(sonoro)

da LUCE E FORZA di Settembre-Ottobre 1950

La Lettera del Parroco

Gesù Cristo
- (La dottrina)

        Ancora poche parole su Gesù Cristo, per completare il nostro assunto. Abbiamo detto che avremmo cercato di conoscere la dottrina di Gesù limitandoci a due concetti, completamente sconosciuti nelle altre religioni: l'amore di Dio, e I’amore del prossimo. Abbiamo parlato brevemente del primo; diciamo poche parole sul secondo. Nessuno creda però che quel poco che abbiamo potuto dire su Gesù Cristo sia sufficiente per farcene un`idea meno adeguata. Nessun libro esaurisce |‘argomento e nessuna dissertazione riesce a darci la comprensione della sua dottrina. ll divino non può essere contenuto nell'umano. I Santi, dopo aver passata un'intera vita meditando Gesù e il Vangelo finivano per esclamare come S. Agostino «Noverim me, noverim te: Signore, che io conosca me e conosca Voi». O con S. Tommaso d'Aquino: «Hoc unum scio, me nihil scire: So una cosa sola: che non so niente». Eppure aveva studiato tanto!
        E venendo al nostro assunto, parlare cioé della dottrina del Vangelo sull'amore del prossimo, cominciamo a dire che nessuna religione ha mai sognato di dire su questo punto ciò che ha detto Gesù Cristo. Basti questa sola citazione: «Avete sentito che fu detto agli antichi: Amerai il tuo amico e odierai il tuo nemico. lo invece vi dico: Amate i vostri nemici e fate del bene a chi vi odia».
        L'odio ai nemici, la distinzione delle classi in liberi e in schiavi, l'oppressione del povero e della donna fu sempre legge nelle religioni antiche e pagane. Ed anche oggi noi vediamo che in quelle nazioni dove ci si stacca dal Vangelo, dove si rinnega Dio, torna in vigore, sotto aspetti diversi, la schiavitù, l'oppressione del povero, l'ingiustizia, la violenza, la lotta di classe e si predica l'odio contro chi non la pensa a modo dei dirigenti che han preso il luogo di Dio. Ma c'è un punto del Vangelo dove l'amore del prossimo è sollevato ad una tale altezza da far perdere la visione esatta della cose e far vedere nel prossimo, specie nel più bisognoso, ciò che occhio umano non riesce a distinguere.
        Gesù, sollevando un giorno fra le sue braccia un bambino, ebbe ad esclamare: «Ciò che avrete fatto ad uno di questi piccoli, l'avrete fatto a me». Insegnava così a vedere nel piccolo, nel povero, nel bisognoso non una persona umana, ma addirittura Lui stesso, Gesù Cristo. Ed è per questo che i Santi si danno alla cura dei bambini, dei vecchi, degli ammalati, dei poveri e la maggior parte, per non dire tutte, le opere di beneficenza sono sorte per opera dei Santi perché vedono in essi non un uomo bisognoso ma Ges%ugrave Cristo. Ed il Signore ha più d'una volta comprovato con miracoli la verità di questa fede.
        E potremmo continuare su questo argomento e sfogliare il Vangelo. Le parabole, le minacce contro gli scandalosi, le promesse di ampia ricompensa, ecc... sono tutti argomenti che dicono e ripetono i due comandamenti nei quali si compendia tutta la legge: «Amerai il tuo Dio sopra ogni cosa, e amerai il prossimo come te stesso». E chi mai, dice un santo Padre, chi mai odia se stesso? E Gesù finiva col darci una misura, un termine di paragone dell'amore del prossimo quando, verso il fine di una sua carriera pregava così: «Padre, ti prego, fa che coloro che tu mi hai dato (cioè gli uomini) siano fra loro una cosa sola nell'amore, come Noi (SS. Trinità) siamo una cosa sola nell'essenza».
(continua)

