(sonoro) Maggio 2019

da LUCE E FORZA di Luglio-Agosto1952

DEA TIRANNA

Dura schiavitù

       Quante prosternazioni, quanti sacrifizi e anche quante vittime dinanzi a quella divinità falsa a bugiarda, che si chiama la moda! Capricciosa, incoerente e in continua mutazione, che ti presenta come elegante e bello ciò che ieri condannava come goffo, banale, trasandato.
       Andare senza calze, vent’anni fa?… Roba da contadine use a vangare… ed oggi?… è l’eleganza del giorno.
       Eleganza?… Moda sì, eleganza no!
       Dov’è mai l’eleganza nelle gambe nude, nelle maniche corte, negli abiti sopra il inocchio, nelle scollacciature vergognose, nelle attillature ripugnanti? Quante figure goffe, tozze, tutt’altro che… in linea non s’incontrano!
       Un abito lungo, meno aderente, con maniche lunghe, quanta maggiore eleganza darebbe alla persona! Quante magagne coprirebbe, di cui invece si fa forzosa mostra per onorare… la terribile dea…!
       E quanta salute sacrificata! Fa freddo… Coprirmi? Bah! La moda non vuole… e il povero corpo è costretto a far la pelle d’oca… e a buscarsi malanni su malanni: reumatismi, raffreddori, pleuriti… e giù di lì, fino alla fine non poche volte in qualche malaugurato sanatorio con più o meno possibilità di guarire… Ma la moda è al di sopra dell’igiene e anche… della vita.

Tremenda responsabilità

       Eppure questo è nulla. Il più si è, che calpesta un’altra vita… nostra e altrui. E’ un doppio attentato alla vita spirituale della nostra anima e a quella, moltiplicata chissà per quante, degli altri.
       Leggo un libro avvelenato? Grave male. Ma può essere un male che si ferma in me, se non ho la sfrontatezza di comunicare il veleno assorbito. La moda invece no, mai!
       Per me, individualmente, potrà essere puramente un risultato di leggerezza, di superficialità, di irriflessione, di… pecoraggine, portare quell’abito; ma per i molti occhi che si posano su di me è sempre un grave pericolo, un attentato all’innocenza, un incitamento alle passioni e un laccio di caduta.
       E la responsabilità di chi? Mia? Sì, tutta mia! E non varrà certo a discolpa la mia leggerezza.
       Vi è un limite – ha detto il Santo Padre – che nessuna foggia di moda può fare oltrepassare: quello oltre il quale la moda si fa madre di rovina per l’anima propria e per l’altrui.
       Ciò che Dio vi domanda è ricordarvi sempre che la moda non è e non può essere la regola suprema della vostra condotta e che al di sopra della moda e delle sue esigenze vi sono leggi più alte e immutabili che in nessun caso possono essere sacrificate al libito del piacere o del capriccio, e davanti alle quali l’idolo della moda deve saper chinare la sua fugace onnipotenza (Discorso di S. S. Pio XII alle giovani di A. C:).

Programma diabolico

       Non si esige di vivere al di fuori e contro l’apprezzamento comune, il che sarebbe stolto ed eccentrico, ma di non offendere la propria squisitezza morale, d’intonare il gusto alla delicatezza femminile e di rispettare la propria ed altrui dignità.
       Vi è un’eleganza cristiana: vestire con proprietà, con decoro, con grazia, con dignità cristiana, secondo la propria condizione Sia la vostra!
       Vorreste forse farvi strumento del demonio per la realizzazione dei suoi piani diabolici? Inorridite… eppure è così. La moda che oggi si segue dalla maggioranza non è che lo svolgimento del programma pubblicato dalla massoneria nella «Rivista internazionale delle società segrete» del maggio 1839. Sentite:
       «La Chiesa non teme la punta del pugnale, ma può cadere sotto il peso della corruzione. Non stanchiamoci quindi mai di corrompere, magari servendoci del pretesto (sono chiamati pretesti anche da loro e noi li riteniamo necessità) dello sport, dell’igiene, della stagione, ecc.
       Per corrompere, bisogna che i nostri figli realizzino l’idea del nudo. Per evitare ogni opposizione bisognerà progredire metodicamente: prima mezze braccia nude, poi mezze gambe, poi le braccia e le gambe, tutte scoperte...».

