del Venerdì per Vergne.
        6 - Probabilmente, permettendolo il tempo, il Vescovo riceverà ad ora da stabilirsi le Autorità civili, le Presidenze dei rami di A. C., Priori e Priore delle Compagnie religiose ed eventualmente chi avesse urgente bisogno di conferire con lui.

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LA LETTERA DEL PARROCO

        Carissimi Parrocchiani,

        La parola del Parroco stavolta non può essere che un "GRAZIE" sentito per quanto avete fatto e detto domenica scorsa 29 settembre per ricordare il mio 25° di Parrocchia.
        Sono ancora profondamente commosso e quasi stordito per quanto ho visto e sentito in sette giorni ed in modo speciale per la Comunione veramente generale che avete offerto per me al Signore, per i numerosi auguri scritti e vocali, per la partecipazione cordiale dell'Autorità civile, per l'entusiasmo regnato in quei giorni, specialmene tra i giovani che così volentieri hanno partecipato alla festa e per la toccante accademia allestita all'aperto per chiudere le cerimonie.
        Schiettamente, non si poteva fare od attendere di più.
        Tre date, nella mia vita sacerdotale, mi sono specialrnente irnpresse nella rnente a nel cuore: la mia Prima Massa a Narzole la dornenica seguente l'ordinazione ricavuta dalle mani dal compianto Mons. Re in Alba nella solennità di S. Pietro 1907, l'ingresso solenne in questa Parrocchia avvenuto il 30 ottobre 1921 e la giornata di Domenica che mi ricordava come già sono passati 25 anni di vita novellese. Tra le tre posso dire che questa ultima é stata la più solenne e la più comniovente.
        La Prima Messa fu una festa più di famiglia che altro e mi richiama alla mente la figara buona e piangente dal mio venerato padre, del mio ottimo Prevosto Cav. D. Carosso Luigi, dal padre Ciravegna Missonario di S. Vincenzo, i tre artefici s sostenitori della mia vocazione sacardotale, e con loro i parenti ed i buoni narzolesi che si unirono numerosi al nostro giubilo.
        L'ingresso alla Parrocchia fu una festa solennissinia, come forse se ne vedono poche, nm allora, cari parrocchiani, noi non ci conoscevamo ancora e la vostra dimostrazione di quel giorno veramente indimenticabile abbe piultosto il carattere di profonda e squisita educazione di un popolo che aspetta trepidante dal nuovo Parroco quanto hanno diritto di aspettare i figli da un padre che accettandoli per tali, ha fatto solenne promessa di spendere per loro intelligenza, cuore, energia, salute, in una parola tutto so stesso.
        Ma la dimostrazione di domenica ha detto molto di più. Ha detto che voi dopo 25 anni di convivenza amate il vostro Parroco, ne apprezzate il poco lavoro che ha potuto compiere e compatite quanto non ha realizzato in vostro favore o per incapacità o per mancanza di mezzi.