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IN PARROCCHIA

Le nostre Feste

        Più d’una volta mi sono domandato coaa sarebbe la vita, specie nei nostri paesi agricoli, dove sono meno le ubriacature causate dalle numerose distrazioni che riducono la persona umana al disotto del livello delle bestie. Si ha un bel dire, ma quando la festa non è più il giorno che fa vivere di spiritualità, che innalza al diaspra della materia, che parla all'uomo dei suoi destini eterni, ma un succedersi di tentativi per dimenticare, di divertimenti che addormentano l'anima nel peccato, di crapule e orgie che avviliscono la dignità umana, non si può che compatire queste povere vittime del mondo cui é interdetta la visione del soprannaturale. E invece quanta soprannaturalità nelle nostre feste religiose, specie in quelle che escono alquanto dall'ordinario!
        Di queste ne abbiamo vissute parecchie in questo mese: il Carmine, S. Anna, la Porziuncola, ed in modo particolare la Prima Messa di D. Felice Roggia.

Il Carmine

        E` passata anche la bella tradizionale festa che se a Novello riesce sempre solenne, quest'anno ha assunto un carattere di eccezionalità, anche perché i Sigg. Priori Coniugi Rag. Francesco Sarzotti e Tarditi Clelia hanno festeggiato il loro 25° di matrimonio. Accenniamo di sfuggita al pranzo sontuoso ed al signorile ricevimento che s'accompagnavano al ricco regalo fatto alla Chiesa: un artistico messale in tutta pelle rossa con taglio e fregio oro del valore di circa ventimila lire, oltre alla gentile offerta di fiori all'altare della Madonna mai mancati per tutto l'anno.
        Funzioni solenni, Messa parata, panegirico del Rev.mo Can. Gallo, della Collegiata di Ceva, cugino dei Priori, processione imponente, ecc.. tutto concorre a provare che la divozione al Carmine, che raccoglie nella gloriosa e vecchia Compagnia quasi tutta la popolazione della Parrocchia, è ancora viva tra noi nonostante il senso di gelo religioso che va estendendosi anche nelle parrocchie di campagna. E questo diciamo non perché il Priorato del Carmine abbia a pesare una volta di più sulle spalle di chi la Madonna chiama ad essere i suoi cavalieri, ma perché appunto per non essere gravosa detta carica diventi sempre più ambita e religiosamente portata. Per questo la Madonna chiama ai suoi Priori persone di svariate classi sociali e tutti accettano volentieri il caro compito che assolvono con onore secondo le loro possibilità, poiché se c'è una cosa che dispiacerebbe a noi ed alla Madonna sarebbe il fatto che il Priorato avesse a portare oneri oltre il possibile.
        A nuovi Priori per l'anno venturo sono stati chiamati i Coniugi Michele Alessandria e Costamagna Secondina. A tutti, uscenti ed entranti, i più sentiti ringraziamenti con l'augurio di copiose benedizioni della Madonna sulle loro Famiglie./p>

S. Anna

        E' stata la festa delle Donne raccolte nella Compagnia delle Umiliate, e l'abbiamo celebrata con solennità la domenica 30 Luglio. ll Triduo predicato colla competenza e praticità che tutti gli riconoscono, dal Rev. D. Tibaldi, fu abbastanza frequentato. Qualche assenza, specie delle mamme più giovani, è davvero dispiaciuta.
        La Priora Sign. Abbona Clelia ha veramente meritati gli elogi per I’assiduità alle funzioni durante l'anno, per il ricevimento di uso e per la generosa offerta fatta alla Chiesa. Che il Signore, per intercessione di S. Anna, ricolmi lei e la sua famiglia di copiose benedizioni. Le succede nella carica la Sign. Borgogno Rosa in Tarditi del Chiabotto e fu chiamata a Sottto-Priora la Sign. Busso Catterina in Stra dei Loschetti. Ringraziamenti e auguri.

