(sonoro) Novembre

da LUCE E FORZA di Agosto1951

LA LETTERA DEL PARROCO

Carissimi Novellesi vicini e lontani,

       Credo sia mio dovere di Parroco parlare ancora una volta sul Bollettino che esce apposta in numero straordinario, del disastro che ci ha colpiti il 16 Giugno e che da allora forma il tema dei vostri discorsi. Chi ricorda una giornata così terribile? Le nostre campagne vanno rivelando ogni giorno più l'entità dei danni e la domanda che corre sulle bocche di tutti è questa: Come faremo quest'inverno? Senza grano, sanza vino, senza soldi? Il Parroco ha scritto a destra ed a sinistra ; ha interessato amici e autorità. In Municipio si è fatto il possibile per ottenere aiuti e delle buone parole e promesse di interessamento ne abbiamo ottenute tante. Speriamo che i fatti rispondano. Con questo numero straordinario del Bollettino il Parroco vorrebbe fare appello a tutti i Novellesi che sono in grado di poterci aiutare.

       Ai lontani: ricordate le cordiali accoglienze che vi abbiamo sempre fatto (frase illeggibile). Ora tocca a voi che siete sparsi per il mondo (frase illeggibile).. fare qualche cosa per noi. Sono tante le famiglie che hanno bisogno del vostro aiuto, mentre altre pur danneggiate cercheranno di fare fronte a tanto disastro. Ma il pane non deve mancare anche a quelli che non hanno denaro per comprarne. Per questo mi permetto questo accorato appello a tutti i buoni come già hanno fatto IL POPOLO NUOVO nel suo numero del 26 Giugno e La Gazzetta d'Alba nel N. ? di Luglio, ai quali esprimiamo la nostra riconoscenza.

       Aiutateci. Sono tante le famiglie alle quali un biglietto da mille in più o in meno non porta sbilancio. Ebbene, noi diciamo loro: Mandatecelo questo denaro che voi potete accantonare con facilità rinunziando a qualche svago e noi vi saremo riconoscenti. Le gocce formano i rivoli ed i rivoli i fiumi. Se volete un mezzo comodo servitevi del Conto Corrente Postale N. 2-82 intestato al Parroco. Il Bollettino pubblicherà le vostre offerte e le nostre povere famiglie pregheranno per voi.

       Chi poi avesse possibilità di procurare lavoro, specie per il prossimo inverno, ricordi che anche questa è una bella carità.
       E per darvi un esempio che serva d'incoraggiamento, eccovi, cari amici lontani, una prima prova di solidarietà. Mons. Vescovo di Alba, nella sua povertà sacerdotale (il suo appannaggio è meno dello stipendio di un insegnante elementare) ci manda L. 10.000 colla sua benedizione e l'augurio che il Signore susciti tante anime generose.

       Il Maresciallo Magg. dei Carabinieri Abbona Antonio, nostro compaesano residente a Torino, offre L. 5000 con una commovente lettera in cui si augura che tutti i Novellesi che lo possono, sparsi per l'Italia o all'Estero, lo abbiano preceduto e lo seguano nella cristiana opera di carità e di civismo.

       Il Rag. Tarditi Giuseppe di Pietro, industriale residente in Francia, invia pure L. 10.000 suggerendo (ciò che ha giò fatto la Gazzetta d'Alba (illeggibile)... Bollettino) una sottoscrizione tra i Novellesi e amici residenti fuori Comune e tra quelli che non sono stati cilpiti.

       Il Parroco di Rocchetta Belbo, spontaenamente manda L. 2.500 offerta sua e dei parrocchiani con queste nobili parole: «Ricordando cosa vuol dire vedersi tutto distrutto e vedere che qualcuno ci pensa, inviamo questo poco ma di cuore». E' a sapere che Rocchetta Belbo fu il paese più devastato dalle ultime alluvioni, motivo per cui il gesto dell'ottimo Parroco rasenta l'eroismo e commuove profondamente.