        E per tutto questo io vi ringrazio dal prof'ondo del cuore. Impossibilitato a farlo per scritto ai singoli valgano queste poche righe a dire la mia riconoscenza all'Autorità civile, al Sindaco Cav. Anselma, alla Giunta Municipale, all'intero Consiglio che vollero, ollre la loro arnbita presenza alla funzioni, procurare la bella illuminazione, alle ottime Suore che allestirono la grande accademia, al Prof. Can. Tarditi che con alata parola tenne il discorso ufficiale durante la medesima, al Prof. Castoldi che parlò magnificamente da par suo in Chiesa sul sacerdozio cattolico, ai giovani della A.C. ed in modo speciale alla loro Presidenza e sopratutto al Prof. D. Toppino ed alla Professoressa Taraditi Raffaella che furono l'anima col paziente e noioso lavoro che portano tali manifestazioni a chi se ne prende l'incarico.
         A chiusura di queste mie povere parole ed a frutto dell'indimenticabile giornata vorrei ricordaste, cari parrocchiani, quanto, in preda alla più intensa commozionev'ho detto quel giorno a Vespro dopo l'interminabile processione e che qui brevemente riassumo.
        La festa di domenica ha detto al Parroco ciò che dovrebbe essere, nè io ho la pretesa di avere soddisfatto per intero le vostre aspettative. Se guardo indietro e faccio un po' di esame di coscienza rilevo facilmente che è molto più ciò che resta da fare di quel poco che fu fatto. Una cosa però posso asserire con sicura cosicenza: Vi ho voluto bene nè mai mi sono lamentato di voi e se qualche volta ho alzato la voce l'ho fatto appunto per vostro bene e perché sento tutta la responsabilità di pastore di anime.
        Oggi purtroppo, davanti al lavoro che si presenta più grave e più urgente che nel passato, non posso più dire: Mi avete insegnato ciò che devo fare, lo farò... La mia salute scossa e che, nonostante le apparenze, non sarà mai più quella di prima, m'incatena la volontà e mi porta ad una inazione che è per me più grave del martirio. Voglia Iddio, poiché non posso più offrirvi l'apostolato dell'azione come vorrei, accettare quello della preghiera e della sofferenza, che volentieri vi offro per il bene del mio popolo.
        E perciò, vi ho detto domenica per prima cosa: compatite le mie frequenti assenze dal campo del lavoro. Se il Parroco non è in Chiesa, a Confessionale, al letto degli ammalati, alle adunanze della A. C. non è perché non voglia, ma perché non può. Voi compatite e preghate con me il Signore perché risolva nel miglior modo che a Lui è noto la dolorosa situazione.
        In secondo luogo, vi ho detto: aiutatemi... E' il caso di ripetere "la messe è molta, gli operai pochi".
        Ed è per questo aiuto che mi rivolgo con tutto il cuore agli ascritti all'A. C. (uomini e donne), che dovrebbero essere il lievito che fa fermentare la massa. Mi rivolgo all'Autorità, al Corpo Insegnante, alle Reverende Suore, alle persone che hanno tempo e capacità, a tutti in una parola, poiché tutti possono aiutare coll'azione, coll''esempio, col silenzio, col compatimento, coll'obbedienza, colla docilità, e specialmente colla preghiera. Come sarebbe preziosa ad esempio una Comunione di più fatta per il bene della Parrocchia e per la salute spirituale e materiale del Clero.
        Ed ora ciascuno, per quanto può, si dia al lavoro cristiano per la ricostruzione morale di questa nostra povera Italia, caduta così in basso. E che il Signore ci aiuti e ci benedica tutti.
                        Il vostro Parroco

