Ave, Maristella 29

IO EMANO LA DIRETTIVA... (Dicembre 2010)

Il millepiedi aveva i calli e non poteva camminare. Andò a chiedere consiglio al suo dirigente generale, il quale gli disse di volare, anziché camminare,

Il millapiedi ringraziò, s’inchino ed uscì, ma, preso dal dubbio, rientrò.

-         “Ma, come faccio a volare?”

-         “Io ho emanato la direttiva, l’esecuzione è compito tuo!”.

Mi sembra la situazione degli organici scolastici.

L'11 Novembre scorso partecipai, come uditore per il mio Comune di nascita, presso la sala della Povincia, all'incontro per la razionalizzazione della rete scolastica. L'Assessore provinciale prof.ssa Viscusi espose un piano che, in poche parole, nell'assoluto rispetto dei criteri stabiliti dalla Regione, non prevede nuovi tagli, se non in un caso. Di per sè, è un gran bene.

Mi colpì, invece, l'esposizione del dirigente dell'Ufficio Scolastico Provinciale, che così si può sintetizzare: indipendentemente dai plessi e dalle classi necessarie, io avrò un numero fisso di docenti, inferiore a quello dell'anno in corso, dovuto al taglio aprioristicamente stabilito dal Ministero, Regione per Regione. Poi, l’Ufficio Scolastico Regionale distribuirà i docenti, Provincia per Provincia.

Ho capito bene? A sua volta, dovrà distribuire il numero di docenti assegnatigli, indipendentemente dal numero degli alunni e delle classi. Ma è logico? Capisco l'accampata necessità economica ministeriale di tagli alle presidenze, ai plessi ed alle classi, ma, una volta stabiliti i criteri - rigidi fin che si vuole, ma chiari - per la formazione delle classi e formate le classi rispettandoli, i docenti ci devono essere, senza discussioni. E forniti dallo Stato. Col criterio attuale, come faranno i dirigenti ad organizzarsi, se non sapranno per tempo quante classi e quanti docenti avranno? E mi limito a parlare dei docenti.

Poi, c'è un altro non piccolo problema. Il numero di docenti è stabilito dal Ministero per ogni Ufficio Scolastico Regionale, non per ogni Provveditorato (uso il vecchio nome). Ci sarà, allora, una riunione dei funzionari dei Provveditorati per la ripartizione. Chi ha dovuto occuparsi di questi problemi, sa che dipende molto dalla capacità del responsabile dell'U.S.P. ottenere il più possibile per la propria Provincia; lo facevano e lo faranno tutti.

E' certo che il rappresentante di Cuneo farà del suo meglio, non limitandosi a dire: datemi la mia parte, ma producendo - come è sempre avvenuto - documentati motivi locali per ottenere il numero di docenti necessario ad evitare classi con oltre 30 alunni o sezioni di scuola materna negate, con la scusa che non è obbligatoria.

In passato, il punto di forza del ragionamento per la nostra Provincia non era solo la montagna (ce l'hanno quasi tutte), ma la collina, problema comune ad Asti e - anche se molto meno - ad Alessandria. Diciamoci la verità: i fondovalle montani vanno molto in alto, ma sempre con ascesa costante; le diramazioni laterali sono quasi scomparse. Fate 30 km. di fondovalle partendo dalla pianura (in qualunque Provincia) e vedrete che si arriva in alto senza vomitare. Fatene solo 15, partendo dalla pianura, ad esempio, da Grinzane Cavour, per Roddino: vedrete la strada. Ma non va guardata sulla carta, va percorsa. Oppure da Castiglione Falletto per Somano e via discorrendo. Non temano gli amministratori del Comuni montani: il ragionamento sopra esposto era strumento validissimo per ottenere qualcosa in più, per tutta la Provincia.

Concludendo, il dannoso sistema attuale, impedendo una tempestiva organizzazione, riduce vieppiù la qualità della scuola, indipendentemente dalla validità dei singoli insegnanti. Ciò addolora.

Non c'è proprio rimedio? Bah!

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