       Il programma diabolico continua. Ma saremo già allo svolgimento del secondo punto e oltre, con la moda attuale?
       Insorgiamo con pienezza del nostro senso cristiano e, come già le antiche eroine del cristianesimo, rifiutiamoci con fierezza e decisione di bruciare ancora l’incenso a questa Venere risorta.
       Gettiamola a terra, e sulle sue rovine erigiamo il simbolo pieno di grazia e di pudore, di quella dignità cristiana nel vestire, che faccia della donna un’irradiazione di spiritualità e di purezza nel mondo.
       Soltanto così la donna riconquisterà la sua posizione di domina, ossia di «signora»; se no, sarà eternamente schiava e zimbello, fermento di corruzione, anziché lievito di elezione e di elevazione.              S. L. D.

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Un vizio generale

       Maldicenza, lo dice la stessa parola, è dir male del prossimo.
       La maldicenza esclude la carità, perché la carità è amore del prossimo, e chi ne parla male, è segno che non lo ama, e per conseguenza non ha carità.
       Le persone che vogliono professar la virtù e mantenersi e progredire in essa, devono astenersi rigorosamente dalla maldicenza.
       Dov’è maldicenza, Dio non c’è, né ci può essere spirito di Dio, perché Dio è Carita, e maldicenza è… non carità…
       Uno dei motivi per cui molte persone (che si dicono e vogliono essere cristiane, e frequentano anche i Sacramenti), non progrediscono nella virtù e si mantengono sempre in uno stato di deplorevole tiepidezza, è appunto la maldicenza.
       E quando non si progredisce, si va indietro e, forse, poco alla volta, si arriva ad allontanarsi del tutto dalla pratica della vita cristiana.
       Il maldicente non va mai esente dal peccato, almeno veniale.
       Ben diceva un’anima cristiana (Luigi Comollo, compagno di S. Giovanni Bosco): «Degli altri parlar bene o tacere affatto».
       Il maldicente non è scusato dal fatto che quanto dice del prossimo è cosa vera e notoria; certamente a lui non piace che altri dicano di lui e dei suoi difetti quello che egli dice degli altri. E qui conviene ricordare la massima, che è base della vita cristiana: «Quel che non vuoi per te, ad altri non fare».
       Che se poi, egli è mosso da livore o da rancore, la colpa aumenta di gravità, e forse, e senza forse, non è esente da peccato mortale.
       Che dire poi quando quello che si dice degli altri è completamente falso o immaginario? C’è della gente che non sa parlare di una persona assente senza scagliargli qualche invettiva, qualche parola ingiuriosa.
       La maldicenza è anche una vigliaccheria, perché il maldicente non si permetterebbe sicuramente di dire alla presenza della persona che è oggetto della sua mormorazione, quello che con la massima spigliatezza dice alle sue spalle.
       Per costoro sarebbe consigliabile di adottare il sistema di una persona di mia conoscenza, la quale quando sente ingiuriare qualche assente, si affretta a dire un «grazie a lui», soggiungendo «poiché non può ringraziarvi lui del complimento, perché non presente, vi ringrazio io per lui».
       Il sistema è di un effetto immediato ed infallibile, e sarà presto brevettato.

Dramma lampo

       A una trentina di chilometri da Copenaghen il segnale d’allarme suona d’improvviso sul treno. I freni stridono e la polizia effettua un’ispezione in tutti i vagoni per accertare la causa della segnalazione. Una viaggiatrice si avanza piangendo verso il commissario.
       - Ho dimenticato i miei due bambini nella sala d’aspetto di Copenaghen! - dice disperata.
       Infatti il commissario telegrafa, e dalla capitale danese gli assicurano che realmente sulla panchina della sala di prima classe dormono tranquilli 2 bambini, uno di 3 anni e uno che non può avere più di un anno.
       Cara quella mamma affettuosa!

L’esempio

       Un giorno S. Francesco d’Assisi prese con sé un fratello.
        - Vieni, disse, andiamo a predicare.
       Girarono in città per circa un’ora e quindi rientrarono in convento. Allora il fraticello timidamente osò domandare:
       - Ma Padre, e la predica?
       - La predica? - rispose Francesco – la predica l’abbiamo fatta col nostro contegno edificante, mentre ci aggiravamo per le vie della città.
       Non occorre essere grandi predicatori, apostoli o missionari, per far del bene e convertire i peccatori: basta il buon esempio.
       Come il buon esempio incita al bene, così il cattivo esempio, la moda invereconda, il parlare lascivo, ecc. trasporta al male.