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Novello festeggia il Giubileo Parrocchiale del suo amato Arciprete

        Domenica 29 u. s. Novello ha vissuto ore di grande passione e di letizia inenarrabile, commemorando i venticinque anni dall'ingresso del suo amato Pastore. Nè questo fu il solo motivo di gaudio.
         S'aggiunsero due preziose date; il Ventennio di fondazione dell'Associazione maschile di A. C. e la festa dei Luigini.
        Il venticinquennio di Parrocchia trovò la popolazione novellese entusiasta nel tributare all'Arciprete la riconoscenza di figli spirituali verso il Padre amato. La Comunione veramente generale di Domenica mattina, alla quale si accostarono moltissimi uomini e giovani, fu la dimostrazione più eloquente della giornata. Novello cher aveva vissuto ore di ansia febbrile per la salute del suo Parroco, volle con lui consumare il Pane Eucaristico auspice di rinnovate energie fisiche e spirituali. Alle ore dieci e trenta, le Autorità civili di Novello, guidate dal Cav. Anselma, nostro sindaco, si portarono nei locali della Casa Canonica per invitare l'Arciprete alla Messa giubilare. In mezzo a due ali di popolo osannante, passò il Pastore, circondato dalle Autorità, dal Clero, dai Chierichetti, dai Parenti, amici e ammiratori.
        Dalla tribuna scendevano solenni le note dell'organo e le voci potenti della Schola Cantorum maschile risorta a nuova vita per la circostanza, facevano echeggiare nella Chiesa il "Tu es Sacerdos" del Prof. D. Toppino e poi la Messa dell'Haller. Dopo il | Vangelo salì il pergamo il Prof D. Castoldi, il quale lumeggiò in modo veramente magistrale la Figura del Sacerdote, luce, amore e sorriso per il suo popolo.
        Mentre si svolgeyano le funzioni in chiesa, fin dal primo mattino, tra il rombo dei motori di possenti automezzi e il trillo delle biciclette, giungevano i giovani di Azione Cattolica per il Convegno di plaga indetto per la circostanza. Per i primi arrivati e per i giovani di Novello diresse le preghiere a Messa prima il Rag. Barale della Federazione di Torino. Alle dieci egli co! Prof Pieroni tenne nel Salone dell'Asilo la Commemorazione ufficiale del Ventennio della nostra Associazione. Numerosissima la rappresentanza di Castellinaldo col suo Rev. Assistente. Rappresentate degnamente con bandiera le Associazioni di La Morra, Diano e Narzole.
        Dopo la Messa giubilare dell'Arciprete, con devoto pensiero la popolazione novellese volle unirsi ai giovani nel corteo alla lapide dei Caduti, ove si pose una corona di alloro per gli eroi di tutte le guerre e specie per i caduti dell'Associazione, Schellino e Tarditi.
        Nel pomeriggio alle due e trenta, mentre le campane richiamavano la popolazione alle funzioni vespertine, i giovani dell’Azione Cattolica si raccoglievano nuovamente nel salone dell’Asilo per un'ora JU, durante la quale il Presidente del!'Associazione novellese Carlo Vaira lesse la relazione del Ventennio.
        I Vespri solenni nella magnifica Parrocchiale pavesata a festa ebbero tutto lo splendore del rito. Dopo di essi si snodò per le vie del paese una lunga processione nella quale campeggiavano le statue di S. Luigi Gonzaga e di S. Michele Arcangelo, protettore della parrocchia. Quando il popolo rientrò in chiesa, il Parroco, visibilmente commosso, rivolgeva ai suoi figli parole di ringraziamento e li esortava a far tesoro dell’opera pastorale svolta negli anni della sua maggiore attività apostolica. Al termine delle parole, Clero e popolo si fissarono sull’altare per la Benedizione Eucaristica.
Scesero ancora dall'organo le possenti note del «Te Deum» di D. Pierino Chiesa alle quali il popolo rispondeva in coro.
        A notte, la popolazione novellese si riversò sul piazzale della Chiesa per assistere alla grandiosa illuminazione, dono del Comune, e alla Accademia in onore dell'Arciprete. Piccoli e grandi andarono a gara nel prodigarsi nell’esecuzione di numeri di eccezione; però «omne tulit punctum» il Rev.mo Canonico Prof. Gabriele Tarditi, novellese, il quale con alata lode seppe infervorare i sentimenti del popolo fino allo spasimo.
        Era notte. Sul frontale della chiesa una fiaccola ardeva ancora: simbolo dell’amore che intercorre, senza conoscere interruzioni, tra il pastore e il gregge.
        Da queste colonne formuliamo all'Arc. Graners l'augurio che possa ancora per tanti anni profondere i tesori della sua mente e del suo cuore a pro della popolazione novellese.

        Un'altra preziosa benedizione.

        Crediamo fare piacere ai nostri Parrocchiani pubblicando la Iettera del Vescovo di Mondovì che unisce a quelle del Vescovo d’Alba la sua benedizione al Parroco e Parrocchlani in occasione del 25°.

        Vescovado di Mondovì, 6 ottobre 1946.
        Rev.mo Signor Arciprete,
        Al coro dei suoi fedeli, lieti di poter dimostrare a Lei la loro riconoscente divozione nella fausta circostanza del giubileo parrocchiale, unisco anche la mia voce per presentarle i miei fervidi auguri, l'assicurazione delle mie preghiere ricordando le comuni fatiche apostoliche . Mando a Lei ed ai suoi Parrocchiani con sentimenti di stima e benevolenza una copiosa benedizione.
                 Sebastiano Briacca Vescovo.

         ll Parroco e Parrocchiani, riconoscenti e commossi per l'alta degnazione, uniscono ai ringraziamenti umiliati al Sommo Pontetice ed al Vescovo di Alba sinceri sensi di gratitudine al Ven.mo Presule di Mondovì, ricambiando la preziosa benedizione con umili preghiere.