       Un altro Rev.do Parroco, povero anche lui, ma che non vuole pubblicità, invia 500 lire.

       A tutti il nostro commosso ringraziamento, sicuri che la nobile gara di carità cristiana continuerà.

       L'Arciprete di Novello poi aggiunge a queste offerte il suo primo contributo di L. 10.000 e sono così già a tutt'oggi L. 39.000 che sono depositate su libretto postale e che serviranno colle altre offerte che certamente arriveranno a lenire alquanto le miserie del prossimo inverno.

       In fine la Pontificia Commissione di Assistenza che ha in Alba il suo degno rappresentante nella persona del Vicario Generale Mons. P. Gianolio ha disposto per un primo invio di due quintali di pasta a favore dei più bisognosi.

       L'On. Bubbio poi ad una lettera del Parroco in cui lo pregava ad interessarsi presso il Ministero per un sussidio, rispondeva in data 4.7.1951: «Carissimo Arciprete, il tuo appello ha avuto un'eco e si è disposto, in accoglimento anche delle richieste di altri Comuni, per un'assegnazione di sei milioni, per venire in aiuto alle famiglie più bisognose colpite dalle grandinate. Sei milioni per tutta la provincia sono poca cosa, ma naturalmente si debbono aiutare i veri bisognosi. Il Prefetto darà disposizioni ai Comuni per il riparto».

       Il Sindaco ed il Parroco si sono già occupati perché questo riparto tenga conto delle nostre speciali condizioni ed a Novello venga assegnata una buona parte di detti sussidi, perché appunto noi siamo i più bisognosi perché i più colpiti. Gli altri Cmuni, colpiti solo in parte e ancora non così devastati come il nostro intiero territorio, possono aiutarsi da sé, come abbiam fatto noi quando la grandine colpì solo una parte dei nostri vigneti.
       Auguriamoci che vengano presto i sussidi e in larga misura che però non sarà mai adeguata ai nostri bisogni.
       Per questo speriamo da tutti e tutti ringraziamo dal profondo del cuore.

Ai Parrocchiani

       E anche specialmente per voi, cari parrocchiani, il Bollettino vorrebbe trovare parole di incoraggiamento e di consiglio.
       Negli anni scorsi si è speso forse troppo in cose non necessarie. Quest'anno le cose purtroppo non potranno più andare così. Qualcuno sarà forse obbligato a vendere la radio e farà bene; altri limiteranno la tavola, specie riguardo a certe leccornie non necessarie, altri dovranno fare economie anche più rigide.
       Facciamo questi sacrifi con senso di rassegnazione cristiana, e sosteniamo la prova nella certezza che le nostre campagne torneranno a rendere dandoci negli anni avvenire quanto ci è stato tolto quest'anno. Soprattutto ripetiamo a quanti si lasciano abbattere, e specialmente ai mezzadri: Non abbandonate definitivamente le vostre campagne e pensate che i cambiamenti sono sempre una mezza grandine. Ai padroni che lo possono ed a quanti sono in grado di farlo esortiamo e consigliamo la generosità negli aiuti, nei mutui, nei consigli.
       Teniamo preziosi i suggerimenti dei tecnici agrari venuti a portarci la loro parola in sì triste circostanza: On. Ferraris, Prof. Monticelli, Prof. Zearo ed altri, che ringraziamo di cuore.
       Purtroppo sotto il peso della grave rovina e nello sconforto del momento non tutti hanno seguito i loro consigli: «Potate e curate come un ammalato le vostre viti». E oggi mentre le povere biche (capale), veri mucchi di stramaglie, indugiano nei campi, senza sapere se avranno l'onore della trebbiatura, la cui resa non pagherà le spese, molti vigneti, tornati verdi, presentano una confusione di germogli disordinati ove spunta una nuova fioritura di grappoli che dicono chiaramente che il raccolto dell'anno venturo non sarà migliore di questo.

