(sonoro)

da LUCE E FORZA di Novembre 1950

        La Lettera del Parroco

Un PROBLEMA che va risolto

        CARISSIMI PARROCCHIANI,

        Lascio da parte questa volta il solito argomento per parlarvi di una cosa che da tempo sta a cuore a me ed anche a voi che sovente ne parlate e come me ne sentite la necessità.

Il Ricovero

        Non è la prima volta che il Bollettino agita questo problema e sono certo che molti più di una volta si siano domandato: A quando qualcosa di reale e di concreto?
        Ed hanno ragione, poiché finché sono parole, non si compie nulla. Eppure anche le parole sono necessaria per poterci intendere. Oggi penso che, come si dice, la pera sia matura e sia venuto il tempo per raccoglierla.
        Col prossimo 1^ Gennaio si renderà disponibile il locale ora tenuto dal sacrestano, ed il Parroco ha decisa volontà di adibire dette stanze per iniziare il Ricovero propriamente detto. Sarà una povera e piccola cosa, ma tutte le opere di beneficenza cominciano dal poco.
        Delle tre stanze che si renderanno libere, una sarà destinata per gli uomini, una per le donne e quella di mezzo servirà per un po’ di cucina. Voi sapete quante pene ha il Parroco, specie all’inverno, per cercare di provvedere al ritiro di povere persone vecchie od ammalate, sole e senza mezzi di fortuna. A volte si riesce, ma il più delle volte il Parroco, che si è rivolto ai Ricoveri di città, si riceve un rispettoso e gentile «Ci rincresce, ma non c’è posto». E si aspetta mesi ed anni ed il posto non viene. E allora? Nelle nostre condizioni si trovano o si trovarono tante parrocchie di campagna, le quali hanno pensato o pensano come noi a provvedere per loro conto. E noi abbiamo visto sorgere in quasi tutti i piccoli paesi un ricovero che accoglie, come può, chi veramente ne ha bisogno. Perché non possiamo fare noi altrettanto?
        Ed eccoci davanti a tre problemi da risolvere: il locale, i mezzi per mantenerlo in efficienza ed il personale dirigente. Esaminiamo.
        Il locale. Questo c’è. Malandato, se volete, ma c’è. Gli daremo unarabberciata alla meglio, una buona pulitina con una imbiancatura ed eccolo pronto. Forseché i poveri, bisognosi di ricovero, stanno meglio a loro casa, quando ce l’hanno? Un letto, un po’ di caldo ed una scodella di minestra non mancherà ed io credo che nessuno pretenda di più quando questo ben di Dio manca da tempo.
        I mezzi. Questi si riducono a due:l’arredamento ed i capitali per provvedere il necessario giornaliero.
        Quanto all’arredamento, penso non sia necessario granché. Qualche letto c’è già e poi i poveri a casa loro l’avranno bene un letto da portarsi con loro. Di lingeria siamo sufficientemente provvisti e a poco a poco l’arredamento crescerà. Qual è infatti quella famiglia che, in caso di decesso di un loro membro, si rifiuti di dare al Ricovero qualche capo di vestiario che ha servito al defunto per il quale i poveri pregheranno ogni giorno?
        E i mezzi finanziari per il nutrimento? Anche qui mi pare che colla buona volontà di tutti, il problema si possa risolvere. Ho saputo che in certe parrocchie si è affidato a tutte le panetterie e forni un cestino con la scritta «Per i poveri del Ricovero» e nessuno di coloro che vanno al forno si rifiuta di offrire una pagnotta. Ed ecco assicurato il pane.
        In altre parrocchie si è posta alla censa una cassettina con la scritta«Una sigaretta per i poveri del Ricovero». Una sigaretta si regala a chiunque la domandi, la si darà anche più volentieri ai nostri poveri che certo non le fumeranno tutte, ma le riceveranno convertite in generi alimentari. Ed anche in questo modo sarà in parte provvisto alle necessità del Ricovero.
        Rimane poi la fiducia sulla carità pubblica, della quale il Parroco non dubita. C’è tanta roba che quest’anno per esempio è andata a male nelle nostre campagne: frutta, verdura, ecc. Per il Ricovero tutto è buono ed i ricoverati ancora un po’ robusti potranno avanzarci il disturbo di portarla a domicilio. E se sarà necessario faremo anche una questua per il Ricovero. Del resto qualche cosa c’è già. C’è il Legato Avv. Giordano che frutta L. 1500 all’anno; c’è il legato della signora Delfina Bosco in Ghigo che rende circa 15.000 lire annue. Il Parroco poi è certo che altri legati, piccoli o vistosi, verranno col tempo e che l’avvenire finanziario del Ricovero si possa dire assicurato. Del resto andremo avanti finché si potrà.
        E rimane l’ultimo problema: il personale dirigente. Certo che sarebbe una gran belle e buona cosa il poter affidare la direzione del Ricovero a brave Suore, che ovunque danno la più seria garanzia di un buon governo. Ma per ora è impossibile. Le Suore vanna pagate e mantenute come è giusto, per quanto si contentino di poco, ed il Ricovero per ora non è in grado di fare tali spese. Ma il Parroco spera che non sarà impossibile trovare una buona donna che presti la sua opera di cuoca e di assistente, contentandosi di quel poco che il Ricovero potrà dare: es. il vitto e l’alloggio.
        Saranno illusioni? Ancora una volta ci contenteremo di parole? Il Parroco spera di no. Comunque, cari parrocchiani, la decisione è presa. Il Parroco tenterà, ed appena pronto il locale, inizierà l’esperimento, persuaso che il vostro aiuto non mancherà. Fanno troppa pena a me ed a voi le povere persone che, prive di vitto e di assistenza, a volte malate ed impotenti, domandano un ricovero e si vedono costantemente rifiutata la loro preghiera, non perché il Parroco non voglia o non si occupi, ma semplicemente perché non ha in tasca la chiave di ricoveri non suoi.
        «Se son rose...» dirà qualcuno. E stavolta fioriranno davvero. Ci aiuti il Signore che ha detto: «Date e vi sarà dato» con l’intercessione della Madonna del Carmine e di San Michele.