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NOTIZIE BREVI.

        Al nuovo Vicecurato D. Massimo Novo assegnato alla nostra Parrocchia, primo campo delle sue attività sacerdotali, il Bollettino porge a nome del Parroco e di tutta la popolazione novellese il piu cordiale benevenuto coll'augurio di lieta e fruttuosa permanenza in mezzo a noi. In queste prime settimane abbiamo già potuto apprezzare le sue doti non comuni di mente e di cuore e la sua buona volontà di lavorare specie in mezzo ai nostri cari giovani ai quali raccomandiamo caldamente di seguirlo nelle sue iniziative a loro favore ed a bene del paese.

        Nuova Insegnante - A sostituire nelle nostre scuole elementari la Maestra Baratteri, trasferita dietro sua domanda, al suo paese ed alla quale diciamo tutta la nostra riconoscenza per il bene fetto ai nostri fanciulli, é stata nominata la sig.na Rosso Antonlna di Andrea, novellese, che ha già iniziato il suo servizio ed alla quale coi migliori rallegramenti porgiamo sentiti auguri di copiosi frutti di bene fra la nostra scolaresca.

        Festa dei Reduci?

        No: ed ha sbagliato chi ha chiamato così la piccola festa svoltasi domenica 13 Ottobre. La cosa ci è stata spiegata come segue: l’Associazione dei Reduci, ormai regolarmente costituita in ogni Comune, ha creduto bene farsi promotrice di un piccolo banco di beneficenza allo scopo di aumentare la somma a loro destinata, frutto in buona parte del Banco di Beneficenza allestito l'anno scorso dal Comitato apposito "Pro Festeggiamenti ai Reduci", Comitato che, anche se non interpellato, a tutt’oggi non risulta essere stato sciolto E fin qui nulla da eccepire, anzi tutto da approvare. Qualcuno ha voluto che alla festa fosse unito il ballo, per i soliti quattro salti (crediamo che non tutti i reduci abbiano voglia di ballare) e questo il Parroco non lo potrebbe certo approvare.
        Comunque il Bollettino ci tiene a chiarire che la festa dei reduci, così come fu annunziata sul Bollettino stesso, se i Reduci la vorranno accettare, la si farà poiché é giusto che il paese dia loro quella dimostrazione ed in quella forma seria che fu data in tanti altri Comuni.
        ll programma, che potrebbe comprendere anche un raduno di reduci dei paesi vicini al quale probabilmente, se invitato, porterebbe la sua parola benedicente Mons. Vescovo e altri oratori reduci, dovrebbe secondo noi, essere compilato da un Comitato misto di Reduci e di membri del vecchio Comitato, non esclusa l’Autorità civile e religiosa.
         Il Paese ha il dovere di riconoscere l’opera dei Reduci e come non sarebbe bene lasciare che i reduci si facciano loro Ia festa, cosi non farebbe piacere a noi essere esclusi da quest'opera di civiltà, di educazione e di riconoscenza.

Pagina della Carità

        Per il Nuovo Battistero.