La Porziuncola

        ll 2 Agosato ha richiamato al nostro Santuarietto della Madonna degli Angeli (Crocetta) la solita turba di devoti. Efficacissimo il triduo di preparazione, predicato con sodezza di dottrina e modernità sana di argomenti dal bravo D. Tibaldi, Professore del Seminario di Alba: numerosissima la Comunione, anche di uomini, nutrita l'affluenza alle Messe succedutesi quasi fino a mezzogiorno e commovente il movimento dei fedeli per l'acquisto della preziosa Indulgenza. Come sempre la Famiglia Tarditi della Fracchia curò con amore il decoro della Cappella e il buon andamento delle funzioni, mentre il Priore deIl’anno il Sign. Tarditi Benedetto che apre la serie dei Priori della Crocetta, si prodigò colla famiglia per fare gli onori della Festa e facendo alla Cappella la vistosa offerta di L. 5000 che serviranno per i restauri ancora occorrenti. Gli succede il Sign Sardo Giuseppe e fu nominato Sotto-Priore il Signor Tarditi Giovanni Francesco. A tutti i più cordiali ringraziamenti coll'augurio che la Madonna ricambi al cento per cento gli omaggi ricevuti.
        Svariati giochi e gare posero fine alla bella Festa, che purtroppo, non ostante le esortazioni del Parroco, fu funestata a tarda sera dal ballo promoseso dai coscritti in locale lontano dalla Cappella. Sappiamo che vi presero parte ragazze che al mattino avevano fatta la Comunione. Incoscienza o perversità?
        Che la Madonna perdoni l'oltraggio, ma non possiamo a meno che ripetere alla gioventù che purtroppo sovente fa di queste cose: «Non avete paura che il Signore vi castighi, pigliandolo in giro in questa maniera? Non si può servire a due padroni, dice il Vangelo. E ricordate che non la fate al Parroco, ma a Dio e con Dio non si scherza a lungo!
        Ci fu chi ebbe a dire: Peccatol Abbiamo pregato per aver la pioggia, fatte due processioni alla Crocetta; l'abbiamo quasi toccata con mano la pioggia, tanto era vicina, poi tutto è scomparso. Forse per causa del ballo? Il Parroco non vuole pronunziarsi su questo poiché i Decreti di Dio sono inscrutabili. Certo é che un peccato solo é capace di tirare addosso ad una intera popolazione i più tremendi castighi. La Sacra Scrittura e la storia abbondano di esempi del genere.
        ll peccato di Adamo e di Eva rovinò il genere umano, il peccato di Davide costò migliaia di vite al popolo ebreo, il peccato di Hitler e di coloro che scatenarono la guerra costò al mondo ciò che tutti sappiamo. Non ce l'ha spiegato abbastanza bene il Predicatore alla Crocetta che il peccato é il più grande male sociale? Ma sì! va a parlare a certa gente!

La prima Messa di D. Felice Roggia

L'abbiamo festeggiata la domenica 23 luglio e non è il caso di ripeterne la cronaca, già riportata dalla Gazzetta d'Alba.
        Ci limitiamo ad accennare alla numerosa Comunione distribuita dal neo-Sacerdote accompagnata da una bella immagine-ricordo, alla Messa solenne con musica, eseguita lodevolmente dalla nostra Cantoria maschile, durante la quale il Rev.mo Padre Balocco, missionario salesiano, reduce dall'India, cugino del festeggiato, parlò del sacerdozio con quella semplicità convinta e convincente che è dote acquisita dei Missionari. Il banchetto tradizionale in casa Roggia radunò attorno al neo-Sacerdote, come già in Chiesa, numerosi parenti, vicini, clero e autorità. Parlò per tutti il Parroco, e fece vibrare le corde dell'ilarità e insieme della commozlone il bravo Dott. Dadone, nostro medico condotto.
        Chiusero la bella festa i Vespri solenni durante i quali sentimmo con ammirazione e meraviglia una bella predichina di ringraziamento del caro D. Felice, detta con insolita spigliatezza e ferma voce. Il Te Deum colla benedizione del SS. cui seguì nell'Asilo una brillante accademia posero fine alla bella giornata.
        Al caro D. Felice, ai suoi tre fratelli salesiani, alla fam. Roggia i migliori auguri. Ed ora siamo in attesa di altre. A quando? Ci conceda il Signore che le speranze novellesi che stanno maturando riescano tutte a portare i loro frutti.
        A Chieri sta preparandosi agli ordini il Chierico Audisio Claudio gesuita, novellese di nascita e di affezione, anche se la famiglia é altrove; in Seminario d’Alba é quasi alla fine della teologia il Chierico Tarditi Luciano; a Roma studia presso i Padri Somaschi il Chierico Sangiano Federico; in America il Chierico salesiano Tarditi Marco attende il giorno desiderato e con lui guardano alla meta ancora un po' lontana il Chierico somasco Tarditi Giovanni di Matteo e Giachino Valeriano della Pia S. S. Paolo. Altre vocazioni speriamo si consolidino in parecchi studenti del Seminario e di case religiose e altre ne nasceranno tra il nostro Piccolo Clero e Fanciulli Cattolici. Certo qualcuno leggendo questa enumerazione si stupirà che la maggior parte dei nostri aspiranti al Sacerdozio prenda la via delle Congregazioni religiose. Il motivo è evidente. ll Semiario costa, mentre le Congregazioni facilitano assai e sovente riducono a nulla la spesa. Ma è anche vero che il Seminario prepara Sacerdoti per le nostre Parrocchie, mentre le Congregazioni li terranno per sè. Ed é per questo che il Parroco insiste e parla sovente della necessità di inviare vocazioni al Seminario diocesano, anche a costo di sacrifici. Anche qui, come in tutto il resto occorre tenere presente il proverbio: «Chi non semina non raccoglie». I Parroci, i Sacerdoti che dovranno continuare e ampliare |'opera degli attuali, li darà il Seminario ed i sacrifici per formarli devono essere opera di tutta la Parrocchia. Date e vi sarà dato. Per questo si fa tutti gli anni la colletta per il Seminario, per questo il Parroco ha lanciata |'idea, che risponde al desiderio del Vescovo, che ogni famiglia paghi ogni anno per il Seminario un'azione da L. 100. Siamo circa 100 famiglie e si farebbe un fondo di 40 mila lire sufficiente per mantenere un seminarista. E qual è quella famiglia che non possa fare un così piccolo e meritorio sacrificio? Oggi concorrere per formare un Sacerdote è più urgente e importante che fabbricare chiese nuove, poiché a che serviranno le chiese quando mancheranno i Sacerdoti?