L’eredità

       Alcuni mesi fa è morto a Liverpool un ricchissimo milionario. Nel testamento pregava i suoi eredi di proiettare tre giorni dopo la sua morte, in una sala del suo palazzo, un film parlato del quale egli era il protagonista.
       La volontà del defunto fu eseguita, e tre giorni dopo gli eredi si trovarono davanti allo schermo, dove videro ricomparire il loro parente, il quale disse loro: «A motivo della vostra indegnità non vi ho lasciato eredi neppure di un centesimo. Tutti i miei beni li lascio a un istituto di beneficenza».
       I poveri spettatori avrebbero preferito che quel film fosse… escluso per tutti, e invece dovettero convincersi ch’erano loro… esclusi dalla ricca eredità, attesa, ahimè, invano.
       Così sarà alla fine della nostra vita: ma di un giudizio, in cui Dio ci dirà se saremo degni o no dell’eredità del Paradiso.

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IN PARROCCHIA

       Carissimi Parrocchiani,
       Una volta, quando il Bollettino usciva in quattro pagine tutte nostre, le lettere del Parroco erano discretamente lunghe e, posso dire, anche non sgradite ai più.
       Oggi devo limitarmi per necessità di cose e la lettera si contenta di poche righe.
       L’anno 1952, speriamo vorrà essere un po’ migliore del precedente. Abbiamo da poco ricordato l’anniversario del terribile disastro del 16 Giugno 1951 di cui ancora sentiamo le conseguenze nel corrente anno: niente frutta, quasi niente uva e molte vigne destinate alla distruzione. Speriamo anche che le postazioni antigrandine (che forse sono un po’ poche per il nostro territorio) ci difendano dal terribile flagello che, come leggiamo sui giornali, quest’anno pare accanirsi di più e, se non l’uva che non c’è, ci salvi le viti per gli anni venturi. Però con questo, cari parrocchiani, non dobbiamo credere di fare senza la benedizione di Dio, quasi che potessimo fare da noi. Anche l’antigrandine, che speriamo sempre più efficace, è un dono della scienza, come sono doni della scienza tante medicine dei nostri giorni. Ma la scienza è un dono di Dio che, se Lui vuole, potrebbe fallire da oggi a domani. «Senza di me, ha detto Gesù, non potete far nulla». Perciò, mentre siamo previdenti, non cessiamo di confidare nella Provvidenza.
       Il Parroco vi ricorda che ci sono parecchie opere da aiutare onde meritarci l’aiuto della Divina Provvidenza.

       Il Battistero. Finalmente abbiamo realizzato anche quest’opera da tanto tempo attesa. Qualcosa manca ancora e siamo dietro a portarla a termine. La spesa come già detto, sorpasserà le 300 mila lire e la Chiesa, per ora, non arriva a saldare senza fare debiti. Abbiamo raccolto il grano in misura piuttosto abbondante. Sarebbe troppo se ne dessimo alla Chiesa un chilo ogni giornata di terreno? Mal contate, sono oltre 500 giornate coltivate a grano. E sarebbero parecchi quintali. Cogli altri prodotti che speriamo Dio vorrà conservarci in quest’anno, non sarà grave sacrificio arrivare all’offerta di L. 1000 per famiglia in media. E sarebbe pagato il Battistero ed avanzerebbe qualcosa per altri lavori.

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Le nostre feste

       Il patrocinio di S. Giuseppe. L’abbiamo celebrato alla Cappella, dedicata al caro Santo, il 30 Aprile. Ne fu Massaro per l’anno il Sig. Pressenda Giuseppe e fu nominato per l’anno venturo il Sig. Passone Domenico f. Luigi.
       Ogni anno constatiamo la crescente divozione a S. Giuseppe, ma insieme vediamo anche come la cappella abbia bisogno di cure. E’ invasa dall’umidità, specie dalla parte dell’altare e i muri si scrostano. Occorre anzitutto liberarla dal cumulo di detriti e rottami che son venuti ammucchiandosi e, magari con un drenaggio di sassi, impedire all’acqua di penetrare nell’interno. Affidiamo la cosa ai bravi Massari e al solerte tesoriere.