        Come è noto, l'Arciprete non ha voluto che, in occasione del suo 25° di Parrocchia, gli si facessero regali personali. Ha suggerito invece e dichiara di accettare come fatte sè Ie offerte per la rlnnovazione del Battistero parrocchiale vecchio ed indecente specie nella parte inferiore. Si tratta di un lavoro importante necessario che accrescerà la bellezza della nostra Parrocchia, per la quale siamo sicuri nessuno dei novellesi vorrà rifiutare il suo obolo, specie in quest'anno in cui il Signore ha benedetto così generosamente le· nostre campagne.
        Ecco intanto una seconda lista di offerenti - fra cui siamo lieti di elencare tanti forestieri che hanno voluto dare a questa offerta il carattere di amicizia e di affetto per il Parroco. A loro ed a tutti gli offerenti il grazie sentito e le benedizioni del Signore. Che il vagito dei battezzandi al nuovo Fonte sia una preghiera che sale a Dio per tutti i benefattori. Un grazie speciale alle buone collettrici e collettori che si sobbarcarono il non lieve sacrficio.
        Maestra Baratteri I. 500; Mascarello Giuseppe di Guglielmo 500; Cogno Carmela 100 ; Graneris Nicola e Figlio 500; Tarditi Giuseppe (Podo) 100; Astore Filiberto 25; Tarditi Natale (Belm.) 50; Basso Domenica, Ved, 5; Ravera Luigi 100; Dotta Giacomo 20; Pavia Carlo 50; Piovano Celso 50: Tarditi Gruseppe (Tard. Sott) 100; Giachino Giacomo 100; Borio Giuseppe (Chia.) 50; Tarditi Pasquale (id) 40; Frat. Viglione (Tom) 150; Rinaldi Giuseppe (Bori) 20; Levi Camillo 5: Iberti Giuseppe (Piano) 15; Mantilleri Giuseppe 20; Nada Massimo 50; Alessandria Luigi (Piano) 30; Roggia Francesco (id) 50; Frat. Sobrero 15; Taricco Angiolina (Rost) 45; Taricco Marco 50; Garino Lucia 5; Camia Francesco (Panat) 50; Tarditi Matteo (Paese) 30; Cogno Luigi (Panat) 50; Pirra Ernesto 100; Galliano Pietro 50; Costa Giovanni 50; Protto Luigi 50; Grimaldi Paolo 50; Ravera Elsa 20; Capra Margherita 100; Famiglia Degiorgis Mario 100; Stra Giovanni 100; Scarzello Antonio 50; Fam. Rostagno 200; Fam. Daniele 100; Fantino Luisa 100; G.I.O.C. Femminile 500; Sorelle Graneris (Sommariva Perno) 100; Graneris Francesco (S. Benigno Can.) 100 ; P. Giorgio Marenco 500; Prof. Tarditi Raffaella e Mamma 500; Cav. Anselma P. 200; Alessandria Giovanni f. Gioc..,200; Borio Giuseppe (Pall) 50; Sorelle Galvagno 500; Tarditi Matteo (Vener) 100; Tarditi Giuseppe (Chiab.) 150; Tarditi Francesco (id) 500; Borgogno Celeste 200; Settimo Ferdinando I5; Taricco Pasquale 200; Taricco Angiolina 50; Ved. Milanese -Abrate 100; Ferrero Michele 300; Balocco Augusto 200; Manzone Gius. Aut. 50; Bergamino Luigi 50; Taricco Andrea 200; Tarditi Angelo (V Millef.) 50; Parusso Giuseppe 50; Fam. Cencio-Borio 200; Cassinelli Secondo 10; Protto Sesto 50; Conterno Luigi 100; Tarditi Salvano Margherita Ved. 50; Salvano Giuseppe 20; Galvagno Francesco 20; Marrone Aldo 20; Pirra Annetta 20; Cogno Giovanni f. Giovanni 25; Sanino Batt. 30; Frat. Tarditi fu Vinc. 50; Abio Giovanni 10; Popolo Clemente 50; Fam. Goletti-Audisio 50; Passone Lorenzo 100; Fam. Sangiano fu Lor. 50; Pirra Giuseppe fu Giov. 50; Pirra Vittorio 50; Raviola Matteo 25; Tarditi Marziano 200; Taricco Teresa Ved. Rav. 30; Taricco Luigi (Benev.) 10; Raviola Sebastiano 50. Totale l 10680 - Tot. preced. L. 4700 · Totale L. 15380.
        La spesa per il nuovo Battistero si aggirerà sulle L. 150 mila. Molte offerte hanno superato l'aspettativa e fanno onore agli offerenti; certe altre invece sono un po' piccole paragonate alle possibilità delle famiglie. Forse si era in un momento in cui non si poteva disporre di denaro liquido o s’era impegnati per altro. Attendiamo da queste famiglie la seconda offerta e siamo sicuri che la faranno. Sia in ringraziamento della buona annata agricola. L'uno per cento delle entrate di questo anno parrebbe um cosa piccola, eppure se tutti offrissero l'1% la spesa del Battistero non darebbe fastidio.

