(sonoro)

IL PRESEPIO CINESE

Il Natale è speciale per la Cina Popolare: sembra un presepio.
      La madonna di Sheshan (Shanghai) ha un aspetto originale. Tiene il bimbo sollevato al cielo e coi piedi calpesta il demonio. La ragazza di Nazareth con slancio materno dice al Creatore dell’Universo e Dio degli Eserciti "ti proteggo io".
      Di Giuseppe, taciti e prudenti, ce ne sono parecchi, forse troppi, confusi tra il mistero che li avvolge e le esigenze della vita sociale e il Partito e le paure e le incertezze e i tragici ricordi della Rivoluzione Culturale. Pochi sogni d’angeli a indicare la via, e rigidamente censurati. La fedeltà alla promessa posa non si discute, ma qualche domanda al Padreterno sul perché tanta fatica ad essere Cristiani in Cina, quelle, quando arrivano di là, vogliono proprio farla.
      Erode è al potere, finché dura. Spietato come sempre, paranoico a sentire parlare di "re" e "regno". Poco importa che il Suo regno non sia di questo mondo: questo Gesù è chiaramente un servo degli imperialisti.
      I Magi hanno qualche problema con il visto di ingresso, ma arriveranno.
      Di asini e buoi ce n’è in abbondanza, dappertutto. Lenti a comprendere perché oggi invece della solita paglia si trovano davanti un bimbo avvolto in panni, e perché non capiscono tanta festa. Dopo aver invano tentato di ridurre le chiese a stalle sono ora stupiti perché quella stalla sembra una chiesa, con tutta quella gente in ginocchio. Pastori e contadini non temono di prostrarsi davanti al Signore bambino. Non hanno nulla da perdere. Le promesse di un glorioso futuro sono rimaste tali, e il Grande Timoniere non c’è più. Chi ha parole di vita eterna? E chi può separarci dall’amore di Cristo? In questo siamo più che vincitori in virtù di colui che ci amati. Portano doni preziosi: 20 anni di lavori forzati, 10 anni di campo di rieducazione, un vita di discriminazioni. Depongono tutto ai piedi del Bambino, mani invecchiate in preghiera, private della giovinezza per non aver voluto abbandonare il rosario. Più si prostrano, più sembrano grandi.
      Poi c’è la moltitudine di angioletti che cantano "Gloria". Che spettacolo! Sono tutti quei bambini mai nati, perché non c’era posto per loro. "Siamo troppi - han detto rigidi feroci funzionari ai loro genitori in lacrime - Siamo già non uno di meno di quanti dobbiamo essere". Questi angioletti che ogni sera tornano a casa e accarezzano la mamma sulla guancia, le asciugano le lacrime, e le dicono "Capisco, mamma, non essere triste. Guarda: c’è tanto posto oggi, qui alla stalla. Qui nessuno ci manda via. Qui non siamo troppi".
      Non hanno rancori, non accusano né lamentano. Volano felici e non vogliono altro che fissare quel sorriso di Bambino.

Nella foto: Abbasso la forchetta!

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