(sonoro)

Ave Maristella 8

IL MIO MAESTRO UNICO (Gennaio 2009)

Nel numero scorso, sottolineai il fatto che alcuni Stati prevedono che, ogni anno, il maestro cambi (ove possibile, naturalmente).
      Orrore! E la continuità didattica, mito dei nostri ordinamenti scolastici? In quegli Stati, per niente arretrati, ci si preoccupa che i ragazzi siano anche psicologicamente robusti; perciò, è bene che si abituino a trattar con insegnanti dal carattere diverso. Insomma, che non crescano cocchi di mamma mollicci e piagnoni, con gli insegnanti che hanno sempre torto e i genitori che sanno (o credono di sapere) tutto di pedagogia.
      Ed ora, come promesso, riparlo del maestro unico, che non è un toccasana, ma solo uno dei modi di risparmiare nelle attuali condizioni.
       E' opportuno, innanzitutto, far rilevare una cosa. Ho letto - e sentito da fior di dirigenti scolastici - che l'insegnante elementare, oggi, non è più in grado di insegnare tutte le nozioni elementari delle varie materie e che, per questo, furono istituiti i moduli.
      Mi permetto di ricordare a chi non è della Scuola - e chi è della Scuola lo sa, anche se dice il contrario - che, nelle direttive ministeriali che accompagnarono l'adozione dei moduli, vi era quella che consigliava, per quanto possibile, di effettuare rotazioni fra le varie materie. Vale a dire: un insegnante non faccia sempre e soltanto la parte umanistica o la scientifica o l'artistica, ma si alterni. I moduli furono istituiti per assorbire la pletora d'aspiranti insegnanti e furono istituiti in un momento in cui le finanze lo permettevano.
      Ora, su questo argomento, qualcuno dice bugie. Il mio vecchio maestro unico m'insegnò che, se uno dice una bugia, non è più creduto nemmeno quando dice la verità.
      Certamente, più insegnanti ci sono (purché capaci), meglio è. Ma non sempre chi paga le tasse è contento di qualche nuovo balzello. L'ideale sarebbe avere un insegnante per alunno, come presso i conti Serbelloni, dove l'abate Parini era l'aio dell'unico figlio (finché non si mise nei guai con la contessa ed in conte lo cacciò...).
      Ma com'era l'insegnamento del maestro unico? Ho ancora quaderni della mia fanciullezza, dai quali riporto due o tre problemi che furono assegnati alla mia classe (presumo una quinta). Teniamo presente che ero in un piccolo paese langarolo, dove tutti i genitori dei compagni (meno due, un falegname ed un muratore) erano contadini e non avevano certo la competenza - nè il tempo - di curare i compiti. Anzi, gli stessi miei compagni aiutavano nei campi. Eppure, quelli che seguono erano problemi normalissimi.
Problema 1. Un muratore deve trasportare un mucchio di sabbia dalla forma di cono alto m. 1,75 e col raggio di base di m. 2,20; egli adopera una carriola dalla forma di prisma alta m. 0,45 e con la base dalla figura di triangolo rettangolo coi cateti lunghi m. 0,50. Qual è il volume della sabbia? Quante volte riempirà la carriola quel muratore?
Problema 2. Una vasca profonda m. 3,45 ha il fondo dalla forma di un rettangolo al quale è unito un semicerchio dalla parte della larghezza; di quanti hl. è capace la vasca, se la parte rettangolare misura m. 3,80 per m. 2,60?
Problema 3. La tara delle damigiane piene di vino ( peso specifico=1) viene calcolata in ragione del 18%. Quanti litri conterranno 5 damigiane se pesano complessivamente q. 3,25? Quanto si pagherà per il dazio, se per ogni l. si spendono L. 0,105?
      Mi auguro che, oggi, in quinta, si affrontino problemi ben più difficili.
      Il mio maestro unico, poveretto, faceva tutto e, negli ultimi minuti di ogni giorno (meno il sabato) ci lesse:
in terza, I Racconti Mensili dal CUORE di De Amicis;
in quarta, i racconti dai QUATTRO LIBRI DI LETTURA di Leone Tolstoi;
in quinta, le parti discorsive da I PROMESSI SPOSI di Alessandro Manzoni.
      Faceva eccezione il sabato, in cui, negli ultimi minuti, ci leggeva e commentava il Vangelo della Domenica seguente.
      E sapevamo perfettamente usare il TU soggetto ed il TE complemento, cosa che dei laureati in lettere - l'ho sentito anche oggi, vigilia di Natale - non sanno più. La dottoressa madre: "Te cosa vuoi per Natale?". Il figlio con tanto di maturità scientifica: "A me mi piacerebbe..."
      Il mio maestro unico, di Lassù, sorride bonariamente, perché è un buono e comprende che i tempi - ed i valori - sono cambiati.

Indietro
Pagina successiva
torna all'indice
Torna a AVE MARISTELLA