UNA PAGINA DI STORIA NOVELLESE

        Facciamo posto volentieri a questo bell'articolo del Rev. Can. Tarditi, che non potè comparire sulla scorso numero speciale per essere arrivato a composizione finita, augurandoci che non sia l'ultimo del genere.

Origine della Casa dei Marchesi del Carretto, signori di Novello
        ({Dal Cap. V di ·'Novello e dintorni" Monigrafia storica di prossima pubblicazione).

        Tra i pin gagliardi difensori delle nostre terre contro le incursioni saraceniche va annoverato il Conte Guglielmo. Sceso ultimo in lotta, ma rilevatosi facilmente primo per intrepidezza d'animo, vigore d’attacco e calcolo di mosse, egli vide le sue armi sorrise dalla vittoria e i temuti Mori ricacciati definitivamente oltre gli impervi baluardi delle Alpi vigili sui destini degli italiani.
        Nè senza adeguato compenso restò la magnanima impresa sì felicemente condotta a termine: col titolo di Conte del Monferrato toccò a lui la Signoria sul territorio racchiuso tra il Tanaro inferiore ed il Po.
        Guglielmo non ebbe che un figlio: Aleramo o Alderamo, prode in armi e saggio in trono, capostipite di quella illustre stirpe che da lui venne denominata degli Aleramidi, Ia quale, per poco meno di otto secoli, serbò l’alta signoria della Langa, dando non infrequenti prove di valore guerriero, di sagacia politica e di saggezza amministrativa.
        Attorno alla figura di questo prode che giovanissimo sostenne. strenuamente o0pponendosi l'urto dell’orde mussulmane accerchianti di assedio Acqui, e le infranse, la leggenda e le tradizioni paesane hanno tessuto un vago intreccio di racconti immaginari che illuminano a sprazzi di luce graziosamente romantica la sua orlgine e la sua grandezza.
        La leggenda, nel caso nostro. non asseconda, ma contraddice apertamente la storia; ciò non pertanto la riproduco quale saggio della geniale fantasia del nostro popolo che sa dare contorni di morbidezza e riesce a circondare di mistero i suoi prodi.
        ll vecchio Guglielmo, presentendo non lontana la tomba, supplica il cielo ad allietare di una qualche prole il vuoto periodo della sua esistenza. Dio ne accoglie benigno la preghiera e il pio guerriero, non appena s'avvede del favore celeste, con la moglie si pone, umile pellegrino, in viaggio per S. Giacomo di Campostella in Spagna onde sciogliere il voto e rendere le dovute azioni di grazia.
        Non aveva ancora abbandonato l’ltalia, che già dalla contessa veniva dato alla luce un birnbo cui venne imposto il nome di Aleramo. Affidatolo a mani sicure, ripresero il viaggio i nobili pellegrlni; ma non avrebbero dovuto rivedere la Patria; la morte li colse in terra straniera.
        Aleramo, cresciuto ignaro della sua sorte, privato dei genitori e della contea, tra poveri villici, fu ricevuto paggio alla corte di Ottone l, il quale ammirando nel giovane la grazia spontanea, la probità di vita, la chiara intelligenza ricca di preziose cognizioni, gli affidò l’istruzione della figlia Adelasia. ln breve fra i due passò dolce corrispondenza d’amorosi sensi per cui pensarono d’involarsi agli sguardi sovrani, portandosi lontani a godere, ignorati da tutti, il loro idillio. Dopo lungo peregrinare pervennero nella selva di Pietra Ardena presso Garessio e ivi fermarono la loro dimora. Aleramo cercò nel duro mestiere di carbonaio il pane di ogni giorno. Alba, Asti, Savona ebbero la sua merce e videro il suo volto chiazzato di nero.
