Ave Maristella 32

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LA LIVELLA (Marzo 2011)

            E così, la Consulta e il Napolitano hanno deciso: le scuole sono tutte uguali, i docenti anche, i titoli rilasciati anche, il modo di condurre i concorsi anche. E dire che Totò ed io credevamo che fossimo tutti uguali solo dopo morti!

            Ma c’è una studentessa, coraggiosa ed onesta, Martina Cusimano, che la pensa come noi e scrive sul Corriere della Sera (9 febbraio 2011):

 

            “””””Sono una studentessa siciliana e frequento da settembre un liceo in Toscana. Finalmente ho capito quali realmente siano le differenze a livello scolastico tra nord e sud. Ci sono e sono anche evidenti, ma pochi ne prendono atto. E taluni atteggiamenti ormai radicati e abituali dei docenti rendono impossibile il raggiungimento di una formazione culturale ed educativa uguale per tutti coloro che studiano in Italia. Chi non ha conosciuto questo divario non può comprendere fino in fondo ciò che realmente spetta di diritto a ogni studente: professori validi che facciano bene il proprio lavoro e una istruzione completa (che non avrei ottenuto se fossi rimasta nella città natale).”””””

 

            Ma la Consulta e il Napolitano comandano e la Consulta e il Napolitano sono una cosa seria. Io non credo affatto che – come dice il Cavaliere – i  membri della Consulta siano politicizzati; semplicemente, non so quanto sappiano di Scuola. Eppoi, diceva mia nonna, la botte dà il vino che ha. E quello di mia nonna era o dolcetto o nebbiolo.

            Lessi su un giornale di sinistra che l’inserimento a pettine evita la costituzione di ulteriore precariato. Sarà l’opinione del giornalista, non della Consulta e del Napolitano, perché chi crede questo può credere a tutto. Infatti, per precari s’intendono gli aspiranti forniti di abilitazione (i supplenti ci saranno sempre, per fortuna, per non lasciare classi momentaneamente scoperte, ma di ciò parlai in articolo precedente...). Perciò, che siano in coda o che siano in testa, non cambia minimamente il numero delle assunzioni degli abilitati e, di conseguenza, il numero di precari eliminati. Col vantaggio per la comunità che quelli che hanno partecipato alle graduatorie in Province serie (e smettiamola di dire che sono tutte uguali...) non si vedono scavalcati da chi ha raffazzonato punti in modi su cui non mi pronuncio. Più delle mie parole, è chiaro il concetto dalla lettera sopra riportata della brava Martina.

            Però, mi chiedo: se l’inserimento a pettine non cambia la percentuale di precariato eliminata, a che cosa miravano la Consulta e il Napolitano? E’ proprio un mistero?

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