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IN PARROCCHIA

        QUARANTORE DEI SANTI – Non è più il caso di chiamarle «Legato Tarditi Ambrogio» che nel lontano 1927 consegnava al Parroco 4 Cartelle Consol. 3,50 per cento, ognuna del valore nominale di L. 1000. Allora erano sufficienti L. 140 per le SS. Quarantore, oggi bisogna moltiplicare almeno per 50 onde coprire tutte le spese: Predicatore, spesa, confessore, ecc.
        Tuttavia non è il caso per questo di lasciare le Quarantore ed anche quest’anno avranno nei tre giorni precedenti la Festa dei Santi: Domenica, Lunedì e Martedì. Avremo un bravo predicatore forestiero ed io confido che le povere anime dei nostri Defunti avranno copiosi suffragi dalle nostre preghiere, Comunioni, elemosine.
        Ecco un po’ di programma-orario.
        Domenica: Esposizione a Messa Grande cui seguiranno l’adorazione dalle 12 alle 13 Donne, dalle 13 alle 14 le Figlie, dalle 14 alle 15 Giovani e Uomini, dalle 15 alle 15,30 tutti. Seguirà il Vespro.
        Lunedì e Martedì: A Messa 1^ breve meditazione; segue un’altra Messa: ore 9 Messa dell’Esposizione, Adorazione dalle 9 alle 10 Donne, dalle 10 alle 11 Figlie; segue la Reposizione. Ore 14 Esposizione con adorazione dalle 14 alle 15 Donne, dalle 15 alle 16 Figlie; segue il Vespro con predica e benedizione per tutti.