        L'imperatore riuscì a rintracciarli nel loro rlfugio, ma non li volle puniti. Col suo perdono concesse ancora ad Aleramo in signoria tutto quel tratto di territorio che avrebbe potuto percorrere cavalcando per tre giorni e tre notti consecutive.
        Così soffusa di ingenuità e di fierezza, narra la leggenda; ma non così la storia.
        Il matrimonio di .A!eramo con Adelasia. anche a non tenere conto della graziosa leggenda. giovò assai all'ingrandimento dei suoi territori.
        Dalla piccola contea o, meglio, corte rurale del Monferrato avuta in eredità dal padre Guglielmo ed ampliata fino ai confini colla conseguente elevazione a Marca (Marchesato d'Asti) estese il suo dominio attraverso l'Aquesano e la Langa fino al mare.
        Cooperarono a questo ampliamento Ie donazioni di vari Re che, con diversa fortuna, si susseguirono in breve volgere d'anni a reggere le sorti d'Italia: Lotario III, Berengario II d’Ivrea, Ottone I il Grande, e l'avvedutezza sua seppe trar profitto dai dissensi dei piccoli feudatari limitrofi e dalla fortunata campagna sostenuta contro i Saraceni.
        Tra le donazioni va per importanza rammentata quella ottenuta dal suocero Ottone I imperatore di Germania e Re d'itaIia, con atto del 2 marzo 967 redatto in Ravenna dal cancelliere Ambrogio: «Concediamo e largiamo - dice il documento - al predetto Marchese Alderamo tutte le Corti situate nei deserti Iuoghi dei fiumi Tanaro e Orba fino al mare i cui nomi sono questi: Alba, Cortemilia, Vasto, Savona, ecc.»- E così alla sua morte, avvemuta in un anno imprecisato, ma certo prima del 991, Ia sua signoria tenuto conto dei tempi e delle condizioni politiche di alllora. era tra le piu ragguardevoli d‘Italia e Ia prima del Piemonte.
        Aleramo, per quanto dalle confuse e talora discordanti memorie ci fu dato ricavare, ebbe 7 figli; quattro dalla prima moglie Adelasia di cui rimase vedovo nel 930 e tre da Gilberta, figlia di Berengario II. marchese d'Ivrea, iI quale per deposizione. dovette cedere Ia Corona d'Italia a Ottone di Germania. Più fortunati nel raccogliere la successione paterna e per le dinastie cui diedero origine furono - a tacer di Guglielmo premorto al padre - i figli di queat'ultimo. Ottone e Anselmo. Ottone, ereditario del titolo di Marchese del Monferrato, ebbe tra i suoi discendenti illustri personaggi. Mi limito a menzionare una Jolanda che andò sposa ad Andronico il Paleologo imperatore d''Oriente e un'altra Jolanda che impalmò Aimone conte di Savoia, prozia di Bianca sposata a Carlo I duca di Savoia.
        Da Anselmo nacquero Anselmo ll e Oberto I, abavo, quest'ultimo, del medesimo Bonifacio del Vasto, marchese di Savona che nei figli Manfredo, Guglielmo, Enrico ci diede i capostipiti delle case nobili dei Marchesi di Saluzzo, di Busca Del Carretto.
        Bonifacio del Vasto lasciò alla sua morte avvenuta nel 1130 il suo marchesato di Savona - che dai colli dell'Alto Monferrato e della Langa si protraeva fino al mare, e. risalendo per le valli del Tanaro, arrivava attraverso le pianure piernontesi.fiino alle Alpi presso le sorgenri del Po - ai numerosi suoi figli.
        Dalla prima moglie, di cui le cronache non ci tramandano i nomi, ebhe Bonifacio e Sibilla; dalla seconda, chiamata Adelasia, figlia dii Pietro marchese.
                        (continua)

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