La festa dei Luigini e Figlie di Maria.

        Quest'anno, per contentare tutti, non le faremo più nella stessa domenica. Fissiamo quella dei Luigini alla domenica 3 settembre e quella delle Figlie di Maria alla domenica seguente 10 settembre. Però, onde evitare maggior spesa di invitare due predicatori forestieri col pericolo di far trovare ad uno i soli banchi, faremo i due tridui contemporaneamente nei giorni 31 luglio - 1-2 settembre col seguente orario: Al mattino a Messa prima; breve meditazione per tutti. Alle ore 10: breve conferenza per ragazzi e ragazze delle scuole. Alle ore 16: conferenza alle figlie adulte. A notte (ore 20) conferenza ai Luigini.
        Una raccomandazione facciamo a tutti: Spero non abbia a capitare ciò che é capitato alla Crocetta: giovani e figlie (di cui potrei fare i nomi) che al mattino si sono accostati alla Comunione e alla sera sono andate al ballo. Ce l'avete la coscienza, brava gioventù?

A S. Grato e Berghera.

        Anche queste due Borgate celebreranno la loro festa rispettivamente nei giorni 7 e 8 Settembre dedicati ai Patroni delle loro Cappelle. Auguriamo a tutti buona festa sicuri che, come già negli scorsi anni, nessuno penserà di profanarle con disordini o divertimenti proibiti. Sarebbe bella se dovessimo essere costretti in tali giorni a tenere chiusa la Cappella!.