        CAMBIAMENTO DEL VICECURATO – Ormai non è più una notizia fresca. Tutta la Parrocchia ha appreso con dolore e rincrescimento questa questa decisione che i Superiori ecclesiastici hanno preso per il nostro Vicecurato D. Novo. Col 21 Ottobre ha lasciata la nostra Parrocchia per Govone, il nuovo campo di lavoro affidatogli dalla Provvidenza, campo molto più esteso e che, nelle condizioni in cui si trova, ha bisogno quotidiano dell’opera zelante, attiva ed illuminata del nostro Vicecurato.
        A lui il ringraziamento di tutta la popolazione che ha apprezzato le sue virtù ed in special modo la riconoscenza del Parroco che ricorda i servizi di questi quasi 5 anni, specie nel periodo della malattia.
        Viene a sostituirlo il Rev. D. Giovanni Castella di Diano, da qualche anno Vicecurato a Bossolasco. Lo precede fama di giovane studioso e zelante e noi lo salutiamo con affetto.
        Ogni distacco è doloroso, specialmente quando il distacco è il primo della serie.
        Ai due ottimi sacerdoti che si accingono a lavorare nel campo dell’obbedienza, l’augurio di frutti copiosi e di un altro ultimo distacco da noi quando i Superiori a premio del loro merito affideranno loro una parrocchia, che essi sapranno certamente reggere e far fiorire come un giardino.

        IL MESE DEI MORTI – Novembre è il mese dei Morti. In Parrocchia faremo il possibile per ricordarli. Ogni mattina alle ore 7 S. Messa con breve meditazione. Il Parroco confida di poter dare un buon pensiero spiegando le preghiere della Messa da morto. Si reciterà il Rosario durante la S. Messa, canto del Deprofundis e Benedizione. Come ogni sera in Chiesa recita del Rosario.
        Raccomando la recita degli Uffici del Rosario alle Compagnie durante l’Ottavario che non deve finire alla domenica ma al mercoledì 8 Novembre. Così pure spero sia ordinato e numeroso il corteo al Camposanto dopo la predica dei Morti il 1^ Novembre. Siano anche generose le offerte che, come sapete, sono convertite in tante Messe per i nostri Morti e specie per i più dimenticati.

        GIORNATA PRO SEMINARIO E MISSIONARIA – Sono due date che avremmo dovuto ricordare in queste scorse domeniche. Le circostanze ce l’hanno impedito. Ciò non vuol dire che possiamo rinunziarvi. Pregare e fare offerte per i poveri infedeli, che ancora non conoscono la nostra Religione è direi quasi obbligo di giustizia. Contribuire e dare gratuitamente agli altri ciò che noi gratuitamente abbiamo ricevuto, cioè la fede, è opera assai più grande e meritoria che sovvenire un povero che muore di fame. Ed i poveri infedeli muoiono veramente di fame, la fame spirituale.
        Faremo la Giornata Missionaria la domenica 12 Novembre e sarà anche un bel mezzo per suffragare i nostri Morti.
        Per il Seminario poi dedicheremo la domenica 26 Novembre. Spero poter ottenere che un Superiore del Seminario venga a parlare del grande argomento e convincerci del dovere che abbiamo di sostenerlo coll’inviare ragazzi di buone speranze, col pregare per la loro riuscita, col fare generose offerte onde il Seminario, che è l’Istituto ove le pensioni sono le più basse e sovente sono nulle, possa continuare verso questi studenti poveri la sua opera di carità e portarli al Sacerdozio.
        Dare al  Seminario è obbligo di ogni cristiano che crede ancora nel bisogno di sacerdoti. In Russia la giornata pro Seminario non si celebra più. Ma noi sappiamo come si sta in Russia.
        L’anno scorso la nostra Parrocchia ha date al Seminario L. 10.000 e abbondanza di generi alimentari piazzandosi nei primi posti fra le parrocchie della diocesi. Quest’anno, spero, non vorremo essere da meno.