       A Murazzano. Il 1° Giugno, festa di Pentecoste, un buon gruppo di Novellesi ha presenziato a Murazzano la commovente e suggestiva funzione della consecrazione di Mons. Giovanni Dadone, Arciprete di quella Parrocchia, ad Arcivescovo di S. Severina (prov. Di Catanzaro). La spontanea partecipazione voleva essere un doveroso tributo di affetto e stima al nostro medico condotto Dott. Mario Dadone, fratello del nuovo Arcivescovo, ed insieme l’espressione del nostro deferente ossequio per l’illustre personaggio, ben conosciuto fra noi, che tanto bene compirà nella sua nuova altissima missione. Danno solida garanzia le preclari doti di mente e di cuore che l’han reso caro ai Murazzanesi. Ad multos annos!

       La festa del S. Cuore. I lavori urgenti della mietitura in pieno sviluppo mettono un po’ a prova la devozione della nostra gente. Tuttavia non si può dire che la Festa del S. Cuore non abbia avuto il suo carattere speciale di comprensione e di devozione. Numerosa la Comunione al mattino, anche di bimbi. Discreto il numero di visitatori lungo la giornata che non potendosi fermare a lungo accendevano una candela al S. Cuore quasi per dire: Gesù, non posso fermarmi . La candela che arde sia l’espressione prolungata del mio amore. Speriamo in un sempre maggiore aumento della bella e necessaria divozione.

In attesa di altre feste

       Il Carmine. Ormai tutti lo sanno: la festa del Carmine è una tra le più solenni che si celebrano a Novello. Alla Compagnia del Carmine è ascritta la quasi totalità dei parrocchiani.
       Quest’anno, allo scopo di distanziarla un poco dalle feste seguenti, la celebreremo la domenica 13 Luglio, anche perché in tale giorno potremo avere il Predicatore forestiero che farà pure la lega di perseveranza per gli uomini e i giovani la sera della vigilia ed aiuterà per le confessioni.
       Sono Priori della Compagnia quest’anno i Sigg. Coniugi Tarditi Giuseppe . Gaspare e Voersio Clementina ai quali presentiamo i nostri ringraziamenti per quanto hanno fatto lungo l’intero anno, specie per la cura, veramente eccezionale, che hanno avuta per l’altare della Madonna, a cui mai mancarono i fiori e per quanto fanno ancora in memoria del loro Priorato, coll’augurio che la Madonna li ricompensi largamente.
       Raccomandiamo agli ascitti alla Compagnia di essere solleciti a pagare la piccola quota annua, anche per un riguardo alla solerte Cassiera Sig. Maria Borio che sacrifica ore e ore per comodità della gente. Sia compito delle Mamme soddisfare con diligenza a questo dovere.

       Una festa mai fatta – Il triduo ai reduci

       In occasione della festa di S. Anna, oltre al triduo per le Donne, sarà pure tenuta una Tre sere per tutti i nostri Reduci. Sarà tra noi il bravo e ormai a tutti noto Cappellano Militare degli Alpini: P. Francesco Testa dei Giuseppini di Torino. Siamo sicuri che l’entusiasmo suscitato e il bene fatto dal facondo oratore ai bravi reduci in altre numerose parrocchie avrà pure la sua eco fruttuosa fra i nostri bravi ex soldati di tutte le guerre. E mentre le Mamme nel loro triduo pregheranno per tutti i loro figliuoli e mariti caduti, dispersi e reduci, i bravi ex militari apprenderanno dalla convinta ed ardente parola dell’ottimo conferenziere a continuare nella vita borghese quello spirito di disciplina, di fede e di ordine che caratterizzò la loro vita militare, specie in tempo di guerra.
       Daremo a suo tempo il programma particolareggiato delle simpatiche riunioni che sono state fissate per i giorni 24, 25 e 26 luglio colla solenne chiusura il 27, festa di S. Anna.

       Una prima Messa. Anche questa bella consolazione avremo quest’anno: Una prima Messa in Parrocchia.
       L’ultima domenica di Agosto (24) sarà tra noi, per farci partecipi delle prime gioie del suo sacerdozio, il Rev.do Padre Claudio Audisio di Giuseppe. Sebbene manchi da Novallo da molti anni, molti certo lo ricordano, come ricordiamo la famiglia emigrata anni sono a Treiso ove il neo Padre Gesuita celebrerà la festa dell’Assunta. Purtroppo il povero Gep non avrà la consolazione tanto tempo attesa e sospirata di assistere alla Prima Messa del Figlio che tanto onora la famiglia, essendo mancato come abbiamo avuto notizia pochi giorni fa. Mentre, per una parte prendiamo vivo interessamento alle feste del neo Sacerdote e gli presentiamo i migliori auguri, uniamo pure le più sentite condoglianze per la dolorosa perdita.