Ai Borghigiani di Moriglione

        Mentre scrivo per il Bollettino (4 Agosto) rivivo la visita dei Massari di Moriglione che vengono per combinare la loro festa annuale.
        Li accolgo volentieri e volentieri accetto di disporre per le funzioni religiose. Ma tutti sanno, e voi di Moriglione non lo potete ignorare, che il Parroco a riguarclo delle feste alle Cappelle ha degli ordini da osservare, primo tra i quali la proibizione di fare funzioni in quelle Cappelle campestri ove, in occasione della fesfa si pianta il ballo pubblico. E allora é logico che prima domanda sia stata questa: Ci sarà il ballo? Rispondono i Massari: per quanto sta da noi, certamente no, però non possiamo garantire che altri non lo metta. Ed allora ecco ciò che il Parroco desidera far sapere in proposito:
        1° - La Cappella di Moriglione é l’unica a Novello che celebri la festa nel giurno che piace ai Borghigiani. Le altre Cappelle (Panerole, Berghera, S. Grato, Crocetta) celebrano la festa nel giorno del Santo Patrono, e da molti anni nessuna di loro ha preteso di mettere il ballo pubblico.
        2° - Il Parroco non intende comandare in casa altrui. Se c'è chi voglia la festa profana se la faccia quando vuole e come vuole. Noi per la festa religiosa sceglieremo un'altra data. Ma pretendere che il Parroco o chi per esso venga a condecorare la festa profana colle funzioni e mescolare il diavolo a Dio, pare volere un po’ troppo, volere cioé che quello che nessun Parroco, che voglia fare ii proprio dovere e ubbidire ai Superiori, in caso deve fare.
        3° - Nei riguardi di Moriglione il Parroco compatisce il trasporto della festa, poiché il 2 Gennaio (S. Defendente) non é certo il tempo più indicato per la festa di una Borgata. Ma altro è trasportare la festa, altro è prendersela contro il Parroco che si rifiuta di venire tra i suoi parrocchiani anche una volta all'anno. Invitate una persona a casa vostra e poi ponete sull’entrata del cortile un cane arrabbiato che impedisca l'accesso e poi dite: Non ha voluto venire. E' il caso nostro.
        Del resto voi, cari borghigiani, sapete le condizioni del Parroco, dopo le ripetute malattie.
        Venire a piedi non può e farvi spendere un mucchio di soldi in noleggio di macchina non se la sente. Se però fosse proprio necessario non si rifiuta e ve ne ha dato la prova più d‘una volta.
        4° - Non entro più nella spinosa questione che ha divisa la vostra frazione, con enormi danni, primo tra i quali la mancata venuta del Cappellano - Maestro. E' logico. Non si va volentieri in una frazione dove le famiglie non sono d'accordo e lottano fra loro.
        Vi dico solamente ancora una volta: Cambiare di Comune non vi conviene; cambiare di parrocchia tanto meno poiché sarete sempre nelle uguali condizioni di oggi. E poi la diversità di diocesi rende la cosa quasi impossibile.
        5° - Per ultimo, cari borghigiani di Moriglione, vi ripeto ancora una volta che, non ostante ciò che qualcuno pensa e dice, dovete convincervi che se c'é una persona che pensi al vostro bene, specie spirituale, é proprio il Parroco. Trovarvi un Cappellano che, come é capitato in questi giorni alla Cappella dell’Annunziata di Lamorra, venga tra voi col proposito di farvi poco alla volta una parrocchia, non sarebbe cosa impossibile. Ma per questo sono necessarie due cose: 1° - Mettervi d'acccordo coi Borghigiani di S. Sebastiano, poiché da soli siete troppo pochi; 2° - Disporre onde il Cappellano abbia da vivere. Oggi parlare di almeno 15 mila lire al mese non é cosa esagerata se si pensa che il Cappellano non potrà vivere da solo. Ed è questo che bisogna discutere e precisare, oltre qualche colletta di grano, meliga, ecc.
        Ma non basta, cari miei, che continui a pensarci il Parroco anche prendendosi con pazienza le vostre critiche. Dovete pensarci voi e risolvere la questione davanti alla vostra coscienza. Pensate di essere a posto lasciando una situazione simile ai vostri figli?

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Parliano di interessi materiali