        FESTA DI SANTA CECILIA (22 Novembre). — E` la festa della musica, e perciò delle bande musicali, delle scuole di musica, delle cantorie maschili e femminili, di cui la Santa é speciale protettrice. Anche noi cercheremo di celebrarla con divozione ed in cristiana allegria. come si conviene a gioventù che ama ambe le cose.
        E` vero che le cantorie della nostra Parrocchia potrebbero fare qualcosa di più che non la semplice, sia pure accurata esecuzione di musica classica in giorni di solennità. Ci sarebbe la Messa Grande di tutte le domeniche: il Vespro e tante altre piccole occasioni in cui la voce dei bravi cantori e cantorine farebbe piacere e attirerebbe gente alle funzioni. Speriamo per l’avvenire. Intanto ecco un po` di programma per la festa di quest’anno. Se i bravi cantori lo vorranno potremo mettere una Messa Grande con musica ad ora comoda, combinare qualche partita e condire il tutto con un succulento pranzo o cena che ormai é cosa tradizionale in quasi tutte le Parrocchie.
        Un augurio per ora ci esce spontaneo dal cuore ed è che si senta di più  il bisogno che la Parrocchia ha di essere aiutata anche in questo campo per il decoro delle funzioni, l`opera di apostolato che compie chi offre al Signore ed al servizio della sua Chiesa la propria voce con gli annessi sacrifici per frequentare la scuola e tale augurio lo faccio in modo speciale per la scuola femminile che purtroppo lascia a desiderare alquanto e che viceversa dovrebbe essere la più attiva come lo era una volta.

NELLE NOSTRE BORGATE

A Moriglione

        Lunedì scorso 16 ottobre ha segnato una data indimenticabile per quella buona popolazione. Dopo tante preghiere, tanti desideri, tante delusioni, finalmente il Parroco accompagnava e consegnava a quella Borgata il nuovo Cappellano Maestro nella persona del Rev.mo Don Francesco Delrivo, regolarmente nominato dall`Autorità Scolastica e Religiosa.         Era l’esplosione di gioia di uomini, di donne, di giovani, di bambini che da lungo attendevano quel giorno. E ne avevano ben ragione. Se pensiamo che da ben 18 anni quella Borgata é priva di Cappellano e che le Insegnanti per lo più sono state tante quanti furono gli anni (poiché Moriglione non può allettare per una lunga residenza). è facile trovare la giustificazione di tanta festa.
        In Chiesa colla Messa delle Spirito Santo, celebrata dal neo-Maestro Cappellano, ebbe luogo l’inaugurazione dell’anno scolastico.  Commosso fino alle lacrime davanti a tanto spettacolo,  parlò il Parroco, al quale fece seguito il Rev. Don Delrivo con poche e sentite parole. Pose termine alla bella funzione una generosissima bicchierata con distribuzione di dolci a tutti i presenti, dopodiché. accompagnati dal nuovo Maestro, gli alunni che già erano diventati suoi amici, fecero il loro ingresso nella scuola pulita ed arredata.
        Non possiamo che formulare i più lieti pronostici ed auguri per l’avvenire di quella popolazione che, come disse il Parroco, conservò intatta la fede cristiana, nonostante le difficoltà traversate e l’abbandono forzato in cui fu lasciata.
        Ringraziamo sentitamente, a nome di tutti, i bravi Massari e Tesoriere della Cappella per il lavoro indefesso compiuto nel trasformare in pochi giorni e renderla accogliente la piccola Canonica, nonché il Sig. Rovella, capo-cantore che con delicato pensiero volle a lieto banchetto il nuovo Maestro con il Sindaco ed il Parroco.

