Lessi poco tempo fa, su un quotidiano, una sperticata lode al ministro per l'indizione del concorso per docenti ed una poco convincente analisi circa la soluzione del problema dei precari. In pratica, si dava la colpa della precarietà ai precari stessi e s'inneggiava all'immissione di forze giovani al posto degli attuali precari. Sono rimasto perplesso.
Il problema dei precari - ove per precari intendo solo coloro che hanno ottenuto regolare abilitazione all'insegnamento - ha origini alquanto diverse. E' vero che l'età media dei docenti italiani s'è alzata, ma le cause sono due e soltando due: la terribile riduzione di posti e l'innalzamento dell'età pensionabile. Ad esempio, quando entrai in servizio, in Provincia di Cuneo c'erano 905 plessi elementari e oltre 38.000 alunni. Ora - è cosa nota - i plessi sono 250 circa e gli alunni tra i 24 ed i 27 mila (non ho dati aggiornati).
Che senso ha bandire un concorso, se le graduatorie precedenti non sono esaurite? Che colpa hanno gli abilitati, se i posti diminuiscono e in 12 anni non si sono esaurite alcune graduatorie (ripeto: solo alcune)? Che colpa ne hanno se invecchiano nella frustrazione? Vedere la soluzione della scuola nell'età degli insegnanti è un punto di vista; non il mio. Il concorso va bandito, ma esclusivamente per le tante graduatorie esaurite.
Quarant'anni di esperienza mi hanno insegnato che la qualità della Scuola deriva dalla qualità degli insegnanti e dei dirigenti. Corsi e ricorsi di aggiornamento a che servono? Bah! Meglio non dirlo. Finché un ministro coraggioso non affronterà il problema di come espungere - senza lungaggini - dalla Scuola gli incapaci (pochissimi) e i disonesti (sempre pochissimi), la Scuola non migliorerà. E dire che si può fare senza buttare nessuno sul lastrico, come vorrebbero fare coi precari quelli che inneggiano alla gioventù come a un toccasana e come di fatto fecero le orde che hanno utilizzato l'inserimento a pettine. Non vedo lungimiranza nell'attuale ministro, se non quella economico-finanziaria.
Già, dimenticavo. Per le nostre Province, poi, il colpo di grazia è venuto col famigerato inserimento a pettine. Nel decreto milleproroghe di due anni fa c'era un articoletto che evitava proprio quello, ma Qualcuno lo respinse proprio su quel punto. Se le graduatorie sono provinciali, non sono comparabili, perché criteri e modalità possono essere diversi. Già ai miei tempi, quando una graduatoria era esaurita, si ammettevano candidati da altre Province, ma in coda, ovviamente. Si utilizzava lo stesso numero di abilitati (sarò noioso, ma lo ripeto: si utilizzava lo stesso numero di abilitati), ma non si danneggiavano quelli che avevano avuto il coraggio di partecipare alle graduatorie della nostra (ma vale anche per le altre) Provincia.
Allora, che fare dei vecchi precari? Si pensa che abbiano meno preparazione e meno esperienza dei nuovi? Eppoi, è umano? Si potrebbero fucilare, ma il mio Parroco dice che è peccato...
Io non vedrò più il giorno in cui sarà abolita l'abilitazione e in cui, esaurite le attuali graduatorie, si bandiranno concorsi per i soli posti scoperti. Quando entrai in servizio nello Stato, il mio concorso amministrativo era a 102 posti ed il 103° rimase fuori anche se aveva la media dell'otto. Fuori vuol dire fuori, poteva ritentare il concorso successivo, sempre per soli esami.
Per la Scuola, ovviamente, il concorso dovrà tenere conto anche (e tanto) dell'esperienza maturata e qualificata dai responsabili competenti, come avranno un peso i titoli veri, vale a dire, lauree, dottorati, eccetera, e non corsetti di ogni genere. Ma il nerbo, se siamo seri, dovrà essere l'esame. E che la laurea serva solo come titolo necessario, indipendentemente dal voto, perché ben conosciamo le Regioni dove esistono fabbriche di lauree, a prescindere dalla preparazione.
Eppoi, per dirla tutta, bisognerebbe che i concorsi fossero veramente regionali, laddove regionali voglia dire regionali, non comparabili, in modo da escludere ogni futuro trasferimento al di fuori della Regione prescelta per il concorso. Come si fa nelle amministrazioni serie a concorsi locali, si ridia il concorso, se si vuole cambiare territorio.
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