La pubblicazione delle date delle prove scritte permette alcune meditazioni.
1° - Sono più bravi gli aspiranti a cattedre tecnico-scientifiche che gli aspiranti a cattedre umanistico-giuridiche. Ma è proprio così? Negli esperti, è netta la sensazione che il peso dei quesiti non sia stato calibrato. Ad esempio, quelli definiti "comprensione del testo" non erano altro che banali analisi del periodo o di sintassi o addirittura di grammatica, così come quelli per la lingua straniera a volte si riducevano alla ricerca di semplici errori.
Ora, è scontato che anche il docente di materie scientifiche debba avere buona conoscenza di linguaggio, mentre non è scontato che il docente di storia o di latino debba avere buona conoscenza d'insiemistica o di analisi matematica. Se il docente d'italiano non sa quanto ci mette la lumaca a raggiungere l'orlo del secchio in cui è caduta, salendo di giorno e scivolando indietro un po' di notte, non è per questo squalificato, mentre se il docente di matematica non sa che cosa sia il congiuntivo o la relazione fra soggetto e complemento, è sicuramente squalificato.
Mi successe, anni fa, di sentire la maestra che, di fronte al risultato di un problema così espresso "Lucia a comprato 6 uovi e ne rompì 2", disse che era esatto perché si trattava di aritmetica e non di lingua e lei faceva le materie scientifiche. Mi sembra un po' il saggio del marchesino Eufemio.
2° - La prova scritta a che serve? Semplicemente a sondare la conoscenza della materia e la capacità di esporre per iscritto. Ora, esperienza insegna che l'insegnante delle elementari e delle secondarie non è un ricercatore, ma un formatore, mediante la trasmissione di conoscenze. Ne deriva che la capacità di trasmissione è importantissima, è addirittura prevalente sulla minuziosa conoscenza della materia (penso, ad esempio, alle date storiche delle battaglie di secondaria importanza).
Sono anni che leggiamo poesia sulla scuola, spesso facendo di ogni erba un fascio. Cosicché, inseguendo il mito della perfezione, si coprono di lodi professori che sanno tutto della loro materia, che hanno fatto ricerche approfondite e faticose, che sanno quanti cavalli sono morti nella battaglia di Rocroi e quanti anni aveva il paladino Orlando quando morì a Roncisvalle e dove ricevette la ferita mortale, ma quando parlano fanno stramazzare dalla noia (e dalla fatica per restare desti) gli allievi. Il docente deve interessare e, nei limiti del possibile, appassionare, ossia, farsi amare.
Mi auguro che, nelle prove scritte, gli esaminatori curino soprattutto la correttezza espositiva e l'esattezza del contenuto esposto, senza scandalizzarsi se, ad esempio, la suddetta battaglia di Rocroi è citata in Aprile anziché in Maggio o collocata nel 1642 anziché nel 1643
Di qui, la delicatezza della scelta dei commissari, che, in primis, negli orali dovranno tenere in massimo conto la capacità espositiva dimostrata dal candidato. Per far ciò, ovviamente, occorre che i futuri docenti - come i commissari - siano persone appassionate dell'insegnamento, che amino e capiscano i propri allievi (che non sono ancora studenti universitari), che apprezzino appieno il peso che il carisma di un insegnante ha nella formazione di ogni ragazzo.
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