Nota agricola

        Avete visto cari agricoltori? Nell’ultimo numero del Bollettino accennavo ad un probabile pericolo di delusioni in riguardo alla vendita delle uve. Spero l`abbiate letto. Ebbene? Purtroppo le previsioni si sono dolorosamente avverate, superando anche le più pessimistiche possibilità. Le nostre classiche uve che, senza adulazioni, sono tra le migliori dell’albese, si sono vendute a prezzi di fallimento, alla media delle uve che non stanno a pari delle nostre ed anche al disotto  della media. Le nostre pere e mele, uniche per gusto squisito, si sono date per 10-15-20 lire il Kg. Perché? Perche non siamo uniti, non siamo organizzati, perché la paura di non vendere ci ha portati perfino a farci la forca gli uni cogli altri  ed è capitato più di una volta il sentire chi  aveva uva da vendere mormorare in disparte al compratore: «Lui vuole la media pura, io ve le do al disotto». Egoismo? Paura? Panico? Dolorosa necessita? Forse un po` di tutto colla conseguenza che ogni anno sono migliaia e migliaia di lire che il paese perde, oltre la svalutazione ingiusta dei nostri prodotti.
        E come fare, dirà qualcuno, se i compratori non vengono o venuti non vogliono pagare?
        Ecco, non diamo torto ai compratori. ll commercio è commercio ed anche noi quando dobbiamo comprare, se possiamo acquistare la merce a buon prezzo, lo facciamo volentieri. Chi non sa fare il suo mestiere. chiuda botlega. Dice il proverbio. E` regola costante del mercato che se l’offerta supera la richiesta, il prezzo deve calare inesorabilmente.
        Ma anche qui c`è il rimedio. Nello scorso numero, accennando ai rimedi da prendersi contro la crisi del nostro mercato uve, delle quali neppure un Mg. va sulle piazze, ma che son cercate sul luogo perché apprezzate ma non pagate parlavo della possibilità di una cantina sociale che fosse in grado di ritirare tutta o buona parte della produzione locale, determinando cosi una sottrazione di merce alla vendita. Si osservò da molti che una cantina sociale, pur essendo una gran bella cosa, non è così facile da mettere in efficienza. Occorono locali, attrezzi, personale pratico, ecc, tutte cose difficili per il momento, ma non impossibili, se ci si pensa per tempo. Il fatto che paesi più piccoli del nostro si sono cosi attrezzati dice chiaro che anche noi, se lo vogliamo, lo possiamo lare.

Cooperativa di vendita

        Del resto c`è un’altra cosa più facile che si potrebbe fare senza costo di spesa e che col tempo potrebbe portarci a notevoli sviluppi con immenso vantaggio della nostra agricoltura: la Cooperativa vendita frutta.
        Purtroppo abbiamo visto che, se son tanti quelli che vogliono vendere e pochi quelli che comprano, i prezzi vanno alla deriva con nostro danno. E allora non si potrebbe metterci in organizzazione, formare cioè una specie di società di produttori che di comune accordo eleggono una Commissione di tre. quattro, dieci persone capaci ed oneste, alle quali si affida il compito di vendere e uva e frutta? La cosa mi pare semplice. Ecco ad es. Tizio ha 200-300 Mg. di uva o di frutta, Caio ne ha solo 50-60. Ciascuno si prenota per quanto crede di poter vendere. L.a Commissione prende nota della quantità, del grado approssimativo, della località e si impegna a vendere, dietro esplicita promessa del proprietario che promette di dare alla Commissione carta bianca. Credete voi che avremmo ancora le sorprese già provate? I compratori si assicurerebbero per tempo le migliori produzioni ed i nostri prodotti acquisterebbero credito.
        L’esempio ci viene dalle regioni più evolute di noi, dalla Romagna, dall’Emilia, dalla Lombardia,  ecc.,  dove le cooperative frutta hanno ottenuto successi insperati.
        Se poi ci sarà sempre chi vorrà vendere per suo conto, poiché ha il vizio della diffidenza, faccia: ma é certo che in pochi anni costoro sarebbero pochi.
        Persuadiamoci, cari agricoltori: l’unione fa la forza. Se saremo uniti saremo forti ed invincibili: divisi saremo deboli e vittime della furbizia altrui.

La pagina della carità

        PER LA CHIESA: Taricco·Sangiano Luigia 1000: A. C. P. I. 2000: ML. L. 500; Goletti Secondo – Torino: 400; frat. Protto (Lovera) 2000: Giachino Antonio - Priore Luigini 1000; Sanino Antonio 250: Passone Giuseppe (Facchia) 1000; Vaira Maria - Priora Figlie di M. 1000; Pirra Benedetto di Pietro 100: Vaira Carlo (America) 500; Popolo Clemente 500; Saccato Luigi 2000: Tarditi Lorenzo di Carlo 500; Con. Capobianco - Rostagno (Roma) 1000: Passone Domenico fu Luigi 500: B. V. 2500; Cogno Giovanna ved. 1000; Novo Michele (Torino) 1000; Prof. Tarditi Alfonso 500; Marengo Vitale in occ. Matrim. 500: Can. Prof. D. Gabriele Tarditi 500; Sig.ra Giordano Bernardina 2500; Stroppiana Nicola 500.