Antigrandine

       E finiamo le nostre raccomandazioni con questo grido d'allarme già portato dalla Gazzetta d'Alba nel N. 26 Giugno. E' inutile, cari agricoltori, lamentarci e forse anche prendersela contro la Provvidenza. Ho già ricordato che per evitare la grandine occorre un miracolo che si opponga alle leggi di natura, ciò che Dio solo può fare. Ma voi capite che pretendere dalla Provvidenza un miracolo ogni volta che un temporale minaccia la grandine è ridicolo. Dio diventerebbe il nostro servo. Ma la Provvidenza che dice: «Aiutati che io ti aiuto», oggi attraverso la scienza, pare averci dato il rimedio anche contro la grandine e sono precisamente i Razzi Antigrandine che in parecchi luoghi e da diversi anni hanno dato ottimo risultato. A noi saperci decidere e applicarli alle nostre campagne.
       Spesa di miliardi, dirà qualcuno. No, spesa di poche migliaia di lire, poiché l'impianto è cosa semplicissima ed i razzi (che veramente sono un po' cari, oltre 2000 lire l'uno) non si sparano tutti i giorni e tutti gli anni. E poi qualcuno, speriamo, ci verrà in aiuto. Da un calcolo sommario e approssimativo si può dedurre che la spesa non sarà tanto superiore a L. 50 per giornata. E vi pare molto in confronto del danno avuto?
       Ma c'è poi sicurezza di riuscita? C'è garanzia? Anche qui, cari agricoltori, occorre ragionare. Quando viene il medico per un vostro ammalato e vi scrive delle medicine, vi dà garanzia assoluta che la medicina avrà certamente effetto? Eppure la comperiamo e la prendiamo. Ora i tecnici agrari e l'esperienza già fatta in più casi ci dicono che questa è l'unica medicina che abbiamo alla mano contro la grandine. Perché non vogliamo provarla anche noi?
       Con piacere ho sentito parlare di un Comitato che sta sorgendo fra i vari Comuni limitrofi. Aderiamo volentieri alla proposta, nella certezza che la nostra nuova Amministrazione Comunale farà del suo meglio per acquistare questa prima benemerenza a darci per l'anno venturo l'IMPIANTO ANTIGRANDINE.

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- Scena estiva dal vero - Pellegrinaggio…

       
       Lo chiamano pellegrinaggio: e va bene.
       Io la direi una scampagnata.
       Salgono a gruppi ogni domenica e per liberarsi dalla vertigine delle città vengono al Santuario. Una chiazza grande di mattoni rossi con un dito, il campanile, che s’alza al cielo.
       Qui troveranno ombra e quiete. Hanno abbondanti provviste: sono famiglie intiere coi loro pupi. Se arrivano per tempo possono anche entrare in Chiesa per un taglio di Messa; ma la cosa non è assolutamente richiesta dal programma del pellegrinaggio.
       In Chiesa ci passano tutti, ma dopo, magari a sera, prima di discendere…
       Entrano in tutte le logge, con o senza copricapo le donne, gli uomini più silenziosi.
       La Vergine in un alone di luce e di fiori, guarda dalla nicchia quell’andirivieni poco raccolto.
       Dev’essere tanta la sua pazienza: la gente passa e ripassa senza curarsi quasi di Lei. Sentire tutte le loro lamentele che di preghiera non hanno nulla!
       Scommetto che il Bambino che porta in braccio è più annoiato di Lei… pare stringersi al suo petto per non guardare gli astanti.
       Forse il Figlio preferirebbe la lasciassero sola anziché venire in pellegrinaggio e diportarsi così…
       Sono entrato anch’io.
       Poi sono venute due donne; non s’indovinava il motivo: per pregare no di certo; guardano tutt’altro e parlano di cose insignificanti. Avanti a loro trotterella una bimbetta con un vestitino che sulle gambe e sulle braccia si ferma un po’ prima…
       Ma pazienza! Malizia non ce ne ha ancora.
       Schiamazza, nascondendosi ad ogni pilastro per uscire a spaventare le due donne. Vedendo la luce e i fiori, corre all’altare della Madonna, battendo le mani contenta.
       Il gruppo si affretta a deviare in direzione della piccola.
       La madre zittisce la bimba e se l’avvicina, mentre l’altra donna compone il volto a compunzione.
       - Vedi la Madonna com’è bella… e Gesù piccolo!…
       La piccola, compresa di gioia guarda estasiata.
       - Prega con me: Vergine santissima…
       Essa ripete con le mani giunte le parole della mamma.
       - …..fammi crescere sempre buona e da’ tante grazie alla mamma… alla zia…
       Comprendo ora che l’altra donna è la zia, perché sorride con due occhietti melliflui.
       Ora la bimba tace, perché la mamma è di nuovo a parlare con l’altra.
       Hanno chiesto tutto: il pellegrinaggio è terminato.
       Io che odo la preghiera della piccola aggiungo qualcosa alla Vergine per quella mamma… e quella zia…
       Ma non oso scriverlo…
                     Attilio Monge