Incendi, uve e altre cose

        «Proletari di tutto il mondo, unitevi» E’ questo il grido lanciato molti anni fa dal capo del socialismo materialista Carlo Marx, degenerato poi nel più lurido e crudele comunismo. Grido che se avesse avuto un contenuto ed un carattere cristiano, mentre invece fu uno squillo di guerra, un'esortazione alla lotta di classe, ponendo i poveri contro i ricchi, gli operai contro i contadini, gli sfruttatori contro i produttori, se fosse stato, diciamo, un vero grido evangelico incitante all'unione, all'amore, alla concordia, allo studio serio e cristiano dei problemi sociali, avrebbe portato un bene immenso richiamando i lavoratori a quello spirito di fraternità e di unione che è il substrato, il succo, la sintesi degli insegnamenti di Gesù Cristo. E basta leggere il Vangelo per convincersi di questo. «Amerai il prossimo come te stesso - Amatevi come noi (SS. Trinità) ci amiamo - Padre, ti prego, fa che i figli che mi hai dato siano una cosa sola, un cuore solo, come lo siamo noi». Sono parole, comandi, preghiere di Gesù. E se fossero messe in pratica, che altro occorrerebbe per risolvere la questione sociale? Ma finché ci sarà chi predica l'odio, la divisione, la lotta, finché ci sarà chi dice che per avere la pace, occorre la guerra, finché le povere folle incoscienti saranno dagli sfruttatori gettate nella lotta fraterna a tutto vantaggio dei dirigenti senza fede e senza leggi, le cose non potranno andare bene. Né comunismo, né socialismo materialista saranno mai in grado di sollevare le sorti dei lavoratori.
        Qualcuno si domanderà: Perché questa prefazione? Per concludere che, con questi chiari di luna, non dobbiamo aspettare il benessere da altri, ma studiare di procurarcelo da noi. Abbiamo già parlato del dovere di premunirci contro i danni dell'incendio. Ci siamo fatta più volte la domanda: «Se a Novello capita un incendio, chi ci paga i danni?». L'Assicurazione? Si, ma questa deve essere ben fatta, proporzionata ai valori di oggi e non si può pretendere che pagando il premio di una volta o poco più si abbia poi diritto al risarcimento di danni che oggi sono valutati cinquanta volte di più. E allora? Se non si vuole far questo, perché non cerchiamo di unirci, di aiutarci, di risolvere il problema in casa? Quante centinaia di migliaia di lire resterebbero in paese a nostro vantaggio se sapessimo dar vita attiva e fattiva alla «Pia Unione Mutuo Cristiano»!

        E parliamo di un'altra cosa.
        Siamo alla vigilia della vendemmia che fino ad oggi, salvo un disastro, si presenta abbondante, ottima, immune da difetti e da malattie. Come venderemo le le nostre uve, prima e principale nostra risorsa? Ecco: capiterà ciò che capita da anni. Nessun prezzo da principio! Vedremo la media di Alba, ci diranno; media che, sai capisce, sarà fatta anche sulla base di uve scadenti, di gradazione molto inferiore alle nostre. I negozianti che - viva loro - sanno fare molto bene il loro mestiere, faranno orecchio da mercante e molti dei nostri viticultori, non attrezzati a vinificare e bisognosi di vendere, correranno loro dietro pregando: «Prendete anche le mie» e svendendo a danno di tutti. Così, mentre noi, nei negozi e botteghe accettiamo il prezzo che ci fa il venditore, quando abbiamo roba da vendere siamo costretti ad accettare il prezzo del compratore. E allora? Allora bisognerebbe poterci svincolare da questa morsa e il mezzo c'è. Se noi potessimo togliere dal mercato qualche migliaio di Mg. di uve, se potessimo porre il venditore nella possibilità di dire al compratore: «Le mie uve gradano tanto; se mi date quanto valgono, bene; se no so dove metterle», le cose cambierebbero con grande nostro vantaggio. E non faremmo torto a nessuno, perché effettivamente le uve di Novello ed in modo speciale i nostri dolcetti e barbere non si possono equiparare a prodotti dello stesso nome ma di località ben diversa dalla nostra terra.
        E per far questo basterebbe una specie di cantina sociale (e a Novello ce ne sono di già attrezzate), basterebbe un po' più di fiducia in noi stessi, basterebbe che poche persone si mettessero alla testa, anticipando ai bisognosi quanto loro necessario. Se nella prossima primavera noi potessimo disporre di qualche migliaio di ettolitri di ottimo vino tipo, che non teme concorrenza sui migliori mercati, certo realizzeremmo molto di più che a svendere le nostre uve per forza al primo offerente. Poiché dopo tutto non è giusto che anche qui capiti come in troppi altri campi, che un negoziante, che pure ha diritto di vivere, guadagni in pochi giorni quanto con tanti stenti, fatiche e rischi, ha realizzato il povero agricoltore in una intera annata.
        Ci riusciremo? Auguriamolo per il bene di tutti. L'idea è lanciata. Ai volenterosi il compito di tradurla in pratica. Ciò che hanno già fatto in tanti paesi, si può fare anche da noi.

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