        PRO BATTISTERO: Musso Agostino di Angelo (in occ.  1 Comun.) 500; Cogno Luciana di Gioachino (in occ. 1 Comunione) 450; Musso Cesare (in occ. maLrim.)  1000; Tarditi Eugenio di Lodovico (in occ. batt.) 500: Stra Filippo (in occ. Matrim.) 500: Sposi Pelassa-Roggia (in occ. Matrimonio) 500; Ortola Margherita (in occ. matrim.) 200: Sangiano-Taricco Luigia 1000: Passone Domenico fu Luigi – Arbi ( in occ. Batt.) 500; Isaia·Cristino Quintina (in occ. Battesimo) 200; lsaia-Vietto Maria 200: Cristino Felice (in occ. batt.) 1000; Rosso Giacomo (in occ. batt.) 500.

          PRO BOLLETTIlNO, da Marzo: Roggia Stefano 200¸ Iberti Giovanni, 500; V. N. 200; Galvagno Giuseppe 400; Con. Cardellino-Gallo (Torino) 200: Gallo Michele fu Mich. 200; Camia Carlo – Torino 150; Tarditi-Sottirnano Clementina 200; Allaria Matteo 100: Marengo Federico 150: Davico Bernardino 300; Garello Giovanni 500: Costamagna Giuseppe (Savona) 250:  Dott. Antonio Bologna (Savona) 1000: Roggia Francesco 300; Taricco Gius. (Torino) 300; Manzone Giuseppe aut. 150; Marrone Aldo 100: Conterno Luigi 150: Pirra Antonio 150: Camia Francesco 100: Gallo Sebastiano 200; Grisotto Francesco 100; Scarzello Sabino 300: Costa Lorenzo 200: Marengo Angela (Torino) 1000; Sobrero-Garabello Catterina 300: Basso Domenica 50; Ciravegna Giacomo 100; Piovano Natale 100; Tarditi Pasquale 200: Degiacomi Filippo 250; Rosso Carlo 100; ved. Marengo Catterina 150: Marengo Angelo 200: Passone Luigi (Merli) 100; Germano Giacomo 200; ved. Marengo (Ravera) 100; Grisotto Domenico 200; Tarditi Giuseppe (Podio) 200; Alessandria Matteo 200; Alessandria Sabino 150: Stra Pasquale 350: Taricco Andrea 100; Pressenda Giovanni 100; Cogno Battista 150: Dardo Lorenzo 100; Abbona Clelia ved. 200; Roggia Pietro 150; Sobrero Pietro 100; Gallizio Francesco 200: fam. Negro-Ricca (Narzole) 200; Roggero Agnese 100: Cavallotto Giuseppe 50.
         (quasi tutti in occ. benedizione case): Gallo Giovanni 400; Cardellino Giacomo (Torino) 200; Montagnoni-Perego Bianca 1000; Raviola Agostina ved. (Torino) 300: Giachino Giacomo 100: ved. Pressencla 50; Cogno Giacomo 500; Berigamino Luigi 100: frat, Principiano 250; Pirra Giuseppe di Giov. 1000: Raviola Sebastiano 300; Castella Felicina 100; Tarditi Stefano (Corneliano) 200; ved. Raviola Teresa 50; G. T. R. 1000; R. A. 50; ved. Tarditi Maria 150: Balocco Lidia 300; Anselma Angelo 100; frat. Rovella (Morigl.) 300; Camia Carlo (Torino) 150; Suor Saccato Margherita (America) 250; Don Roggia Felice 500; Goletti Secondo (Torino).100; Vivalda Giovanni fu Valerio 100; Tarditi G. B. 100; Maresc. Abbona Antonio (Castellamonte) 300; Sanino Antonio 250; Alessanrlria Pietro 200; Pirra Benedetto 200; Vaira Carlo (America) 500; Sangiano·Taricco Luigia 200: Prof. Luisa Fantino (Torino) 400; Saccato Luigi 300; Vietto Clemente 100: Stra Michele (Torino) 500; Tarditi Giuseppe (Zora) 250.

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