(sonoro)

CONOSCERE IL TERRITORIO (Gennaio 2010)

Le statistiche sono noiose, ma sono l'indice della situazione. Vediamo alcuni dati.

       I Paesi dell'Unione Europea (che comprende stati come la Bulgaria e Cipro) spendono per l'istruzione in media il 5,05% del Prodotto Interno Lordo. Si va dal 7,98% della Danimarca al 3,79% della Slovacchia. L'Italia è al 18° (ripeto diciottesimo) posto, con 4,73%. Contrariamente a quel che si pensa, l'Italia è ai primi posti nella spesa per elementari e secondarie ed agli ultimi per l'università.

       Ecco altri dati, presi dai rapporti OCSE:

"""""I paesi OCSE spendono il 6,2% del loro prodotto interno lordo (PIL) nell'istruzione, ma la crescita della spesa tra il 1995 e il 2004 è scesa al di sotto della crescita del reddito nazionale. Ci sono spazi per aumentare ancora l'efficienza della spesa in istruzione. In Italia la spesa per studente fino alla scuola secondaria di 2° grado è comparativamente molto alta.

       In Italia la spesa annua per studente a livello primario e secondario è ben al di sopra delle corrispondenti medie europee - 7390 (in dollari americani) per ogni studente della scuola primaria e 7843 per ogni studente della secondaria, in confronto a una media OCSE rispettivamente di 5832 e 7276. Inoltre, la spesa per studente è cresciuta del 5% in termini reali nella scuola primaria, secondaria e nell'istruzione post-secondaria non universitaria tra il 1995 e il 2004.
       Nel corso della durata teorica degli studi primari e secondari, l'Italia investe 99778 dollari per studente - situandosi all'ottavo posto per investimenti nell'area dei paesi OCSE subito dietro l'Austria, la Danimarca, l'Islanda, il Lussemburgo, la Norvegia, la Svizzera e gli Stati Uniti e a più del 22% sopra la media OCSE (81485 dollari).

       L'Italia investe comparativamente poco nell'istruzione universitaria, contrariamente a quanto spende per l'istruzione primaria, secondaria e post-secondaria non universitaria. Con lo 0,9% del suo PIL destinato all'istruzione terziaria l'Italia è il solo fra i paesi OCSE a spendere meno dell'1% del PIL nell'Istruzione terziaria, e si situa al di sotto della media OCSE di 0,5 punti percentuali. L'investimento in istruzione terziaria è più basso in Italia che in Cile e in Israele."""""

Detto questo, sembrerebbe che, per materne, elementari e secondarie, tutto vada bene. Invece, sappiamo che non è così, perché ci sono due ostacoli: la qualità dell'insegnamento e l'iniqua distibuzione territoriale.

       Della qualità dell'insegnamento parlammo in passato. Ora, basti dire che la qualità non migliorerà fino a quando non ci sarà modo di allontanare dall'insegnamento i non adatti. Non basta premiare i migliori, come vorrebbe Brunetta; bisogna espungere gli incapaci. Tutto qui ed è inutile girare attorno al problema. Dell'invenzione sindacale del precariato già parlammo ed è inutile ripetere. Delle inutili compresenze (escluso il sostegno) idem.
       Per la distribuzione territoriale, invece, occorre far presente quanto detto il mese scorso: solo una dozzina di Province hanno una media di abitanti per Comune inferiore a 2300. Di queste, ben 6 sono in Piemonte. Più è frazionato l'insediamento abitativo, più capillare deve essere il servizio scolastico. Non basta fare 2+2=4, come pare facciano certi funzionari ministeriali; occorre calibrare la distribuzione sulla realtà locale. E' ovvio (ma pare che non tutti ci arrivino) che più c'è frazionamento, più ci saranno sedi scolastiche. Il resto è aria fritta.

       Vediamo alcuni dati piemontesi. Nelle elementari, il rapporto alunni/classe vede, con densità decrescente, il seguente ordine: Torino, Novara, Asti, Alessandria, Vercelli, Cuneo, Biella, VCO. Conoscendo il territorio, è un po' difficile digerire lo scarto da 16,71(VCO) a 17,50(CN). Ma è così.
       Nelle medie, si ha: Asti, Torino, Novara, Alessandria, Cuneo, Vercelli, VCO, Biella. Balza evidente l'enormità di Asti in testa e di Cuneo con classi più numerose che a Vercelli, a VCO e a Biella. Ma è così.

       Nelle secondarie di 2° grado, abbiamo: Alessandria, Asti, Cuneo, Novara, Torino, Biella, VCO, Vercelli. Che Alessandria, Asti e Cuneo - Province con piccoli centri - abbiano le classi più affollate che a Torino la dice lunga.

       I dati sopra riportati sono una inutile guerra fra poveri, perché bisognerebbe comparare tutte le Province d'Italia, specie per le elementari. Chi ha i Comuni di 2000 o più abitanti non rischia di perdere la scuola. Ma alcune Province del Piemonte devono gridare forte la loro peculiarità, sennò un qualche funzionario, a tavolino, dichiara che le loro scuole sono "marginali", cioè, a rischio di chiusura.

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