Ave Maristella 28

NON ESAGERARE (Novembre 2010)

 

Parecchie innovazioni della Gelmini non sono male, ma alcune mi sembrano poco condivisibili.

Intanto diciamo subito che, anche dopo i tagli, ogni 100 alunni abbiamo in Italia il numero più alto di docenti. Ciò dovrebbe portarci ad una scuola d'eccellenza; invece pare non sia così. E se non è così, non dipende dal rapporto numerico insegnanti/alunni. Il cercarne le cause sarebbe poco caritatelove verso gli insegnanti.

Il punto che non condivido nel sistema Gelmini è, nelle secondarie di secondo grado, il criterio di formazione delle classi: dividere tutti gli alunni di un istituto per 30 a dal risultato ricavare le classi. Non solo non è logico, ma nemmeno educativo. Infatti, si può stabilire a priori il numero massimo di alunni, ma ciò va fatto per classi parallele, non per tutto l'istituto. Ora, il risultato è che un istituto può avere una classe di 24 ed una di 35, semplicemente perché si tratta di una prima e di una terza.

C'erano altri modi. Uno poteva essere (ma è un esempio):

1) La divisione in istituti con classi uniche e con classi plurime.

2) Per i piccoli istituti, quelli con una sola prima, non autorizzare la prima se non con almeno 25 alunni e non autorizzare quelle successive se con meno di 20 alunni. Inoltre, non autorizzare lo sdoppiamento qualora l'unica classe non superi i 35 alunni.

3) Per gli istituti con più classi parallele, dato ormai per scontato il limite massimo di 30, applicarlo per classi parallele e non autorizzare la classe residua se il resto non è di almeno 5.

E' un esempio grossolano e buttato giù, ma concettualmente fornisce un'idea di un sistema logico, indipendentemente dai numeri massimi di alunni per classe. Conosco un insegnante che ha effettivamente due classi parallele con 34 alunni, mentre altre classi sono ben al di sotto dei 30.

Mi piacerebbe sapere perché tale criterio - che non penso sia sfuggito agli esperti ministeriali - sia stato scartato.

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