“Divertitevi ma non peccate” (S. Filippo Neri)

       La morale cristiana non proibisce il divertimento, ma avverte che si può godere, con giusta moderazione, solo quando il divertimento non è in contrasto con l’onestà.
       Verranno certe mode che offenderanno molto Nostro Signore… I peccati del mondo sono molto grandi…
       Le guerre e le discordie sono castighi per i peccati del mondo.
       La Madonna non può più trattenere il braccio del suo amato Figlio sopra il mondo. Bisogna fare molta penitenza…
       Se gli uomini sapessero che cos’è l’eternità, come farebbero di tutto per cambiare vita!
                     (Dalla rivelazioni di Fatima)

LE MANI

       Ad un bimbo si dice: «Fammi vedere le mani!»e poi si fingerà di scoprire se è buono o cattivo…
       Ma sulle mani di tutti gli uomini si può giudicare: su ognuna che s’apre si può prendere gli auspici. Non importa se esteriormente sono belle, se a forza di ritrovati, sono morbide e fini; sotto il profumo delle creme o dell’eleganza dei guanti, quante lordure si celano!
       Perché le mani risentono di tutte le opere.
       Mani sudice che le acque di un oceano non potrebbero lavare, che si trarrebbero vergognose come bimbi in fallo, se altri potessero penetrare.
       Mani adunche, avare, sempre tese nel prendere, chiuse nel dare, su cui gravano ingiustizie, benessere spremuto e rubato all’indigenza altrui.
       Mani in perenne moto di angherie, febbricitanti d’oro, di conti, di somme che si dilaniano scavando nell’anima il rimorso, l’inquietudine.
       Mani vuote che stringono vento, senza forza d’impugnare un ideale, una risoluzione di bene. Relitti che annaspano senza aggrapparsi, che l’ultimo giorno troverà ancora vuote.
       Mani paralizzate, piccine di contenuto, egoiste, che non sanno offrirsi al fratello, stringere altre mani, che non sanno perdonare. Mani di vinti, queste, che penzolano da una vita sciupata.
       H! se potessimo nelle mani degli uomini guardare più in là della superficie, oltre la falsa patina di convenienza e di galateo che le cela.
       Perché di qui passano le opere…
       Ma restano mani sante, pure.
       Mani santificate dal lavoro!
       Mani callose, ma belle, d’una bellezza celestiale!
       Mani profumate di crisma, di uomini che non sono più uomini, olezzandi di amore, che si levano sulle fronti chine a benedire.
       Guai se non ci fossero le mani del Prete!
       Parafulmini dell’ira divina, alzate in continua invocazione al Cielo, come le braccia del Condottiero d’Israele.
       Mani potenti come quelle che comandarono il fiat della creazione, che stringono l’Ostia candida, il Corpo di Gesù.
       Mani di misericordia che vi levate a versare l’acqua della vita, che tracciate il segno del perdono, che rinfrancate con l’olio per la vita e per la morte, che unite e sciogliete.
       Mani benedette, mani del Prete, mani di Dio.
       Io vi bacio.
                     A. M.

