(sonoro)
DIGNITA'(Ottobre 2008)
E così, per protestare
contro il ministro Gelmini, le maestre sono andate a scuola (rectius: a far
scuola) col lutto al braccio. Questo coinvolgere i bambini nelle loro questioni
sindacali non mi ha convinto, non mi è sembrato un esempio educativo. Sarà che
il mio concetto di educazione è superato, però mi piacerebbe conoscere
l'opinione di qualche genitore, ovviamente non legato al mondo della scuola.
Non entro nel merito del
problema. Mi limito a ricordare le agitazioni degli insegnanti di parecchi anni
fa, contrari all'introduzione di più maestri per classe. Ora è il rovescio.
Negli anni '90, durante una
mia visita ufficiale in Francia, vidi anche colà agitazioni contro i tagli: ma
erano i genitori, non gli insegnanti, che protestavano contro la soppressione
di scuole elementari piccole. Infatti, si trattava di una scuola elementare con
soli 34 alunni; perciò era considerata troppo piccola. Non facciamo paragoni.
Certamente, anche là gli insegnanti erano scontenti, ma non si servivano dei bambini.
Perché non si cerca di far
diminuire il discredito di cui la scuola italiana gode (si fa per dire) in
questo momento? In quest'ultimo mese, da famosi giornalisti, si è detto:
"la scuola è uno stipendificio", "la scuola è un
diplomificio", "la scuola è un ufficio di collocamento". Solo
l'altro ieri, ho letto sul CORRIERE che nella scuola le riforme si fanno per
creare posti per gli insegnanti.
Gli insegnanti si rendano conto
che, al di là di giuste rivendicazioni, dipende anche da loro far riacquistare
alla scuola il prestigio perduto.
Mi bacchetteranno quelli delle
elementari, dicendomi che la scuola elementare è la migliore scuola d'Italia.
Lo so, ma hanno ragione solo in parte. Se esaminano le indagini europee,
noteranno che la percentuale di miglioramento della scuola elementare nei
confronti delle secondarie è andata diminuendo. Non solo, ma è anche peggiorato
il rapporto fra scuola elementare italiana e pari scuole dei principali stati
europei.
Allora, stiamo calmi,
rimbocchiamoci le maniche e collaboriamo al miglioramento, anche
dialetticamente.
Se penso a quante maestre
sono non solo professionalmente bravissime, ma anche impegnate e convinte della
loro professione (percé non è una missione, ma una professione e come tale va
retribuita), mi piange il cuore di fronte al lutto ostentato in mezzo ai
ragazzi come discredito verso un superiore (perché tale è il ministro).
Ma so di essere vecchio e
superato.
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