LOTTERIA SCOLASTICA (Settembre 2012)
E così, ci sarà un prossimo
concorso per gli insegnanti. Per quanti, ancora esattamente non si sa, ma è già
qualcosa, anche se troppo poco.
Non convince la frenesia
del concorso, anche per classi in cui gli abilitati sono ancora tanti, ma posso
capirla. Io sono di quelli che ritengono vincitori di concorso coloro che vincono un concorso a numero chiuso e non
quelli che ottengono la sufficienza. Diedi vari concorsi, tutti per soli esami
(tre prove scritte ed una sfilza di orali), ma, essendo per 102 posti, il 103°,
anche se aveva la media dell'otto, era come se avesse avuto zero. Ma nella
Scuola non può essere esattamente così e ciò costringe a tener conto di
graduatorie pregresse. Verrà giorno in cui un ministro saggio abolirà l’abilitazione
e si effettueranno assunzioni in ruolo esclusivamente per concorso? Come in
altri Stati? Come in altri Ministeri? Come in altri ruoli della stessa P.I.?
Non convince nemmeno la
prova selettiva per ridurre i partecipanti. Si è parlato di una prova di
cultura generale per snellire, ma una
prova di cultura generale seria non snellisce affatto; questo è uno dei punti in
cui il Ministro mi ha deluso. Pavento che la cosiddetta cultura generale
consista in un'accozzaglia di nozioni generali, tipo quelle del test per
l'ultimo concorso direttivo, dove si chiedevano notizie, ad esempio,
sull'Ungheria e sulla Finlandia. Sono prove prettamente nozionistiche, dove
eccelle chi legge con assiduità la Settimana Enigmistica. Ma è una cosa seria?
Una vera prova di cultura
generale - e chi l'ha affrontata in altro tipo di concorsi lo sa benissimo -
non snellisce, ma, anche se utile, appesantisce il lavoro della commissione,
perché consiste nell'indicare una traccia che sia suscettibile di ampio respiro
e che richieda una lunga dissertazione in cui le nozioni lascino il campo alla
maturità civica, all'equilibrio, al raziocinio ed alla predisposizione
specifica per il fine del concorso, cioè, in questo caso, per l'insegnamento.
In genere, richiede un minimo di sei ore ed una enorme competenza da parte dei
commissari (ciò che, ovviamente, si dà per scontato).
La delusione per la preselezione
a test fa il paio con il criterio di valutare la capacità dei docenti
misurandola colla percentuale dei promossi. Ma ci rendiamo conto che la serietà
è un'altra cosa?
Al tutto si aggiunga il
criterio di commisurare la retribuzione al risultato, con criteri di cui non
parlo, perché li conosco.
Quando cominceremo
seriamente a migliorare la docenza, non premiando i presunti migliori, ma
espellendo (e c'è il modo di farlo senza licenziamenti) chi all'insegnamento
non è adatto? Mi pare che tutto sia rimasto come ai tempi della Gelmini, del
Fioroni, della Moratti, di De Mauro, di Berlinguer, di Lombardi, di D'Onofrio,
della Jervolino e di Misasi, tanto per fermarmi qui. Gonella e Gui, dove siete?
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