       Un’altra Festa l’avremo nuovamente nel mese di Ottobre in onore del Chierico Tarditi Luciano f. Ernesto del nostro Seminario. Ma avremo tempo a parlarne.

       Per la festa dei Luigini e delle figlie di Maria, che celebreranno nel mese di Settembre, speriamo di preparare qualcosa di speciale.

P. Giorgio Marenco

       E’ ritornato dalla lontana America (Pensilvania) dove ‘ Parroco di una vasta e importante Parrocchia, delegato di quella zona, per la nomina del Rettor Maggiore del Capitolo Superiore della sua Congregazione dei Giuseppini di Asti. E’ superfluo dire che la sua venuta ha fatto piacere anzitutto alla Famiglia, specie alla vecchia mamma che salutandolo dopo l’ultima volta, sei anni fa, gli aveva già dato l’appuntamento in Paradiso. E piacere grande ha fatto anche a noi ed a tutta la popolazione dove P. Giorgio conta numerosi amici e conoscenti. A lui il benvenuto più cordiale e molti auguri.

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Nel libro d’oro della carità

       PER LA CHIESA: Davico Bernardino 1.000; Cav. Silvio Montagnoni (Torino) 1.500; Tarditi Filippo Torino (in occ. Matrimonio) 500; Manzone Gius. Fu Giusto (a S. Bovo) 4.000; Borio Francesca 100; Marrone Aldo 200; Per vendita ferro rotto del Battistero vecchio 2.610; Taricco-Raviola Anna (in suffr. Della mamma) 500; C. S. 1.000; Passone Giuseppe (Merli) 250; Rapalino Giuseppe (in suffr. Della mamma) 1.000; Frat. Protto 200; Sangiano Massimiliano 500.

       PER IL BATTISTERO: Guglielmino Giovanni 250; A. B. 2.500; Grisotto Domenico 200; Tarditi Angelo (Cuneo) 400; Tarditi Teresa di Lod. 200; Foglio Giacomo (in occ. Battesimo) 500; Cav. Parusso Giuseppe (in occ. Batt. Figlioccio)1.000.

       PER LE OPERE PARROCCHIALI: Dott. Rosso Gaspare (in occ. Matrimonio) 1.000; P. P. 500; P. Giorgio Marenco 1.000.

       PER IL BOLLETTINO: Saccato Luigi 200; Ravera Maria 50; Borio Francesca 100; Dotta Luigi 200; Ravera Matteo 100; Conterno Luigi 200; Bergamino Luigi 100; Marrone Aldo 100; A. B. 500; Passone Michele (Merli) 200; Cogno Giacomo 500; Cogno G. B. 250; Abbona Clelia 500; Galizio Francesco 200; Roggia Mario 100; Roggia Pietro 100; Pavia Carlo (Bra) 300; Tarditi Giuseppe (Zora) 200; Piovano Natale (Dogliani) 100; Tarditi Modesto 100; Ferrero Domenico 200; Marengo Catterina 150; Marengo Angelo 200; Ferrero Luigi 150; Chier. Sangiano Federico (Roma) 300; Tarditi Angelo (Cuneo) 100; Tarditi Teresa di Lod. (Francia) 300.

       PER L’ASILO: Istituto Bancario S. Paolo di Torino (fil. Di Dogliani) 1.500; Dutto Aldo (in occ. 1^ Com. del figlio) 500; Cap. Silvio Montagnoni 1.500.

       Mentre ringraziamo sentitamente tutti i generosi offerenti alle varie opere, prendiamo occasione per segnalare i bisogni gravi dell’asilo che si trova in dolorose condizioni. I pochi fondi sono esauriti sia perché la pensione dei bimbi (quelli che non la pagano intera) è inadeguata al loro mantenimento e sia perché le Suore (che in quest’anno causa la grandine, poco o nulla hanno ricevuto in natura dalla carità dei buoni) non si possono obbligare a vivere col ridicolo onorario di L. 18.000 all’anno fra tutte. E’ vero che esse cercano di supplire per quanto possono col loro lavoro, ma questo non basta, perché una sola può dedicarsi a questo mentre la cura dei bimbi assorbe tutta l’attività delle altre. Occorre fare in questi giorni la provvista della legna e se questa non si potrà fare, si dovrà nel prossimo inverno chiudere l’asilo. Restiamo in fiduciosa attesa.

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