TECNOLOGIA ÜBER ALLES! (Novembre 2012)

      E così, è tornata di moda la "i" di berlusconiana memoria. Là significava inglese, informatica e impresa. Qui, col Profumo, significa semplicemente informatica.
      Evviva! La scuola deve essere fucina di informatica (di tecnologia, preciserebbe il Profumo). Ma siamo sicuri che il ministro s'intenda di maturazione di giovani? Traspira un desiderio matto di trasformare la scuola in un grande business di preparazione professionale, ovviamente con limitate pretese, affinché i datori di lavoro non si spaventino.
      Eppure, la maturazione di una persona, la sua crescita di coscienza civica, non si acquistano colla tecnologia, ma con la conoscenza del bene e del male, del giusto e dell'ingiusto, colla conoscenza del pensiero dell'umanità attraverso i secoli, della storia, del retaggio dei grandi, poeti, filosofi, mistici, scienziati, artisti.
      Non tutti i ragazzi possono comprendere i fenomeni dell'umanità; quindi, ben vengano scuole a forte indirizzo tecnologico, come auspica il ministro. Ma non si disperda il patrimonio culturale del vecchio Liceo, dove le materie erano poche, ma fondamentali e pesanti, dove le ore d'insegnamento erano poche, ma non dispersive, dove la necessità dello studio quotidiano a casa insegnava ai ragazzi a responsabilizzarsi. Ora, si tende, anche nel Liceo, ad alleggerire lo studio del pensiero. Risultato? Tangentopoli e cose del genere.
      Quando la Scuola riprenderà - parlo dei Licei soprattutto - ad insegnare ad essere onesti? Responsabili? Capaci?
      Il mese scorso mi trovavo in un piccolo stato baltico, più povero dell'Italia, dove, in una gioielleria, comprai una collanina da 30 euro. Mi stupii che fossero esposte semplicemente su eleganti scaffali, senza aggeggi antifurto nascosti (quelli che fanno scattare l'allarme). Ne presi una, che mi piaceva, ma non riuscivo a far funzionare la chiusura, e ne presi un'altra di riserva. Poi, andai al banco pagamenti, dicendo che volevo la prima se m'insegnavano il funzionamento. Il che avvenne e pagai porgendo un biglietto da 50 euro. Con sorpresa, l'addetto lo mise in cassa senza farlo passare nella macchinetta per verificarne l'autenticità, cosa che fa sempre la mia panettiera, anche se mi conosce da trent'anni. Feci per uscire lasciando la seconda collana sul banco, quando lo stesso mi invitò garbatamente a riportarla dove l'avevo presa, sicuro che non me la sarei messa in tasca. Fuori, sorpreso, ne parlai al mio accompagnatore (in lingua italiana) il quale, con un perfido sorrisetto, mi disse: "Qui, a differenza che in Italia, non c'è l'abitudine di rubare..."
      Caro Profumo, quanta strada deve ancora compiere la nostra scuola! Beato il ministro, che si accontenta della tecnologia...

      

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