IN ATTESA (Febbraio 2020)

 

      Non parlo più di Scuola; il perché lo spiegai nella nota precedente.
      Il ministro è nuovo, non so nulla di Lei e non mi pronuncio, in attesa di aprire gli occhi.
      Ci sono inutili discussioni sulle sue capacità, essendo abilitata alla dirigenza scolastica, senza essere veramente vincitrice di concorso. Ma è un vezzo (alle elementari, il mio maestro, persona seria, non avrebbe detto diversamente) peculiare al mondo della scuola: chi è idoneo si dichiara vincitore. Vale a dire, chi ottiene 6 su 10 ha vinto.
      “Le zucche!”, avrebbe detto il Manzoni che, come il mio maestro unico, usava solo termini decorosi.
      Se fossimo persone serie, diremmo che è vincitore di concorso chi – scontata la sufficienza – rientra in graduatoria nel novero dei posti a priori dichiarati disponibili.
      Per chi non è della scuola, l’abilitazione all’esercizio di una professione serve per esercitarla, non per avere un posto nello Stato. Ma è un discorso inutile.
      Tornando all’abile (è abilitata, nevvero?) Lucia, non ha alcuna rilevanza; Benedetto Croce, Ministro nel 5° governo Giolitti, non era laureato. Non sui titoli accademici si valuterà l’abile Lucia. Su questo punto, io non avrei preoccupazioni.
      Molte di più ne avrei – ma tutto è da constatare a posteriori, non adesso – se non dimenticasse di essere una sindacalista, e di un particolare sindacato.
      Mi auguro e le auguro tanto che si occupi soprattutto dei programmi e del livello d’istruzione, non soltanto delle necessarie immissioni in ruolo e del vagheggiato “babysitteraggio” scolastico (anch’io ho inventato un neologismo…).
      Speriamo e vedremo.
      Et de hoc satis.
      Per considerazioni sulla Scuola, si vedano le mie note precedenti.

Indietro
lettera successiva
torna all'indice
Torna a L'ABILE LUCIA