°°°°°O°°°°°

Spigolando

Scrive un genitore

       «Io devo misurarmi anche il pane, ma il sacrificio dell’abbonamento al giornale cattolico lo faccio con molta gioia in cuore, e faccio passare il giornale ad altri perché comprendo il bene che fa».
       Oggi bisogna avere il coraggio di fare tutti così: «Non di solo pane vive l’uomo!».

°°°°°O°°°°°

       Un arguto sacerdote, il signor Manzella, prete della Missione, passeggiando, un giorno, per un grosso paese sardegnolo, vide scritto a caratteri purpurei sulla facciata del municipio: «Viva il Libero Pensiero!».
       Si fermò, si accostò, sillabò a voce alta lo «slogan», chiese ad alcuni presenti un pezzetto di brace e, avutolo, si mise a vergare sotto la frase: due più due uguale a 5.
       Gli dissero:
       - Oh, che fa reverendo? Anche i bimbi della prima elementare possono insegnarle…
       E il Manzella:
       - Oh, che importa; io sono libero di pensare come voglio e di scrivere quel che mi garba…
       La risposta ebbe più successo di una predica.

Dove vanno a finire…

       Mannina – chiedeva un giorno alla madre il figlio di un valente scienziato – è vero quello che papà dice, che nulla si può completamente distruggere?
       - E’ vero.
       - E se nulla si perde, dove vanno, dimmi, i nostri pensieri e i nostri desideri?
       - Nella memoria di Dio – rispose gravemente la madre – E vi stanno per sempre.

La vita è dei coraggiosi

       Questo episodio della vita di Bismark rispecchia il carattere dell’uomo che fu chiamato «il Cancelliere di ferro». Lo racconta egli stesso nei suoi «pensieri e ricordi».
       Dopo essere stato nominato consigliere di legazione, gli fu chiesto improvvisamente dal ministro Maneufel se avrebbe accettato il posto di inviato alla Dieta Federale. Egli rispose semplicemente di sì. Allora il re lo fece chiamare e gli disse:
       - Ella ha molto coraggio ad accettare così senz’altro un ufficio nuovo per lei.
       Bismark rispose:
       - Il coraggio è tutto di vostra Maestà, che mi affida un tale incarico. Io stesso non posso sapere se il compito sia superiore alle mie forze finché non mi ci sia messo. Ma sarò il primo a chiedere il mio richiamo se mi troverò impari alla prova. Io ho il coraggio di obbedire, se vostra Maestà ha quello di comandare.
       Ed il Re:
       - Allora proveremo!
       La vita è dei coraggiosi.

Non giurare… Riflessioni

       NON GIURARE che sarai felice con lui soltanto per averlo visto giocare bene al pallone, o perché ha una bella faccia… o perché ha dei bei modi di società, o perché ha vestito elegante all’ultima moda, sul suo corpo qualche volta vizioso e tarato!
       La vita è fatta di quattro stagioni.
       NON GIURARE che sarai felice con lui perché maneggia la racchetta con maestria, perché sa correre veloce su di una bicicletta nuova, perché sa guidare l’automobile in modo che i passanti si scansino con prudenza o perché calza gli sci come un arcangelo della neve, pronto a rapirti in volo.
       Il matrimonio non è una partita di sport.
       NON GIURARE che sarai felice con lui perché forse ballandogli insieme ti è parso di andar d’accordo non solo con il passo.
       L’amore è armonia delle anime che si cercano.
       Senza dubbio giocare bene al pallone, avere un parlare disinvolto, guidare bene una bici o un’auto, conoscere i passi della danza è molto. Ma non è tutto.
       La vita è un po’ più lunga di una gara sportiva.
       E’ divisa in vari tempi, si gioca spesso contro vento e anche senza pubblico.
       Bisogna essere buoni giocatori, soprattutto nelle cattive giornate. E non si può abbandonare la partita a metà.

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